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  >  In giro per l'Italia   >  Cultura, natura e gastronomia: un indimenticabile on the road nell’entroterra delle Marche
Alla scoperta di alcuni dei borghi e delle città più affascinanti delle Marche, tra castelli, abbazie, meraviglie naturali e buon cibo. Cosa vedere nelle Marche per un road trip indimenticabile.
“Così benedetta da Dio di bellezza, di varietà, di ubertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono.” 
- Giosuè Carducci -

Raramente ho assaporato la bellezza di colline così verdi e sinuose. Le Marche sanno incantare con eleganza e poesia, una poesia racchiusa nei suoi paesaggi e nelle pagine di quegli autori che l’hanno resa famosa attraverso i secoli. 

Incastonate tra l’Appennino e il Mar Adriatico, le Marche sono ricche di meraviglie naturali, tesori storici e una gastronomia particolarmente gustosa e identificativa del territorio. 

In questo articolo, esploreremo le bellezze dell’entroterra di questa regione italiana tra i suoi borghi medievali incantevoli e i suoi paesaggi più mozzafiato e vibranti. 

Ascoli Piceno: tra torri, palazzi signorili e gustose olive

Il viaggio ha inizio a sud delle Marche da Ascoli Piceno, gemma del centro Italia e città d’arte. Ad Ascoli tutto ruota intorno alla centrale “Piazza del Popolo”, su cui si affacciano la Chiesa di San Francesco, il Palazzo dei Capitani del Popolo e le splendide case dal profilo antico. 

Qui si trova anche lo storico Caffè Meletti (Piazza del Popolo, 56) aperto dal 1907 e dichiarato “locale di interesse storico e artistico”. L’ambiente è in stile liberty con grandi specchi alle pareti, lampadari in ottone e vetro di Murano e soffitti affrescati. Il simbolo del locale è L’Anisetta”, un liquore a base di anice verde servito con un chicco di caffè all’interno – la “mosca” – che ancora oggi viene preparato seguendo la ricetta originale creata da Silvio Meletti.

Ascoli Piceno | © Serena Annese
Olive all’Ascolana di “Migliori” in piazza Arringo ad Ascoli Piceno | © Serena Annese

La chiesa di San Francesco risale al XIII secolo ed è nota per il suo grande portale gotico con il monumento a Giulio II che liberò la città dai tiranni Astolfo e Gianfrancesco Guiderocchi. È ricca di storia e arte, ogni suo angolo è un invito a scoprirla.

Dal punto di vista gastronomico, quando si pensa ad Ascoli Piceno, la mente va subito alle “olive all’ascolana”: olive verdi farcite con carne macinata, pane grattugiato e aromi, impanate e fritte. Le più buone sono indubbiamente quelle di “Migliori” in Piazza Arringo, preparate al momento secondo il tradizionale procedimento che si può osservare in attesa del cono pieno di olive.

Per la cena si può scegliere il ristorante “Mangiafuoco” (Piazza della Viola, 13), una deliziosa braceria dove gustare piatti preparati con ingredienti locali, perfettamente esaltati dallo chef. Per assaporare totalmente gli ingredienti utilizzati in cucina, si può optare per il tagliere con salumi e formaggi a km 0 tagliati al coltello, ma molto buono è anche il filetto di marchigiana IGP accompagnato da tartufo nero pregiato.

Caffè Meletti di Ascoli Piceno | © Serena Annese
Tagliere del ristorante “Mangiafuoco” ad Ascoli Piceno | © Serena Annese

Offida: uno dei “Borghi più Belli d’Italia”

Situato sulle colline delle Marche, Offida è un affascinante borgo che incanta i visitatori con il suo centro storico ben conservato, le tradizioni artigianali e una deliziosa cucina. Il cuore pulsante del borgo – racchiuso dalle mura castellane del XV secolo – è anche in questo caso “Piazza del Popolo”, pittoresca e circondata da edifici storici e ristoranti. Qui si può ammirare il “Palazzo Comunale” risalente ai secoli Xl-Xll con una torre trecentesca coronata da merli, un portico del XV secolo e una loggetta al piano superiore con 13 colonne in travertino.

Offida è rinomata per le sue tradizioni artigianali, in particolare per l’antica produzione di “merletti a tombolo”. Una tradizione ancora molto diffusa; è possibile osservare negli atri delle case signore intente a lavorare con i fusi di legno. Il “Museo dell’Artigianato Artistico” offre un’immersione nella maestria degli artigiani locali, esponendo splendidi esempi di merletti, ma anche altri manufatti.

Offida | © Serena Annese
Bottega di pizzi e merletti ad Offida | © Serena Annese

Abbazie e colline verdeggianti avvolgono la provincia di Ascoli Piceno e sono proprio quelle colline a far da cornice allo splendido borgo di Offida, dove si può ammirare la chiesa di Santa Maria della Rocca, ricostruita nel 1330 su una precedente chiesetta dell’XI secolo.

La chiesa del XIV secolo è stata edificata su un dirupo ed è arricchita da un campanile a pianta quadrata. Si tratta di un tempio romanico-gotico suddiviso su due piani, edificato in laterizio e impreziosito da eleganti lesene in travertino. Sulla sommità una doppia fila di archetti trilobati. Anche la facciata principale – sul lato Ovest – è divisa verticalmente in tre parti da lesene ed è dotata di un portale in laterizio sorretto da pilastri in travertino e sormontato da uno splendido rosone in legno di quercia.

Oggi alla chiesa si accede attraverso la cripta, dopo essere saliti su una ripida gradinata, si attraversa il portale in travertino del XIV secolo scolpito con elementi vegetali e animali. La prima sala che potrete visitare è un emiciclo poligonale sormontato da una volta. Nell’abside centrale ci sono degli affreschi attribuiti al Maestro di Offida – datati tra il XIV e il XV – mentre salendo alla chiesa superiore ad aula unica si possono ammirare altri affreschi, di cui alcuni attribuiti ancora al Maestro di Offida e altri a Giacomo da Campli.

Sul primo gradino per accedere alla cripta, nell’angolo a sinistra, è stata scolpita la figura di una pecora che bruca un quadrifoglio. Secondo la tradizione il fedele che sale a piedi uniti sull’Agnello Mistico e fa i primi tre scalini, tornando indietro senza voltarsi, può esprimere un desiderio che si avvererà.

Indirizzo: Via Roma, 98, 63073 Offida AP
Orari: è aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 19:30; in inverno chiude alle 18:00.
Biglietto: 4€.
Chiesa di Santa Maria della Rocca di Offida | © Serena Annese
“Chichí” ripieno di Offida | © Serena Annese

Il borgo di Offida indossa a fine luglio i suoi abiti più belli, in occasione de “La Quintana”, una giostra storica che celebra le tradizioni medievali della città. Cavalieri in abiti d’epoca sfidano la loro destrezza nel tentativo di colpire un bersaglio con una lancia.

Per un pranzo veloce viene in soccorso “Osteria Cantina Offida” (Piazza del Popolo, 14) proprio al di sotto dei portici di Piazza del Popolo. Delizioso il tagliere con prodotti locali, tra formaggi e salumi e le tagliatelle con zucchine e porcini.

Inoltre, presso l’ex-monastero di San Francesco si può partecipare ad un’interessante degustazione. Le antiche mura del monastero ospitano l’enoteca regionale offrendo una panoramica sulla produzione enologica del Piceno e delle Marche.

Tra le ricette tradizionali, i forni storici di Offida ne conservano una molto antica, il “Chichí” ripieno. Si tratta di una focaccia rustica farcita con tonno, olive, alici, carciofini e peperoni, ideale per gustosi picnic immersi nella natura o per accompagnare aperitivi tipici.

Macerata: il cuore delle Marche tra arte, cultura e gastronomia

Raggiungiamo Macerata, capoluogo di provincia e una delle città più grandi delle Marche. Il vero cuore della città è la Piazza della Libertà, su cui si affacciano edifici storici e caffè. Al centro della piazza si trova la Fontana della Poesia – barocca ed elegante – e la Torre Civica con l’antico orologio astronomico. Si tratta di un immenso quadrante blu che mostra l’ora, le fasi lunari e il movimento dei corpi celesti. Ogni giorno alle 12:00 e alle 18:00 il meccanismo viene azionato creando la magia. 

Palazzo Buonaccorsi – risalente al 1718 – ospita oggi il Museo d’Arte Moderna, Antica e della Carrozza. Tra le sale la più affascinante e preziosa è quella “dell’Eneide” al piano nobile.

Macerata | © Serena Annese
Macerata | © Serena Annese

Attraversare i vicoli acciottolati del centro storico e percorrere i sottopassi porticati dà modo di scoprire edifici antichi, piccole piazze nascoste e negozi artigianali che offrono prodotti locali. Altro luogo imperdibile è l’Anfiteatro Neoclassico del XIX secolo, il cosiddetto “Sferisterio” dove spesso nel corso dei mesi estivi vengono messe in scena opere teatrali.

Dopo aver esplorato la città, vale la pena fermarsi a mangiare presso la pittoresca e storica trattoria “Frecandò” (Vicolo Luigi Viscardi, 10), che prende il nome dal gustoso piatto unico a base di verdure miste stufate in padella, tipico di Macerata. Da provare anche i cremini dolci dorati all’inglese ricoperti di zucchero vanigliato e le pappardelle con il ragù di cinghiale.

“Frecandò” ricetta tradizionale presso il ristorante omonimo a Macerata | © Serena Annese
Particolare dell’Orologio Astronomico di Macerata | © Serena Annese

Scoprire Recanati: cosa vedere nella città natale di Giacomo Leopardi

Recanati, Capitale Italiana della Cultura nel 2018 e borgo che conserva intatto il suo fascino storico e letterario, immerso tra le dolci colline marchigiane e la costa adriatica.

La cittadina è indiscutibilmente famosa per aver dato i natali al cantante lirico Beniamino Gigli e al poeta Giacomo Leopardi. In effetti ogni angolo del borgo racconta del poeta italiano, a partire dalla piazza omonima dove si trova una scultura in bronzo che lo raffigura, alla Torre del Passero Solitario” nel chiostro della “chiesa di Sant’Agostino, alla piazzetta del “Sabato del Villaggio” su cui si affaccia “Palazzo Leopardi”, casa natale del poeta, che custodisce una biblioteca con oltre 20.000 volumi appartenuti proprio a Giacomo Leopardi.

Torre del Passero Solitario” nel chiostro della Chiesa di Sant’Agostino di Recanati | © Serena Annese
Piazzetta del “Sabato del Villaggio” di Recanati | © Serena Annese

Nella casa è possibile immergersi nell’atmosfera dei suoi scritti, ammirare gli ambienti che hanno ispirato le sue opere più famose, per poi proseguire in direzione dell’ “Orto sul Colle dell’Infinito”.

Indirizzo: Via Leopardi, 14, 62019 Recanati MC
Orari: è aperta tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00.
Biglietto: 10€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità, consultare il sito ufficiale.

Da non perdere a Recanati sono anche la “chiesa e il convento dei frati Cappuccini” del XVII secolo e la “chiesa di San Domenico” dove si conserva un affresco di Lorenzo Lotto che raffigura “San Vincenzo Ferrer in gloria”.

“Orto sul Colle dell’Infinito” a Recanati | © Serena Annese
Palazzo Leopardi a Recanati | © Serena Annese

Arte e tradizione a Fabriano

Fabriano è un borgo – celebre per la sua tradizione legata alla produzione di carta – che si ammira passeggiando senza fretta tra i suoi stretti vicoli e i suoi palazzi storici. 

Con la sua architettura affascinante, il Palazzo del Podestà offre una panoramica sul passato della città marchigiana, ospitando eventi culturali e mostre d’arte. L’edificio fu realizzato nel 1255 con tre corpi di fabbrica in pietra bianca di Vallemontagnana. Il corpo centrale si posa su un grande arco a sesto acuto affrescato nel XIV secolo dal pittore locale Ventura di Francesco con scene di battaglia e un’enigmatica “ruota della Fortuna” che viene girata da una figura femminile.

La “Piazza del Comune” – su cui si affaccia il Palazzo del Podestà – ha una pianta triangolare e ospita la meravigliosa “Fontana Sturinalto” del XIII secolo, con base ottagonale e ispirata alla “Fontana Maggiore” di Perugia dei Pisano.

Fontana Sturinalto di Fabriano | © Serena Annese
“Museo della Carta e della Filigrana” di Fabriano | © Serena Annese

Imperdibile è poi una visita al “Museo della Carta e della Filigrana”, tappa fondamentale per gli amanti dell’arte e della storia. La produzione della carta ha origini antichissime. Le prime tracce risalgono al 400 a.C. ad opera dei cinesi, che partendo da un mix di canne di bambù, cortecce, paglia di riso e foglie di tè producevano i primi supporti cartacei. Gli Imperatori cinesi erano molto gelosi di queste tecniche, infatti solo nel VII secolo iniziarono a diffondersi.

Nel giro di pochi secoli la carta andò poco a poco a sostituire l’utilizzo della pergamena come supporto per la scrittura arrivando in tutta Europa fino a Fabriano.

Nelle sale del complesso dell’ex convento di San Domenico è stato realizzato il “Museo della Carta e della Filigrana”, dov’è possibile ripercorrere le principali tappe della tradizione cartaria locale. Il Museo si articola in sezioni a partire dalla fabbricazione a mano della carta accompagnando il visitatore nelle diverse fasi di lavorazione – dalle più antiche alle più recenti – fino ad un’importantissima esposizione di filigrane, alcune datate a partire dal XIII secolo. Tutto è reso esaustivo dalle guide del Museo ma anche grazie a documenti e schede storico-tematiche molto approfondite.

Sotto l’arco di Palazzo del Podestà a Fabriano | © Serena Annese
“Tartare di fassona con tartufo nero pregiato e crostini” del ristorante “Nonna Rina” di Fabriano | © Serena Annese

Un manufatto di grande valore storico è la riproduzione in scala – in un’ampia sala trecentesca al piano terra – di una “gualchiera medievale” per la fabbricazione della carta a mano, l’antica macchina a energia idraulica, di cui esistono solo tre esemplari al mondo, utilizzata per lavorare gli stracci dai quali si otteneva la fibra per la carta.

Indirizzo: Largo Fratelli Spacca, 2, 60044 Fabriano AN
Orari: è aperto da martedì a domenica dalle 9:30 alle 13:30 e dalle 15:00 alle 18:00.
Biglietto: 10€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità, consultare il sito ufficiale.

Per una perfetta conclusione a Fabriano, il ristorante “Nonna Rina” (Piazza Garibaldi, 25) è l’ideale. Tra i piatti degni di nota ci sono il “tagliere di salumi e formaggi misti con erbe ripassate e marmellata”, i “ravioli della nonna con ripieno di faraona brasata su fonduta di formaggio di fossa” e la deliziosa “tartare di fassona con tartufo nero pregiato e crostini”.

Genga: tesori naturali e storici nel cuore delle Marche

Proseguiamo nell’entroterra delle Marche, per raggiungere Genga – “candidato a Borgo dei Borghi 2024”. Si tratta di un piccolo centro di appena 1.670 abitanti, che abbraccia con i suoi confini bellezze naturali e storiche di grande valore. Immersa nel Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, questa località è rinomata per le sue spettacolari grotte e per le sue chiese. 

Il borgo si sviluppa con le sue strette viuzze lastricate e le antiche case in pietra che conservano intatta l’atmosfera del passato.

Da non perdere è la visita all’ “Abbazia romanica di San Vittore delle Chiuse” del XI secolo: uno degli edifici romanici più importanti delle Marche. Realizzata per volere di un consorzio di feudatari laici, l’abbazia presenta elementi tipici degli edifici romanici di stampo lombardo e bizantino. La struttura è realizzata con blocchi di travertino e sorregge la copertura a volte e un’elegante cupola.

Indirizzo: Via S. Vittore, 5, 60040 San Vittore AN
Orari: è aperta tutti i giorni dalle 9:30 alle 18:00.
Biglietto: ingresso gratuito.

“Abbazia romanica di San Vittore delle Chiuse” di Genga | © Serena Annese
“Abbazia romanica di San Vittore delle Chiuse” di Genga | © Serena Annese

Nei pressi dell’“Abbazia romanica di San Vittore delle Chiuse” ci si può fermare per il pranzo presso la “Taverna di Frasassi” (Frazione S. Vittore, 1), dove vengono preparate delle ottime pappardelle all’uovo del “Pastificio Pietro Massi” con ragù bianco di cinghiale.

Il principale gioiello di Genga sono le “Grotte di Frasassi, un complesso carsico di straordinaria bellezza che custodisce alcune delle più grandi e affascinanti cavità naturali  d’Europa, tra stalattiti e stalagmiti.

A volte basta poco per sentirsi degli esploratori, ma questa sensazione si unisce al sentirsi piccoli di fronte all’immensità del mondo, come quando si entra nelle Grotte di Frasassi, risalenti a 1,4 milioni di anni fa e scoperte per caso nel 1971 dal Gruppo Speleologico Marchigiano CAI di Ancona.

Durante una normale ispezione del territorio, furono attratti da una corrente di aria fredda proveniente da una stretta apertura. Negli anni successivi le Grotte – un labirinto di oltre 40 km di lunghezza – furono esplorate sempre più in profondità, giungendo alla scoperta della meravigliosa “Grotta del Vento”, dell’enorme “Abisso Ancona” e di altri ambienti, che si aprivano nel vasto dedalo sotterraneo.

È possibile seguire un percorso turistico con guide professioniste o – per i più coraggiosi – intraprendere un percorso speleologico della durata di 2 o 3 ore, che si svincola in stretti cunicoli e ripide discese.

Sala delle Candeline” nelle Grotte di Frasassi a Genga | © Serena Annese
Grotte di Frasassi a Genga | © Serena Annese

Vi troverete immersi in un ambiente ancestrale dove il silenzio è rotto solo dal rumore dell’acqua che gocciola lungo le pareti, camminando tra stalattiti e stalagmiti. Tra le diverse sale, ammirerete la Sala delle Candeline”, dove ai bordi di un piccolo laghetto ci sono sottili stalagmiti, che ricordano proprio delle candeline.

Indirizzo: Parcheggio e Biglietteria Grotte di Frasassi, Località la Cuna, 60040 Genga Stazione AN
Orari: per verificare gli orari stagionali, consultare il sito ufficiale.
Biglietto: 18€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità, consultare il sito ufficiale.


Genga nasconde un’ulteriore magnifica sorpresa. A meno di 1 km dall’ingresso delle Grotte di Frasassi, le pareti di un’antica grotta celano un edificio che appare ai nostri occhi come uno scrigno prezioso: il Tempio del Valadier. Il tempio si raggiunge attraverso un percorso in salita piuttosto impegnativo di circa 800 mt. La fatica però vale la pena perché vi permetterà di ammirare un’opera grandiosa in perfetta armonia con la natura circostante, diventandone quasi parte essenziale.

Si tratta di una piccola chiesa neoclassica realizzata dall’architetto Giuseppe Valadier nel 1828, per volere di papa Leone XII. La chiesa in travertino – con pianta ottagonale e un tetto a cupola ricoperto di lastre di piombo – è dedicata alla Vergine Maria e proprio sull’altare in alabastro era custodita una statua raffigurante la Vergine con Bambino in marmo bianco di Carrara – opera di Canova o della sua bottega – ora custodita al Museo di Arte Sacra di Genga e sostituita da una copia.

Il Tempio del Valadier fu realizzato per fornire un rifugio ai cristiani che volevano chiedere perdono e questo gli valse il soprannome di “refugium peccatorum” – rifugio dei peccatori – come recita anche un’iscrizione al suo interno.

Accanto al tempietto sulla destra, si trova il minuscolo “Eremo di Santa Maria Infra Saxa” ricavato nella roccia, che fu dimora delle monache di clausura. L’eremo risale al 1029 come documentato dalle fonti.

Indirizzo: Gola di Frasassi, 60040 Genga AN 
Orari: è aperto tutti i giorni dalle 8:00 alle 20:00.
Biglietto: ingresso gratuito.
Tempio del Valadier a Genga | © Serena Annese
“Eremo di Santa Maria Infra Saxa” a Genga | © Serena Annese

Acqualagna: sosta all’insegna del tartufo

Prima di proseguire il viaggio nelle Marche verso nord, fermiamoci per una sosta gastronomica ad Acqualagna, piccolo comune di poco più di 4.000 abitanti nei pressi di Urbino, circondato dalle montagne e famoso per l’abbondante presenza di tartufo. Nel centro storico del paese si trova la Braceria Plinc(Via G. Marconi, 18, 61041 Acqualagna PU) – aperta nel 2013 – che ha partecipato al programma “4 Ristoranti” condotto da Alessandro Borghese.

“Passatelli ‘a modo nostro’ su fonduta di parmigiano” della Braceria Plinc ad Acqualagna | © Serena Annese
“Quaglia farcita con tartufo bianco” della Braceria Plinc ad Acqualagna | © Serena Annese

La “Braceria Plinc” ha quattro sale, tutte elegantemente arredate. Gli ingredienti utilizzati sono selezionati con cura e a km 0 per essere poi perfettamente bilanciati con il tartufo nero o con quello bianco, in base al piatto e alla preferenza del cliente. Ogni proposta unisce la tradizione marchigiana a rivisitazioni in chiave moderna.

La scelta migliore è la “degustazione di antipasti al tartufo” che prevede una selezione tra carpaccio, crostini, uovo strapazzato, fonduta di parmigiano e tacchino in crosta. Come portata principale, favolosi sono i “passatelli ‘a modo nostro’ su fonduta di parmigiano”, mentre come secondo la “quaglia farcita con tartufo bianco”, tenerissima e profumata.

Urbino: la città simbolo del Rinascimento

Urbino – Patrimonio dell’Umanità UNESCO per il suo centro storico – è una delle città rinascimentali più belle d’Italia e sede di una delle università più antiche d’Europa, fondata all’inizio del XVI secolo.

Urbino è ricca di palazzi storici e di stradine in salita che vi condurranno a luoghi di infinita bellezza come il Teatro Sanzio della metà del XIX secolo, l’Oratorio di San Giovanni che custodisce il ciclo di affreschi dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni nel XV secolo e la cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, i cui lavori terminarono all’inizio del XIX secolo ad opera di Giuseppe Valadier, lo stesso architetto del Tempio di Genga.

“Casa Museo del pittore Raffaello Sanzio” ad Urbino | © Serena Annese
Urbino | © Serena Annese

Altri edifici da visitare ad Urbino sono senza dubbio la “Casa Museo del pittore Raffaello Sanzio” e la “Fortezza Albornoz” della seconda metà del XIV secolo da cui si gode di una spettacolare vista sulla città.

Il simbolo indiscusso della città è il suo maestoso Palazzo Ducale, antica residenza dei Montefeltro, che oggi ospita la preziosa collezione della “Galleria Nazionale delle Marche”. L’imponente palazzo è il risultato dell’unione di tre architetti: il fiorentino Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini.

La facciata più famosa è quella dei “Torricini, che presenta una divisione tripartita con arcate “balconiere” ed è incorniciata da due torri e sei finestre ai lati, opera di Laurana. A Laurana si deve anche il sontuoso studiolo con soffitto a cassettoni e con legni intarsiati – opera di Baccio Pontelli su disegni di Botticelli, Bramante e Francesco di Giorgio Martini.

Palazzo Ducale di Urbino | © Serena Annese
Palazzo Ducale di Urbino | © Serena Annese

La Galleria Nazionale delle Marche custodisce una delle collezioni d’arte rinascimentale più importanti con artisti del calibro di Piero della Francesca, Raffaello Sanzio, Tiziano Vecellio e Paolo Uccello. Accanto ai numerosi dipinti si possono ammirare anche sculture e manufatti di grande valore storico e artistico.

Indirizzo: Piazza Rinascimento, 13, 61029 Urbino PU
Orari: è aperta da martedì a domenica: dalle 8:30 alle 19:15. Nei mesi estivi è aperta anche il lunedì (fino al 30 settembre) dalle 15:00 alle 19:00.
Biglietto: 12€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità, consultare il sito ufficiale

La gastronomia di Urbino è semplice e genuina, ricca di sapori intensi come la famosa “casciotta d’Urbino DOP”, un formaggio a pasta semi-cruda preparato fin dall’antichità e la “crescia urbinate” nota anche come “crescia sfogliata”, una sorta di focaccia.

Noi abbiamo provato la “crescia urbinate” da “Osteria km0” (Via Puccinotti, 21) – di fronte al Palazzo Ducale – per accompagnare un tagliere di salumi e formaggi marchigiani. Abbiamo anche gustato un ottimo piatto di “strozzapreti alla marchigiana”.

Palazzo Ducale di Urbino | © Serena Annese
Crescia urbinate” da “Osteria km0” ad Urbino | © Serena Annese

Gradara: il fascino medievale delle Marche

Arriviamo all’ultima tappa dell’on the road nelle Marche. Tra i borghi marchigiani Gradara brilla come una stella! Uno dei “Borghi più Belli d’Italia”, “Bandiera Arancione” del Touring Club e teatro del tragico amore tra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, narrato nel “canto V” dell’Inferno di Dante. Gradara è racchiusa da due cinte murarie, una esterna percorribile con torrioni quadrati merlati e un’altra intermedia, che separa il borgo dalla bellissima Rocca del XII secolo.

La struttura della Rocca è stata modificata e ampliata nel corso dei secoli, in particolare sotto il dominio dei Malatesta e degli Sforza. La fortezza ha una pianta quadrata e gli interni conservano ancora gli arredi originali dei secoli XV e XVI. Le stanze sono decorate con splendidi affreschi, come quelli del “Camerino di Lucrezia Borgia” e della “Camera di Francesca”.

Gradara | © Serena Annese
“Bosco di Paolo e Francesca” a Gradara | © Serena Annese

Tra le sale della fortezza è possibile ammirare anche altre due preziose opere, la pala in terracotta invetriata di Andrea della Robbia e la pala di Giovanni de’ Santi, padre del pittore Raffaello.

Il Castello di Gradara è immerso in un’atmosfera ricca di leggende e misteri che lo rendono ancora più affascinante. Una delle storie più famose è la tragica storia d’amore tra il giovane Paolo Malatesta e Francesca da Polenta – moglie di Gianciotto Malatesta, signore di Gradara – raccontata da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Ancora oggi, la “torre dell’orologio” è conosciuta come “Torre di Paolo e Francesca”.

Indirizzo: Piazza V Novembre, 1, 61012 Gradara PU 
Orari: è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00. La biglietteria chiude alle 18:15. Nei mesi estivi (fino al 5 settembre) è aperto da giovedì a sabato dalle 09:00 alle 24:00. Ingresso gratuito la prima domenica del mese.
Biglietto: 10€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità, consultare il sito ufficiale
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Castello di Gradara | © Serena Annese
Castello di Gradara | © Serena Annese

Intorno alla fortezza si può percorrere la cosiddetta “Passeggiata degli Innamorati”, nota anche come il “Bosco di Paolo e Francesca”, tra campi coltivati e scorci suggestivi sulle colline marchigiane, oltre alla vista del mare in lontananza. Imperdibile è poi la passeggiata lungo i “Camminamenti di Ronda” perfettamente conservati.

La tradizione gastronomica di Gradara, anche per la vicinanza all’Emilia Romagna mescola ricette di entrambe le regioni, custodendo gelosamente portate antiche. 

Percorrendo le sue strade ci sono diverse alternative per mangiare. La “Tavernetta di Paolo e Francesca” (Via Umberto I, 24) ha tra le sue proposte un ottimo “poker di formaggi del territorio con confetture, miele e mostarda”, il “cascione alle erbe con squacquerone” e gli “strozzapreti strídoí e salsícía” -gli“strídoí” sono delle erbette selvatiche che crescono nella campagna gradarese.

“Camminamenti di Ronda” a Gradara | © Serena Annese
“Pasticciata di manzo con erbe di campo” del Ristorante La Botte a Gradara | © Serena Annese

Il secondo ristorante da non perdere èLa Botte” (Piazza V Novembre, 11) , dove deliziarsi con un abbondante “tagliere misto dell’oste con salumi, verdure di stagione e formaggio”, “tagliatelle al tartufo nero” e una “pasticciata di manzo con erbe di campo” – un brasato tradizionale pesarese, che si scioglie in bocca. La morbidezza della carne è impeccabile e la cena si conclude con un bicchiere di liquore preparato secondo una ricetta medievale.

Dormire in un castello nei dintorni di Gradara

Una delle esperienze più belle da vivere nelle Marche è soggiornare in un castello medievale del XIII. Il Castello di Granarola (Via Castello, 1 Granarola) è stato restaurato nel 2008 per permettere ai propri ospiti di trascorrere ore di puro relax immersi in un’atmosfera medievale.

Il castello – che ha ospitato nobili famiglie – è circondato da querce e alloro e deve il nome ad una delle sue funzioni, perché nelle sue grotte si conservavano le riserve di grano. In risultato del recupero della fortezza è stato sorprendente, un’unione di storia antica e moderna eleganza completamente immersa nella quiete della campagna marchigiana, che circonda la struttura. 

Castello di Granarola | © Serena Annese
Castello di Granarola | © Serena Annese

Qui si trova anche un’area soggiorno, una piccola libreria, un giardino e una piscina, con una sauna e una vasca idromassaggio dove attendere il tramonto sorseggiando un drink o gustando un aperitivo con una selezione di prodotti del territorio. Anche la colazione è degna di nota, servita in camera con prodotti dolci e salati e bevande preparate al momento.

Ogni stanza è caratterizzata da un grande attenzione per gli arredi, alcuni dei quali sono il perfetto esempio di design di recupero frutto del pregevole lavoro di artigiani locali. 

Il soggiorno presso il Castello di Granarola è rigenerante e non si vorrà più andare viva.

Castello di Granarola | © Serena Annese
Colazione del Castello di Granarola | © Serena Annese

Cosa mangiare nelle Marche

Anche dal punto di vista gastronomico, le Marche non deludono mai, offrendo una vasta gamma di specialità culinarie che riflettono la sua ricca storia e la sua cultura agricola.

Partiamo con un classico delle Marche: le olive all’Ascolana. Questo piatto della tradizione è costituito da olive verdi, denocciolate e farcite con carne tritata, formaggio, uova e aromi. Le olive vengono impanate e fritte fino a raggiungere una croccantezza dorata. Un piacere per il palato e un’esperienza culinaria imprescindibile quando si visita la regione!

Per accompagnare le olive di Ascolana ideale è abbinarle a un buon calice di vino Rosso Conero locale, ottenuto dalle uve Montepulciano. Il Rosso Conero ha un carattere deciso e complesso che si abbina in modo splendido al sapore delle olive fritte.

“Olive di Ascolana” del ristorante “Frecandò” a Macerata | © Serena Annese
“Strozzapreti strídoí e salsícía” della “Tavernetta di Paolo e Francesca” di Gradara | © Serena Annese

Per un’esperienza culinaria autentica, non si può trascurare il vincisgrassi, una lasagna marchigiana ricca di sapore. Questo piatto tradizionale è composto da strati di pasta fresca, besciamella, carne macinata e formaggio grattugiato. Viene poi gratinato al forno fino a ottenere una crosticina dorata e croccante. Il vincisgrassi è un piatto confortante che incarna la tradizione e il calore delle Marche.

Altra prelibatezza da gustare, in particolare nella zona di Urbino, è la crescia sfogliata, un pane tipico delle Marche. Questa focaccia leggera e soffice è arricchita con strati sottili di strutto o olio d’oliva, che le conferiscono un sapore irresistibile. Può essere consumata da sola o farcita con prosciutto, formaggio o verdure.

Le ricette tipiche sono davvero molte. Nelle Marche ogni piatto racconta una storia unica e deliziosa, emblema di tradizione e autenticità.

Avete mai visitato questi borghi e città marchigiane o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!

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