
Museo dell’Arte Salvata: la rinascita dell’Aula Ottagona con la mostra “Nuovi recuperi”
Oltre 100 reperti archeologici tornano a Roma grazie alle operazioni del Comando Carabinieri TPC. Un percorso che racconta storie di traffici illeciti, restituzioni e diplomazia culturale.
Il patrimonio culturale non è soltanto un’eredità del passato, ma una responsabilità collettiva e attuale. Quando viene minacciato da guerre, calamità naturali o traffici illeciti, la sua tutela diventa una sfida etica oltre che giuridica. In questo scenario, il Museo dell’Arte Salvata, inaugurato nel 2022 nell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano a Roma, si presenta come presidio di memoria e legalità, dedicato alle opere d’arte recuperate e sottratte ai traffici illeciti o al degrado.
Dopo una chiusura temporanea, il museo ha riaperto il 26 giugno 2025 con un nuovo allestimento dal titolo “Nuovi recuperi”, che riunisce oltre cento reperti archeologici restituiti all’Italia tra il 2022 e il 2025. C’è tempo fino al 31 agosto per ammirare queste reperti gratuitamente: un’occasione preziosa per scoprire le storie nascoste dietro ogni opera salvata.
Indice
Un museo unico: etica, tutela e innovazione
Nato sotto l’egida del Ministero della Cultura, con il sostegno della Direzione Generale Musei, il Museo dell’Arte Salvata fa parte del circuito del Museo Nazionale Romano, insieme alle sedi di Palazzo Massimo, Palazzo Altemps, Crypta Balbi e alle Terme di Diocleziano.
La sua unicità risiede nelle esposizioni temporanee, che cambiano seguendo il ritmo delle indagini e dei rimpatri, raccontando al pubblico storie di sottrazioni e di salvataggi, prima che i manufatti vengano restituiti ai territori di origine.
L’allestimento, basato su teche e pannelli modulari, consente un costante rinnovamento dello spazio, accogliendo nuovi reperti provenienti da sequestri giudiziari, restituzioni volontarie e accordi di diplomazia culturale.



Collocato all’interno dell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano – un tempo Planetario di Roma – il museo dialoga con un’architettura che già di per sé è testimonianza di stratificazioni storiche. La sala, caratterizzata da una pianta quadrata esterna e ottagonale interna, fu probabilmente utilizzata come frigidarium secondario in età imperiale. Nel Novecento ospitò il Planetario cittadino, rimosso nel 1987. Oggi questa stessa struttura diventa luogo di riflessione sul valore della tutela.
La mostra “Nuovi recuperi”: archeologia e indagini in dialogo
Curata da Alfonsina Russo, Sara Colantonio e Maria Angela Turchetti, la nuova esposizione documenta tre anni di operazioni di recupero svolte tra il 2022 e il 2025 dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Restauro, il Dipartimento per la valorizzazione e una rete internazionale di enti scientifici e giuridici.
Oltre 100 reperti archeologici, databili dal IX secolo a.C. al III secolo d.C., testimoniano non solo la grandezza delle civiltà etrusca, romana e magno-greca, ma anche la complessità delle indagini che ne hanno permesso il ritorno in Italia. Tra i pezzi più significativi figurano un gruppo di urne etrusche policrome e due sarcofagi, databili tra il III e il II secolo a.C., provenienti da scavi illeciti nell’area di Città della Pieve, ricondotti alla necropoli della famiglia Pulfna e restituiti grazie a un’operazione coordinata dalla Procura di Perugia.
Un’altro manufatto di spicco è una statua bronzea di età ellenistica, recuperata in Belgio nell’operazione “Fenice” del 2023, raffigurante un togato con iscrizione dedicatoria etrusca.
Seguono alcune lastre ceretane a figure dipinte, databili tra VI e V secolo a.C., trafugate a Cerveteri, sequestrate a Ginevra e riemerse a New York, riconducibili alla stessa serie individuata nell’operazione “Antiche dimore”. È esposta anche una selezione di reperti da contesti internazionali come Siria, Iraq ed Egitto: amuleti in faience, sculture, stoffe copte e figurine votive, in attesa di restituzione ai Paesi d’origine.
Infine, un’intera sezione è dedicata alle restituzioni volontarie da parte di privati collezionisti, come il caso emblematico delle cinque maschere teatrali in marmo del I secolo d.C., rientrate dagli Stati Uniti grazie alla collaborazione del Consolato italiano a New York.



Tecnologia e tutela: il ruolo dell’IA nelle indagini
Uno degli aspetti più innovativi del percorso riguarda le metodologie di indagine. Accanto alla Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, il sistema S.W.O.A.D.S., basato sull’intelligenza artificiale, consente oggi di incrociare immagini e dati investigativi per rintracciare opere disperse nel traffico illecito.
Il Museo dell’Arte Salvata è, prima di tutto, un manifesto culturale: ribadisce che la tutela del patrimonio non è un’esigenza occasionale, ma un dovere civico. Ogni reperto racconta non soltanto un frammento di storia antica, ma anche la fragilità della memoria collettiva e la necessità di proteggerla.
Avete già visto la mostra “Nuovi recuperi” al Museo dell’Arte Salvata di Roma o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!
Informazioni utili per la visita
Indirizzo: Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano. Via Giuseppe Romita, 8, 00185 Roma (RM)
Orari: visitabile dal 26 giugno 2025 al 31 agosto 2025 da martedì a domenica dalle 11:00 alle 19:00. Chiuso il lunedì.
Biglietti: ingresso gratuito.