
Abbaye de Montmajour: guida alla storia, al chiostro e alle opere d’arte
Visitare il complesso monastico alle porte di Arles, tra arte romanica, leggende e panorami che hanno ispirato Van Gogh.
A pochi chilometri da Arles, avvolta dai paesaggi suggestivi e luminosi della Provenza, l’Abbazia di Montmajour domina la pianura dal suo isolotto roccioso. Questo complesso monastico, fondato nel X secolo, fu dimora di monaci benedettini, luogo di pellegrinaggi, centro spirituale e culturale, fino a diventare uno dei siti più affascinanti del sud della Francia, che attirò anche Vincent van Gogh durante il suo soggiorno nella città provenzale.
Indice
Cenni storici sull’Abbazia di Montmajour: dalle origini alla classificazione a Monumento Storico
Il Mont Majour, conosciuto fin dall’antichità come necropoli, divenne nel X secolo dimora di eremiti dediti alla preghiera per le anime dei defunti. La donazione del terreno da parte di una nobildonna di Arles permise la fondazione di un’abbazia benedettina, iniziata con la costruzione di una cappella rupestre: l’eremo di Saint Pierre.
Il possesso della reliquia della Vera Croce, conservata nella cripta della chiesa abbaziale, attirò un gran numero di pellegrini e favorì la crescita del complesso. Nei secoli XII e XIII l’abbazia raggiunse l’apice della sua potenza, con una rete di oltre cinquanta priorati e l’aggiunta di nuovi edifici come la chiesa romanica, il chiostro e i conventi.



Il XIV secolo segnò l’inizio delle difficoltà: carestie, epidemie e incursioni portarono i monaci a rinforzare l’abbazia con fortificazioni attorno alla torre Pons de l’Orme, ancora oggi visibile. A questi problemi si sommarono conflitti interni e dispute che minarono la vita spirituale, aggravati dal sistema di commenda, che affidava il governo a figure esterne poco interessate alla vita monastica.
Nel XVII secolo la congregazione di San Mauro riportò disciplina e rigore. I Maurini ristabilirono una rigorosa osservanza della regola benedettina, valorizzarono il lavoro intellettuale e promossero una straordinaria stagione architettonica. Sorsero così nuovi edifici in stile neoclassico, che conferirono al complesso l’aspetto di un vero palazzo monastico.
Con la Rivoluzione francese, l’abbazia venne confiscata, saccheggiata e in parte distrutta. Materiali e pietre furono riutilizzati per costruire abitazioni nella città di Arles e il grande monastero settecentesco cadde in rovina. Solo nel XIX secolo, grazie all’intervento di Prosper Mérimée e alla sua classificazione come Monumento Storico, Montmajour fu salvata e progressivamente restaurata nel 1994.
Cosa vedere nell’Abbaye de Montmajour
La chiesa abbaziale Notre-Dame
La visita ha inizio dalla cripta, che svolgeva una duplice funzione: solida fondazione per la chiesa abbaziale e chiesa inferiore, uno spazio sacro scavato in parte nella roccia sul versante sud del sito per compensare la naturale pendenza del terreno. Sul lato nord, gli archi trasversali sostengono la volta a botte seguendo tecniche ispirate all’architettura romana degli anfiteatri, garantendo così la stabilità necessaria a reggere il peso della chiesa soprastante. Dal transetto e dal deambulatorio si dipartono sette cappelle radiali, utilizzate dai monaci e dai sacerdoti per la celebrazione di uffici privati, mentre le tombe rupestri ricordano la vocazione funeraria dell’abbazia fin dalle origini. Le sepolture più antiche, semplici ma suggestive, prevedono uno spazio riservato per testa e piedi.
L’Eremo di Saint Pierre rappresenta il cuore più antico del complesso: una cappella preromanica parzialmente scavata nella roccia, accessibile attraverso una porta custodita da San Pietro con la chiave in mano. Fondato nella metà dell’XI secolo, quando la comunità non disponeva dei mezzi per edifici monumentali, l’eremo presenta due cappelle adiacenti, con uno stile chiaramente non romanico. La navata principale è completamente scavata nella roccia e molto semplice, con una panca in pietra anch’essa intagliata nel muro roccioso; la seconda navata, aggiunta in seguito come tettoia, rispecchia un’usanza tipica della Provenza medievale.



L’edificio comprende un piccolo coro con abside semicircolare, un nartece e uno spazio sul retro che potrebbe essere stato un confessionale, una sacrestia o addirittura una latrina, richiamando la tradizione di San Trofimo, vescovo di Arles perseguitato dai Romani. La cappella meridionale, coperta da volta a botte, ospita dodici capitelli decorati con foglie d’acanto, palmette e motivi geometrici: un intreccio tipico dello stile preromano, talvolta definito carolingio. Rinforzato con contrafforti tra XV e XVIII secolo, l’eremo resta l’edificio più antico e suggestivo dell’abbazia, trasmettendo un’intensa spiritualità.
Tra le testimonianze successive, la Tour du Pons de l’Orme, iniziata nel 1369, racconta la volontà di difesa dell’abbazia durante la Guerra dei Cent’Anni. Dalla sua sommità, la vista panoramica rivela l’importanza strategica di Montmajour, alle porte di Arles. A est della clausura, la cappella Santa Croce rappresenta un altro gioiello del romanico provenzale: edificata alla fine del XII secolo per accogliere i pellegrini durante il “Pardon de Montmajour”, celebrato il 3 maggio in occasione della festa del ritrovamento della Santa Croce, è circondata da un antico cimitero di laici che testimonia l’intenso legame tra la comunità monastica e la popolazione locale.
Gli esterni dell’Abbaye de Montmajour e il monastero di Saint-Maur
Passeggiando negli spazi esterni dell’Abbaye de Montmajour, il cortile offre una vista affascinante sulle paludi, prosciugate già nel 1642, che si estendono al di là delle antiche mura. La portería, un tempo ingresso principale dell’abbazia, ha catturato l’attenzione di Vincent Van Gogh durante il suo soggiorno ad Arles tra il 1888 e il 1889: l’artista ne ha realizzato numerosi disegni, immortalando sia l’architettura sia il paesaggio circostante, oggi conservati al Van Gogh Museum di Amsterdam.
A poca distanza, il Monastero di Saint-Maur testimonia l’evoluzione architettonica della comunità: progettato dall’architetto avignonese Pierre II Mignard tra il 1703 e il 1719 (periodo in cui i monaci Maurini solitamente preferivano affidare i lavori a confratelli esperti di edilizia) il complesso subì un’importante ricostruzione a seguito di un incendio, guidata da Jean-Baptiste Franque tra il 1726 e il 1728. Le ultime campagne edilizie, del 1747 e del 1776, hanno definito l’aspetto della facciata con sedici campate.



Il chiostro e gli edifici conventuali
Costruito tra il XII e il XIII secolo, il chiostro ospita un insieme decorativo senza pari. Le mensole scolpite della Galleria Ovest del XII secolo offrono un bestiario fantastico, ricco di simboli e significati, pensati per istruire ed elevare spiritualmente i monaci. Animali come dromedari, orsi, gatti, capre e asini non sono soltanto figure decorative: incarnano virtù e vizi umani, rappresentando in chiave simbolica la lotta tra il Bene e il Male.
Non mancano creature ibride e mostri mitici, come la Tarasca, metà drago e metà leone, che secondo la leggenda divorava chiunque osasse attraversare la palude del Rodano. Al chiostro, la Tarasca è immortalata mentre stringe una vittima tra le fauci, un ammonimento vividamente scolpito. Inoltre, la Galleria Ovest custodisce straordinari graffiti marini risalenti anch’essi al XII secolo, scoperti solo nel 1993: ex-voto o testimonianze di eventi significativi, come le partenze dei crociati.
La Galleria Sud è un capolavoro di arte romanica e gotica, con capitelli decorati da sculture che narrano scene bibliche o figure umane immerse nel fogliame, come nel caso della “Tentazione di Cristo”, posta di fronte alla sala capitolare, o della “Pentecoste”, dove lo Spirito Santo scende sugli apostoli tramite un nastro simbolico che li unisce. La scelta di tali rappresentazioni non è mai casuale: ogni bassorilievo e ogni mensola svolgono un ruolo educativo, oltre che estetico, guidando la meditazione e la riflessione dei monaci.
Particolarmente degni di nota sono i pilastri d’angolo delle gallerie Nord ed Est, recentemente restaurati, che raffigurano San Pietro con le chiavi del Paradiso e l’abate Guillaume de Bonnieux che benedice, entrambi calpestando il diavolo. Ai lati della porta del refettorio si trovano due statue romaniche, forse ritratti del Conte e della Contessa di Provenza o, secondo alcuni, di Re Salomone e della Regina di Saba.
Il chiostro era riservato alla vita quotidiana dei monaci e ogni galleria aveva una funzione precisa. La Galleria Nord, ad esempio, era destinata a fini funerari, come testimoniano arcosoli, tombe e lastre. La Galleria Orientale conserva gli arcosoli dei conti di Provenza, principali benefattori dell’abbazia, mentre la Galleria Sud accoglie capitelli romanici e statue che illustrano scene di grande forza narrativa.
Accedendo alla chiesa abbaziale, un esempio perfetto dell’architettura romanica provenzale del XII secolo, si possono ammirare: la pianta a croce latina, la navata unica con volta a botte alta, illuminate da finestre del coro e le vetrate del transetto aggiunte nel XIII secolo.
Inoltre, la cappella Notre-Dame-la-Blanche custodisce due arcosoli, tra cui quello contenente le spoglie dell’abate Bertrand de Maussang. La sacrestia, costruita nel XV secolo, e la sala degli archivi, illuminata da ampie aperture a nord, completano questo straordinario complesso.



Come raggiungere l’Abbazia di Montmajour e altre informazioni utili per la visita
In auto: chi proviene da Lione può seguire l’autostrada A7 fino ad Avignone, quindi la N570 verso Arles e infine la D17 in direzione di Fontvieille. Da Marsiglia, il percorso più agevole passa per l’A7 fino a Salon-de-Provence, per poi imboccare l’A54 e la N113 fino ad Arles, proseguendo sulla D17. Chi parte da Montpellier, invece, può optare per l’A9 (uscita 26), continuare lungo la N313 e la N572 fino ad Arles e concludere sulla D17. Una volta arrivati, di fronte all’abbazia è disponibile un parcheggio gratuito, non custodito.
In treno e in autobus: chi preferisce viaggiare in treno può fare riferimento alla stazione ferroviaria di Arles, mentre dal centro cittadino partono autobus diretti all’abbazia tramite la linea 702 o, in alternativa, con un comodo servizio su prenotazione.
In bicicletta: gli amanti delle due ruote possono raggiungere il sito anche in bicicletta percorrendo la strada principale che parte da Arles: un tragitto suggestivo, ma che richiede prudenza a causa della frequenza del traffico. All’ingresso del monumento è previsto un deposito dedicato.
Indirizzo: Rte de Fontvieille, 13280 Arles, Francia
Orari: apertadal 1 aprile al 31 maggio dalle 10:00 alle 17:00 (ultimo accesso un'ora prima della chiusura); dal 1 giugno al 30 settembre dalle 10:00 alle 18:15 (ultimo accesso alle 17:00); dal 1 ottobre al 31 marzo dalle 10:00 alle 17:00 (ultimo accesso al monumento un'ora prima della chiusura). Chiuso il lunedì, il 1° gennaio, il 1° maggio, l'11 novembre e il 25 dicembre.
Biglietto: 7€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità, consultare il sito ufficiale.
Conoscevate già l’Abbazia di Montmajour? L’avete già visitata o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!

