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  >  In giro per l'Europa   >  Francia   >  Camargue: viaggio nella natura selvaggia tra fenicotteri, cavalli bianchi e villaggi pittoreschi
Dal fascino di Arles alle saline rosa di Aigues-Mortes, tra cavalli bianchi, fenicotteri e spiagge incontaminate: tutto quello che c’è da vedere e vivere in Camargue.

La Camargue è una delle regioni più affascinanti del sud della Francia, un territorio che si estende tra il Mediterraneo e il delta del Rodano, e che sorprende per la sua straordinaria varietà paesaggistica. Qui, saline che al tramonto si tingono di rosa convivono con paludi popolate da fenicotteri, cavalli bianchi che vivono allo stato brado e imponenti mandrie di tori neri, in uno scenario dove la natura è la protagonista assoluta. Questo angolo di Provenza, che si sviluppa tra il dipartimento delle Bouches-du-Rhône e il Gard – regione della Linguadoca-Rossiglione – è un ecosistema fragile e potente al tempo stesso, modellato dal vento e dall’acqua, dove l’uomo ancora oggi si muove in armonia con il ritmo della terra.

Dai villaggi pittoreschi che tramandano la cultura provenzale alle riserve naturali protette, dalle escursioni in barca lungo i canali alle cavalcate nelle vaste pianure, ogni esperienza rivela una sfaccettatura diversa di questo territorio unico in Europa. Con oltre 100.000 ettari di zone umide, risaie, vigneti e spiagge incontaminate, la Camargue offre a viaggiatori e soprattutto agli appassionati di fotografia, paesaggi mozzafiato.

In quest’articolo vi accompagnerò alla scoperta dei principali luoghi della Camargue, tra città d’arte, piccoli villaggi, riserve naturali e spiagge selvagge.

Cenni storici: leggende e tradizioni della Camargue

La Camargue è un territorio nato dall’acqua, modellato nei secoli dal delta del Rodano che, con i suoi due rami principali, il Grand Rhône e il Petit Rhône, sfocia nel Mediterraneo disegnando un paesaggio unico di paludi, lagune e saline. Questo paesaggio diversificato, che si estende a sud di Arles e comprende anche la cosiddetta Petite Camargue a ovest del Petit Rhône, è un ecosistema delicato e al tempo stesso incredibilmente vario, dove le attività umane – dalle saline alle risaie, fino agli argini che contengono le acque – convivono da secoli con le dinamiche selvagge della natura. 

Fra le immagini simbolo di questa regione ci sono i fenicotteri rosa che popolano le zone umide protette, i cavalli bianchi che corrono liberi nelle pianure e le mandrie di tori neri allevati secondo tradizioni secolari. Ma la fauna non si esaurisce qui: aironi, anatre selvatiche e numerose specie migratorie trovano rifugio in questo habitat che rappresenta una delle zone umide più importanti d’Europa. Con i suoi 75.000 ettari di stagni, canneti e campi coltivati, la Camargue si rivela un mondo a sé, complementare alla Provenza dei borghi collinari e dei campi di lavanda, eppure evoca scenari altrettanto intensi.

Accanto alla natura, vive una cultura profondamente radicata: i gardians, i butteri locali, tramandano l’arte dell’allevamento equestre, mentre a Saintes-Maries-de-la-Mer ogni anno i gitani si riuniscono per celebrare la Festa di Santa Sara, dando vita a una delle tradizioni più autentiche e suggestive del sud della Francia

L’origine del nome “Camargue” resta avvolta nel fascino delle ipotesi storiche e delle leggende. Alcuni studiosi, come Bénédicte e Jean-Jacques Fénié, lo collegano a un senatore romano della gens Annia, molto influente ad Arles. Altri invece propongono radici più antiche: dal celto-ligure Ca-mar (“campo coperto d’acqua”) all’occitano cara-marca (“cara frontiera”) fino a n’a cap marca (“senza confini”). Suggestiva è anche l’interpretazione latina di Caii Marii Ager, “il campo di Gaio Mario”, attribuita allo storico Louis-Pierre Anquetil nell’Ottocento: secondo questa tradizione, il generale romano, originario di Arpino, avrebbe donato i fruttuosi territori della Camargue alla sua città natale come ricompensa per i templi e gli edifici pubblici.

Le origini della regione sono tramandate anche nel racconto popolare. Una leggenda narra che, intorno al 48 d.C., alcune donne seguaci di Gesù – tra cui Maria Maddalena – sarebbero approdate sulle sue coste, portando il messaggio cristiano in Provenza. Un’altra tradizione racconta della Tarasca, creatura mostruosa che infestava le paludi: sarebbe stata Santa Marta, con la sola forza della preghiera, a domarla e condurla a Tarascona, dove la popolazione mise fine alle sue angherie.

Cavallo Camargue | © Serena Annese
Fenicotteri e anatra in Camargue | © Serena Annese
Parc Naturel Régional de Camargue | © Serena Annese

La Camargue mantiene ancora vive alcune tradizioni oggi. Tra queste spicca la course camarguaise, spettacolare forma di tauromachia che si distingue dalla corrida spagnola per la sua natura non violenta: qui i raseteurs e i tourneurs si cimentano nell’agilità e nel coraggio, tentando di strappare coccarde e nastri fissati alle corna del toro, senza mai metterne in pericolo la vita.

Cosa vedere in Camargue

Parc Naturel Régional de Camargue e il Parc Ornithologique du Pont de Gau: l’incontro del Rodano con il mare

Il Rodano si apre abbracciando la Camargue, una terra fragile e selvaggia, dove più di 300 specie di uccelli trovano rifugio. Dal 1970, il Parc Naturel Régional de Camargue tutela più di 100.000 ettari di zone umide, saline e paludi, dove la natura convive con l’opera dell’uomo. Dighe e canali, realizzati nell’Ottocento per contenere mareggiate e alluvioni, hanno permesso lo sviluppo di vigne e risaie, senza però cancellare l’anima indomita di questo territorio, popolato da cavalli bianchi e tori neri allevati secondo le antiche tradizioni dei gardians, i cowboys della regione.

Tre ambienti principali caratterizzano la Camargue: le distese d’acqua poco profonde che in estate si prosciugano rivelando fanghi e croste saline, habitat ideale per la nidificazione degli uccelli; le sansouires, terre aride colonizzate da piante alofile e cespugli bassi; e i boschi, rifugio di pioppi, frassini, salici e maestosi ginepri fenici. In questo scenario trovano rifugio migliaia di fenicotterila più grande colonia d’Europa – insieme a falchi di palude, aironi e anatre selvatiche.

Un viaggio naturalistico in Camargue non può che iniziare dal Pont de Gau, a pochi chilometri da Saintes-Maries-de-la-Mer. Il suo Parco Ornitologico, 60 ettari di stagni e paludi percorsi da 7 km di sentieri e passerelle, è una vera oasi per il birdwatching, accessibile anche a famiglie e visitatori con mobilità ridotta. Qui fenicotteri, ibis e aironi si lasciano osservare da vicino, indifferenti alla presenza umana. 

Un altro punto di riferimento è La Capelière, lungo la D36B, che ospita un centro visite con mostre tematiche e percorsi immersi nella natura.

Indirizzo: RD 570 Lieu dit Pont de Gau, 13460 Saintes-Maries-de-la-Mer, Francia
Orari:
il Parc Ornithologique du Pont de Gau è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:00.
Biglietto: 8€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità, e le variazioni degli orari stagionali, consultare il sito ufficiale.

Aigues-Mortes e le saline rosa: cosa visitare

Aigues-Mortes, circondata da distese di saline dalle sfumature cangianti, è una cittadella medievale fondata sotto il regno di San Luigi. Fu il primo porto francese sul Mediterraneo e ancora oggi conserva intatto il fascino del suo passato. Passeggiare lungo i 1.600 metri di mura perfettamente conservate, scandite da torri imponenti come la Tour de Constance, regala panorami spettacolari sulla Camargue. All’interno delle mura si trova la Chiesa di Nostra Signora dei Sablons, edificata nel XIII secolo: luogo di culto dei crociati, colpisce per la sobrietà gotica e per le vetrate moderne, che inondano l’aula di una luce sorprendente. 

Non manca il gusto autentico del mercato cittadino, che ogni mercoledì e domenica mattina anima i viali con profumi e colori: salumi di toro, fougasse dolce, frutta e verdura di stagione, da acquistare direttamente dai produttori.

Poco fuori dal centro, la Torre Carbonnière, costruita nel XIII secolo come avamposto di difesa, offre un punto di osservazione privilegiato sui pantani e sugli orizzonti della Camargue. A soli cinque minuti dalle mura si apre il Salin d’Aigues-Mortes, un paesaggio tra mare e stagni, distese d’acqua salata che assumono incredibili sfumature di rosa e bianco. Qui, da secoli, i salinai raccolgono il celebreFleur de Sel, sottile crosta di cristalli che si forma in estate sulla superficie delle acque. La tradizione si rinnova ogni anno tra luglio e agosto, quando è possibile assistere alla raccolta e scoprire i segreti di un mestiere tramandato di generazione in generazione.

La città vive ancora oggi grazie alle sue feste popolari: ad agosto la festa di San Luigiriporta Aigues-Mortes indietro nel tempo con sfilate in costume, tornei medievali e fuochi d’artificio che illuminano le mura; a ottobre, invece, la festa votiva celebra l’anima camarguese tra abrivados, corse di tori e musica tradizionale. 

Aigues-Mortes è anche terra di vino. I vigneti sabbiosi della zona producono i rinomati vini AOP Sables de Camargue, vini freschi e aromatici che riflettono il carattere del territorio. Il più celebre è il Gris de Gris, rosato delicato ottenuto da uve grenache, perfetto con le specialità mediterranee.

Fenicotteri in Camargue | © Serena Annese
Airone cenerino in Camargue | © Serena Annese
Cavalli Camargue | © Serena Annese

Le Saintes-Maries-de-la-Mer: capitale della Camargue e feste popolari

Affacciato sul Mediterraneo e circondato da paludi, Les-Saintes-Maries-de-la-Mer è conosciuto come la “capitale della Camargue”. Il villaggio custodisce un importante patrimonio: la chiesa di Notre-Dame-de-la-Mer, costruita tra l’XI e il XII secolo e trasformata in fortezza nel Medioevo, domina ancora oggi l’abitato e offre dalla sua sommità una vista spettacolare sulle distese lagunari. Nella cripta è venerata Santa Sara, patrona del popolo gitano, la cui figura è al centro di uno degli eventi più intensi della regione.

Ogni anno, il 24 e il 25 maggio, migliaia di gitani da tutta Europa raggiungono il borgo per il pellegrinaggio in suo onore. La statua della Santa, adornata con vesti colorate e gioielli, viene portata in processione fino al mare in un rito che fonde devozione e leggenda, trasformando il villaggio in un teatro di emozioni collettive: processioni, canti, lacrime, ma anche feste popolari, corse di cavalli e le tradizionali course camarguaise, la tauromachia tipica della regione.

Les-Saintes-Maries-de-la-Mer ha anche meravigliose spiagge selvagge, che si estendono per oltre 40 chilometri. Tra le celebrazioni più curiose che si svolgono in città, spicca la Festa Vierginenco, ideata nel 1903 dal poeta Frédéric Mistral per preservare l’identità provenzale: in questa occasione le giovani del villaggio indossano per la prima volta il costume tradizionale delle Arlesiane, accompagnate dai gardians a cavallo in una sfilata che è al tempo stesso rito di passaggio e celebrazione culturale.

Arles: porta d’ingresso alla Camargue e città di Van Gogh

Arles (per approfondire Arles: due giorni nella città romana della Provenza), famosa per aver ispirato Vincent van Gogh che qui realizzò alcuni dei suoi capolavori, è stata riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Un tempo fiorente colonia romana, conserva ancora oggi straordinarie testimonianze del suo passato: dall’imponente anfiteatro al teatro antico, dalle terme di Costantino alla suggestiva necropoli degli Alyscamps, senza dimenticare la maestosa cattedrale di Saint-Trophime con il suo raffinato chiostro medievale

La città è anche custode delle tradizioni locali, con feste popolari che celebrano sia la tauromachia sia il riso della Camargue, come la celebre Féria du Riz di settembre. 

Salin-de-Giraud e Marais du Vigueirat: saline, fenicotteri e natura selvaggia

A quaranta chilometri da Arles, Salin-de-Giraud è un villaggio nato nell’Ottocento intorno all’estrazione del sale e ancora oggi conserva quell’atmosfera sospesa tra industria e natura selvaggia. Le sue saline sterminate, tra le più vaste d’Europa che si estendono – oltre 140 km² di bacini – offrono scenari spettacolari e al tramonto le acque si tingono di rosa, rosso e viola grazie a una microscopica alga, la Dunaliella salina, che regala a questo paesaggio un fascino quasi surreale. 

Da qui partono percorsi a piedi o in bicicletta che permettono di addentrarsi tra dune, argini e vasche di raccolta, osservando fenicotteri, aironi e altre specie migratorie che trovano in quest’area un habitat ideale. Non mancano le esperienze guidate, dalle passeggiate con i cantastorie locali alle escursioni a cavallo verso la spiaggia selvaggia di Piémanson e il golfo di Beauduc, oggi paradiso del kitesurf.

Poco distante, le Marais du Vigueirat, un’area protetta di 1.200 ettari situata tra il delta del Rodano e la steppa della Crau, rappresentano una delle zone umide più ricche della Camargue. Oltre 3.000 specie animali e vegetali vivono in questo mosaico di canneti, stagni e pascoli, tra cui tutte le specie europee di aironi e fino a 35.000 anatre nei mesi invernali. Il sito, oggi gestito dal Conservatoire du Littoral, è visitabile tutto l’anno attraverso sentieri su palafitte, percorsi naturalistici e tour in carrozza, ideali per il birdwatching e per scoprire da vicino tori e cavalli al pascolo.

Le spiagge e i fari della Camargue

Tra gli angoli più autentici della Camargue ci sono le sue spiagge selvagge. Beauduc – sette chilometri di sabbia battuti dal vento e raggiungibili solo dopo un lungo percorso sterrato – è un paradiso per i kitesurfer, ma anche per chi cerca silenzio e paesaggi sconfinati. Poco distante, Piémanson si distende per quasi sei chilometri, con dune incontaminate e un tratto dedicato anche al naturismo.

Per chi desidera un ambiente più vivace, a pochi chilometri si trova Le Grau-du-Roi, rinomata stazione balneare con 18 chilometri di sabbia dorata e moderno porto turistico.

A fare da guardiani a questa terra di confine tra mare e paludi si ergono i fari della Camargue. Quello di La Gacholle, eretto nel 1882, oggi ospita un centro informativo della Riserva naturale; il faro di Beauduc, dismesso nel 2017, si raggiunge soltanto a piedi; mentre il maestoso faro di Faraman, con i suoi 46 metri d’altezza, è classificato Monumento Storico.

Fenicotteri in Camargue | © Serena Annese
Camargue | © Serena Annese
Anatre in Camargue | © Serena Annese

Esperienze da vivere in Camargue: escursioni in barca, a cavallo e nelle manadi

Tra le esperienze più suggestive della Camargue c’è senza dubbio l’escursione in battello sul Petit Rhône, a bordo dell’imbarcazione Le Camargue, che salpa dal porto di Saintes-Maries-de-la-Mer. Guidati dal capitano Hervé Villevieille, pescatore e profondo conoscitore di queste acque, si naviga per un’ora e mezza immersi in un paesaggio che svela il lato più autentico e segreto della regione. Dal fiume si osservano zone altrimenti inaccessibili: distese di paludi popolate da uccelli acquatici e cieli attraversati da aironi. L’escursione include anche un incontro ravvicinato con cavalli bianchi e tori neri, presentati da un gardian. L’escursione è disponibile da aprile a fine ottobre, con partenze quotidiane.

Per prenotazioni e informazioni
Indirizzo: Gare maritime - Face au musée, 13460 Saintes Maries de la Mer

Telefono: 06 17 95 81 96
Email: contact@bateau-camargue.com
Sito ufficiale

La Camargue si vive anche a cavallo, lungo le spiagge selvagge e i sentieri che attraversano stagni e saline. In alternativa, si può scegliere una visita alle manadi, gli allevamenti locali per comprendere da vicino la vita dei gardians e osservare tori e cavalli allevati in libertà.

Quando andare in Camargue: clima e stagioni migliori

La Camargue è una terra che si lascia vivere in ogni stagione, ma mai nello stesso modo. Primavera e autunno rappresentano i periodi ideali: il clima è mite, i sentieri facilmente percorribili e i cieli si popolano di uccelli migratori, rendendo queste stagioni perfette per il birdwatching e le escursioni naturalistiche. Inoltre, da marzo a maggio, il Mistral soffia regolare, scolpendo il paesaggio e creando giornate limpide ideali per la fotografia.

L’estate porta giornate calde, spiagge animate, una maggiore affluenza di visitatori e sciami di zanzare: è quindi meno indicata per chi cerca tranquillità. In inverno, la regione assume un fascino selvaggio: stormi di anatre, oche e gru provenienti dal Nord Europa attraversano i cieli e i fenicotteri sfoggiano il piumaggio più brillante, seppur in numero molto ridotto.

Per vivere davvero questa esperienza servono pochi accorgimenti: portare binocolo e macchina fotografica, scarpe comode, protezione solare e repellente per le zone umide. È importante rispettare le aree protette, evitando zone recintate o siti di nidificazione e controllare gli orari del parco e dei servizi locali, che possono variare a seconda della stagione. 

Chi viaggia senza auto dovrebbe pianificare spostamenti e trasferimenti con anticipo, considerando che i collegamenti pubblici sono limitati.

Due giorni sono sufficienti per scoprire Arles, i villaggi e le riserve principali. Quattro, invece, regalano tempo per deviare lungo i canali in bicicletta o dedicare una giornata intera alle spiagge più selvagge. Affidarsi a guide naturalistiche o partecipare a tour organizzati di birdwatching o escursioni a cavallo aumenta notevolmente le possibilità di osservare la fauna e vivere appieno l’esperienza camarguese.

Dove dormire in Camargue: agriturismi, mas e boutique hotel

In Camargue le soluzioni di soggiorno spaziano da piccoli B&B immersi nelle paludi a eleganti resort sul mare, ma c’è un dettaglio da non trascurare: in occasione di eventi molto sentiti come il pellegrinaggio dei gitanio le ferias, è fondamentale prenotare con largo anticipo

Saintes-Maries-de-la-Mer è la base ideale per chi cerca il contatto diretto con la natura senza rinunciare alle comodità. Arles, invece, è la scelta perfetta per chi ama la storia e la cultura, con i musei, i mercati e la sua instancabile scena gastronomica. Per chi desidera un’esperienza autentica, non mancano i mas, le tradizionali case rurali trasformate in agriturismi, spesso legati all’allevamento dei cavalli o alla vita dei gardians. Accanto a queste strutture, negli ultimi anni sono sorti anche boutique hotelche uniscono benessere, design e attività locali.

Cosa mangiare in Camargue

La tavola della Camargue racconta la sua doppia anima, distesa tra terra e mare, con piatti che riflettono la tradizione mediterranea e le influenze provenzali. Tra le specialità da non perdere spiccano la gardianne de taureau, un intenso stufato di carne di toro cotto lentamente nel vino rosso; la bouillabaisse, ricca zuppa di pesce che profuma di mare; la brasucade di cozze, preparate alla griglia e insaporite da erbe locali; e ancora anguille al forno e baccalà alla provenzale, piatti che evocano antiche ricette contadine

Tra i protagonisti assoluti delle tavole ci sono anche il riso della Camargue, apprezzato per la sua qualità e varietà, e il raffinato fleur de sel, raccolto a mano nelle saline e conosciuto come il “tesoro bianco” della regione. Non mancano poi i vini del Rodano o del Languedoc, compagni ideali di queste preparazioni robuste e aromatiche. Senza dimenticare il vin de sable della Camargue, un vino che cresce sulle dune e si fortifica con il sole, il vento e la salsedine.

Come arrivare in Camargue e come muoversi

In aereo: gli scali più pratici sono l’aeroporto di Nîmes (a 20 km) e quello di Marsiglia Provence (a 75 km), entrambi serviti da voli internazionali.

In treno: si può arrivare ad Arles, ben collegata con la rete ferroviaria, per poi proseguire in autobus o taxi

In auto: la strada D570 collega direttamente Arles – facilmente accessibile dall’autostrada A54 – a Les Saintes-Maries-de-la-Mer, attraversando scenari spettacolari tra stagni e saline. Dal Nord Italia, invece, si può viaggiare comodamente in auto – circa 500 km da Milano e 350 km da Torino, attraverso l’autostrada A10 e, oltre confine, l’Autoroute du Soleil.

Arrivati in Camargue ci si accorge subito che le distanze, qui, hanno un altro ritmo. L’auto è utile per spostarsi tra villaggi, saline, spiagge e parchi naturali, ma il segreto per entrare davvero nello spirito di questa terra è abbandonarla presto. Basta lasciarla in uno dei parcheggi e continuare a piedi, in sella a una bicicletta che segue i canali o, meglio ancora, a cavallo, affiancati dai gardians lungo i sentieri che si perdono tra dune e lagune.

In Camargue ci sono diversi itinerari adatti a ogni viaggiatore: al Pont de Gau, ad esempio, passerelle di legno e due circuiti ad anello (2,6 e 4,3 km) attraversano stagni e paludi dove fenicotteri, aironi e ibis si lasciano osservare da pochi passi di distanza, indifferenti allo sguardo umano.

Chi preferisce le due ruote può noleggiarle facilmente ad Arles, Saintes-Maries-de-la-Mer o Aigues-Mortes e pedalare immerso in un paesaggio che alterna saline bianchissime e campi di riso. E poi ci sono i maneggi lungo la D570, che organizzano cavalcate lente, perfette per scoprire le paludi da una prospettiva inedita.

Conoscevate già la Camargue? L’avete già visitata o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!

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