
Abbazia di Sénanque: tra spiritualità, lavanda e storia in Provenza
Cosa vedere nell’Abbaye Notre-Dame de Sénanque, cuore cistercense del Luberon.
Situata in una tranquilla valle del Luberon, a pochi passi dal pittoresco borgo di Gordes – classificato tra Les Plus Beaux Villages de France – l’Abbaye di Notre-Dame de Sénanque rappresenta una delle icone più autentiche della Provenza. Edificata come quarta abbazia cistercense della regione, dopo Le Thoronet, Silvacane e Aiguebelle.
Ogni estate i campi di lavanda che la circondano esplodono di colore, ma il fascino dell’abbazia non si limita al paesaggio: l’edificio, considerato uno degli esempi meglio conservati di architettura cistercense, conquista per la purezza delle forme, la pietra chiara che cattura la luce e l’armonia con la natura circostante.
Indice
Cenni storici sull’Abbaye Notre-Dame de Sénanque
Fondata il 23 giugno 1148 da monaci provenienti dall’abbazia di Mazan, nell’Ardèche, Sénanque divenne abbazia autonoma nel 1150. Costruita in una valle isolata attraversata dal piccolo corso d’acqua Sénancole, la sua posizione rispondeva perfettamente alle regole cistercensi: silenzio, isolamento e autosufficienza agricola.
Grazie alle donazioni delle famiglie nobili locali, in particolare i Simiane e i signori di Venasque, l’abbazia conobbe un periodo di prosperità. Già nel 1152 la comunità era talmente numerosa da fondare un’altra abbazia nel Vivarais. Nel Duecento e Trecento possedeva mulini, ospizi e granai che ne facevano uno dei centri monastici più influenti della Provenza.
Nonostante la ricchezza accumulata, i secoli successivi furono segnati da difficoltà: nel XIV secolo la disciplina monastica si allentò e le vocazioni diminuirono. Nel 1544, durante le guerre di religione, i monaci furono massacrati e parte del complesso venne incendiato dai valdesi.
Con la Rivoluzione francese del 1791, l’abbazia fu venduta come bene nazionale. Fortunatamente l’acquirente decise di preservarla, evitando la distruzione.
Nel 1857 l’abbazia fu riacquistata da Dom Barnouin, abate di Lérins, che avviò importanti lavori di restauro e vi trasferì decine di monaci. Tuttavia, a causa delle leggi anticlericali, la comunità fu nuovamente espulsa nel 1903.



Un nuovo capitolo si aprì nel 1969 grazie a un accordo con l’imprenditore Paul Berliet, che finanziò il restauro e trasformò Sénanque in un centro culturale frequentato da artisti, storici e intellettuali. Solo nel 1988 i monaci cistercensi tornarono a vivere stabilmente nell’abbazia, riportandola alla sua funzione originaria.
Ancora oggi l’abbazia ospita una piccola comunità di monaci cistercensi che vivono secondo la regola, alternando preghiera e lavoro. Qui i monaci si dedicano all’apicoltura, alla raccolta delle olive e alla distillazione della lavanda che cresce intorno al monastero. Le giornate sono scandite da sette momenti di preghiera e i pasti, semplici e frugali, vengono consumati in silenzio.
Nel 2018 i monaci hanno lanciato un appello per raccogliere fondi destinati al restauro della chiesa abbaziale, minacciata da gravi cedimenti.
Cosa vedere nell’Abbaye Notre-Dame de Sénanque
Il dormitorio: silenzio e disciplina
Varcata la soglia dell’abbazia, il percorso inizia con una sala introduttiva che accompagna il visitatore alla scoperta delle origini di Sénanque e del ruolo che il movimento cistercense ebbe nella storia europea. Da lì si prosegue verso il dormitorio.
Costruito attorno al 1200, il dormitorio comune si estende per oltre 30 metri al piano superiore. Dodici finestre semicircolari lo illuminano, mentre un rosone a dodici lobi richiama quello della facciata meridionale della chiesa.
Due scale collegavano questo spazio al chiostro e alla chiesa, permettendo ai monaci di partecipare alle funzioni notturne. Qui la regola imponeva silenzio assoluto e disciplina rigorosa: i monaci dormivano vestiti, su semplici pagliericci, in uno spazio condiviso.
Con il tempo, soprattutto dal XIV secolo, le esigenze mutarono: furono realizzate piccole celle individuali, inizialmente come eccezione, poi approvate ufficialmente da papa Martino V, fino a diventare un modello per altri monasteri.
La chiesa abbaziale: cuore pulsante della comunità
Dal dormitorio si accede alla chiesa abbaziale, completata nel 1220, cuore della vita monastica. I monaci vi si recano sette volte al giorno per celebrare l’Ufficio Divino.
La sua architettura, sobria ed essenziale, è un perfetto esempio di romanico cistercense: linee armoniose, proporzioni pure e un forte valore simbolico. La pianta a croce latina, i gradini che conducono al presbiterio, la cupola che richiama i quattro Vangeli e la rappresentazione della Santissima Trinità nell’impianto architettonico trasformano lo spazio in un’autentica esperienza di fede.



Il chiostro: simbolo di cielo e silenzio
Considerato dai monaci come una rappresentazione della Gerusalemme Celeste, il chiostro è l’anima dell’abbazia. Non presenta aperture verso l’esterno: l’unica via verso l’infinito è il cielo, inteso come luce e presenza divina.
Centro attorno al quale si sviluppano tutti gli edifici, il chiostro è un soprattutto luogo di meditazione, di lectio divinae di cammino contemplativo. Al centro, un piccolo giardino ornamentale offre alla comunità una lezione di armonia e semplicità attraverso la bellezza naturale.
Ogni galleria aveva, e in parte conserva, un ruolo preciso: la galleria orientale, accanto alla chiesa, era destinata alle pratiche spirituali; quella settentrionale, dedicata alla lettura, custodiva l’armarium, l’armadio dei preziosi volumi che venivano chiusi a chiave dopo la preghiera della Compieta; la galleria occidentale, adiacente al refettorio, serviva alle attività corporali: qui si trovava il lavabo per lavarsi prima dei pasti e, poche volte l’anno, vi si svolgevano rasature e tonsure. Infine, la galleria meridionale, che un tempo conduceva agli spazi dei conversi – oggi sostituiti da alloggi – era usata soprattutto per processioni e spostamenti.
La sala capitolare: il luogo delle decisioni
La sala capitolare, risalente al XII secolo, era l’ambiente dove la comunità si riuniva quotidianamente. Per accedervi, occorre scendere tre gradini, simbolo di umiltà. Le panche in pietra correvano lungo le pareti, con il posto d’onore al centro riservato all’abate.
Le sei volte a crociera garantivano un’acustica perfetta, permettendo a tutti di ascoltare senza sforzo la lettura della Regola di San Benedetto. In questo spazio si discutevano questioni comunitarie, si prendevano decisioni e si svolgevano riti importanti come l’elezione dell’abate o la veglia per un monaco defunto.
La sala capitolare era anche il luogo della riconciliazione: durante il “capitolo delle colpe”, i monaci confessavano le proprie mancanze, ricevendo il perdono fraterno.
La sala caldaie: il rifugio dal freddo e luogo di lavoro
Conosciuta come “chauffoir”, la sala caldaie fu costruita tra il 1185 e il 1200 ed era uno dei pochi ambienti riscaldati dell’abbazia, insieme alla cucina. Qui i monaci si dedicavano alla lettura, alla meditazione, al lavoro manuale e all’istruzione dei novizi.
Lo spazio ospitava anche lo scriptorium, dove venivano redatti documenti, corrispondenze e copie di testi. Ancora oggi è visibile il grande camino romanico del XII secolo, con cappa conica e architrave all’altezza degli occhi. Al centro della sala, un unico pilastro regge la volta, decorato con foglie e gigli capovolti, simbolo della devozione mariana.
Secondo la regola, quattro volte l’anno vi si praticava anche il salasso sugli anziani. Oggi lo “chauffoir” è utilizzato durante la veglia pasquale, quando le candele vengono accese con il fuoco dell’antico focolare.
I segni lapidari: firme di pietra
Un elemento affascinante dell’abbazia sono i quasi 2.700 segni lapidari incisi dai maestri scalpellini. Queste incisioni, spesso raffinate ed eleganti, servivano a identificare il lavoro di ciascun artigiano, garantendo la remunerazione.
Le lettere e i simboli scolpiti documentano una ricerca estetica particolare: alcuni, come la “M” o la “R”, presentano linee spezzate di notevole qualità. Oltre alla funzione pratica, diventavano vere e proprie firme, lasciando una traccia duratura degli artigiani che contribuirono alla costruzione dell’abbazia.



Quando andare all’Abbaye Notre-Dame de Sénanque e altre informazioni utili per visitarla
Simbolo iconico della Provenza, i campi di lavanda che circondano l’abbazia di Sénanque non hanno origini antiche: la loro coltivazione iniziò solo negli anni ’60 del Novecento, quando i monaci decisero di sostituire i tradizionali terreni agricoli destinati a patate e cereali con il fiore viola per eccellenza.
Oggi, tra la fine di giugno e i primi di luglio, questo angolo appartato del Luberon si trasforma in una delle scenografie più fotografate al mondo. Per proteggere le colture non è consentito l’accesso diretto ai campi, così come è vietato l’uso dei droni, ma la vista d’insieme è talmente suggestiva che basta un colpo d’occhio per restare senza fiato.
Qui viene coltivato soprattutto il lavandin, un ibrido resistente che prospera in altura e che i frati trasformano in oli essenziali e prodotti artigianali venduti nella boutique dell’abbazia: dai profumi alle fragranze, fino a biscotti e caramelle balsamiche. Il momento clou è la fioritura, in genere tra il 20 giugno e il 10 luglio, anche se le date possono variare in base al clima: per non rischiare di arrivare troppo presto o troppo tardi, è consigliabile consultare i canali ufficiali, come Routes Lavande.
L’abbazia è aperta tutto l’anno e si può visitare sia con una guida (in francese e della durata di circa un’ora) sia in autonomia grazie all’HistoPad, un tablet multilingue che permette di fare un viaggio indietro nel tempo fino al XII secolo e scoprire la quotidianità dei monaci cistercensi.
Per rispetto del luogo sacro è richiesto un abbigliamento sobrio, con spalle coperte e si raccomanda di mantenere silenzio durante la visita.
Indirizzo: Abbaye de Sénanque, 84220 Gordes, Francia
Orari: aperta da lunedì a sabato dalle 09:45 alle 18:15. La domenica dalle 11:00 alle 18:15.
Biglietto: 8€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità e gli orari stagionali, consultare il sito ufficiale.
Come raggiungere l’Abbaye Notre-Dame de Sénanque
In aereo: gli scali aerei di riferimento sono Avignon e Marsiglia: da lì basta imboccare la D900 in direzione Gordes e seguire le indicazioni per l’abbazia, tra i campi di lavanda e le dolci colline provenzali.
In auto: l’abbazia da Gordes dista appena 5 chilometri e si raggiunge percorrendo la strada dipartimentale D177, ideale se si dispone di un’auto propria o a noleggio. All’ingresso è disponibile un parcheggio gratuito a pochi minuti a piedi dal complesso monastico.
A piedi: chi ama camminare può lasciare l’auto nel borgo di Gordes e seguire un sentiero panoramico che conduce all’abbazia in circa 30-45 minuti.
Conoscevate già l’Abbaye Notre-Dame de Senaque? L’avete già visitata o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!