
Carole A. Feuerman a Roma: il corpo come linguaggio universale del superrealismo contemporaneo
La prima grande antologica italiana a Palazzo Bonaparte celebra oltre cinquant’anni di carriera dell’artista americana.
Dal 4 luglio al 21 settembre 2025, Roma celebra l’arte di Carole A. Feuerman, una delle massime esponenti del superrealismo contemporaneo. Palazzo Bonaparte ospita infatti “Carole A. Feuerman. La voce del corpo”, la prima grande antologica italiana dedicata all’artista statunitense, riconosciuta a livello internazionale per le sue sculture iperrealiste, che indagano la fragilità e la forza della condizione umana.
La mostra, curata da Demetrio Paparoni e prodotta da Arthemisia in collaborazione con la Feuerman Sculpture Foundation, raccoglie oltre 50 opere tra sculture, disegni, fotografie e un’installazione site-specific, delineando un percorso che attraversa più di cinque decenni di attività.
Indice
Carole A. Feuerman: il corpo come strumento di narrazione
Carole A. Feuerman è una delle protagoniste indiscusse dell’iperrealismo americano, corrente di cui fu tra le fondatrici negli anni Settanta, insieme a Duane Hanson e John D’Andrea. Nata e attiva tra New York e la Florida, l’artista ha dedicato la sua carriera alla rappresentazione minuziosa del corpo umano, trasformando la scultura in un’esperienza quasi fotografica, capace di restituire la fisicità con un’impressionante verosimiglianza.
Nella poetica di Feuerman, il corpo umano diventa un alfabeto universale capace di raccontare emozioni, traumi, desideri e tensioni sociali. Atleti, bagnanti, ballerini e figure femminili emergono dalle sue opere come presenze sospese tra realismo estremo e dimensione interiore, offrendo allo spettatore un dialogo intimo e complesso.
Ogni dettaglio – dalla goccia d’acqua che scivola sulla pelle a un gesto appena accennato – si trasforma in simbolo visivo di equilibrio e introspezione. La scultura, lungi dall’essere mera rappresentazione, diventa per l’artista strumento di narrazione, capace di trasformare l’osservazione in riflessione.
Le prime opere degli anni Settanta, spesso incentrate su frammenti corporei femminili contraddistinti da una forte carica erotica, si inseriscono nel clima del postmodernismo e dialogano con le istanze dei movimenti femministi.



Negli anni successivi, Feuerman evolve verso un linguaggio ancora più raffinato, in cui la materia – resina, bronzo, silicone, acciaio inox e vernici policrome – diventa carne viva, quasi pronta a prendere vita sotto lo sguardo dello spettatore.
Questa trasformazione porta l’artista a concepire opere monumentali e iperrealiste, ma sempre legate a un’intensa dimensione interiore: corpi che nuotano, si abbandonano al silenzio o si rifugiano in accessori simbolici, come una cuffia da nuotatrice o una scarpetta da ballerina, che ne amplificano il valore narrativo ed emotivo.
La sua opera invita così a una lettura stratificata: da un lato il fascino immediato del realismo estremo, dall’altro una riflessione sulla condizione umana contemporanea, dove il corpo stesso diventa superficie simbolica e memoria vivente.
L’autorevolezza della Feuerman è testimoniata dalle numerose collaborazioni con istituzioni di prestigio, come il Metropolitan Museum of Art, il Solomon R. Guggenheim Museum e la Columbia University, oltre alla creazione nel 2011, della Carole A. Feuerman Sculpture Foundation, nata per sostenere e diffondere l’arte iperrealista. Le sue opere hanno trovato spazio in esposizioni storiche, tra cui An American Odyssey 1945-1980 e sono oggi custodite nei più importanti musei internazionali, dallo State Hermitage al Bass Museum, nonché in collezioni private di figure di rilievo mondiale, come quelle di Hillary Clinton e di Henry Kissinger. Riconoscimenti come il “Best in Show” alla Biennale Internazionale di Pechino e il “Premio Lorenzo il Magnifico” alla Biennale di Firenze confermano la portata internazionale di un percorso artistico che ha ridefinito i confini tra realtà e illusione.
Dalle origini all’affermazione: tra Pop Art, iperrealismo e una poetica liquida
Il percorso espositivo a Palazzo Bonaparte evidenzia come le prime opere della Feuerman affondino le radici nella cultura visiva degli anni Sessanta e Settanta, epoca segnata dalla Pop Art. Pur condividendone l’attenzione per la quotidianità e la ripetizione delle forme, l’artista se ne distacca per abbracciare un realismo estremo, quasi ossessivo, che esalta i dettagli della pelle, l’umidità dell’acqua, la tensione dei muscoli. Questo orientamento diventa cifra distintiva nelle celebri figure di nuotatrici e atleti, sculture monumentali che dagli anni Novanta conquistano spazi pubblici e piazze internazionali.
Feuerman – come già sottolineato – attribuisce al corpo un valore comunicativo profondo. Non si limita a riprodurne la forma, ma lo frammenta, lo isola, ne studia i dettagli come se fossero storie a sé stanti. I primi calchi dal vivo – mani intrecciate, gambe e piedi – non sono semplici esercizi tecnici: sono testimonianze di relazioni ed emozioni. La frammentazione apre infinite possibilità narrative, invitando lo spettatore a completare il racconto con la propria immaginazione.
Il tema dell’acqua attraversa gran parte della produzione di Feuerman. Le sue bagnanti, perfettamente scolpite e talvolta sospese in equilibrio precario, incarnano un’idea di forza e vulnerabilità insieme. L’acqua, elemento rigenerante e vitale, è anche metafora di trasformazione: lucida la pelle, ne amplifica la luminosità e la purifica. Non è un caso che la prima nuotatrice, realizzata alla fine degli anni Settanta, sia nata da un ricordo personale, da una visione folgorante che trasforma un gesto quotidiano in un’icona di sensualità.



L’opera “EN 2-1278” rappresenta un punto di svolta nella carriera dell’artista, segnalando un interesse verso temi sociali e politici. Ispirata al dramma degli immigrati cubani in fuga verso la libertà, la scultura raffigura una scena sospesa tra salvezza e disperazione: un uomo e una donna aggrappati a una camera d’aria, senza volto, simboli di un’umanità anonima e universale. L’enigmatico titolo, un numero di telefono, introduce una tensione narrativa che lascia aperti interrogativi e ne moltiplica i significati.
Tra le opere più recenti spicca “Mitologie Individuali”del 2025, un’installazione site specific – presentata per la prima volta al pubblico in occasione della mostra a Palazzo Bonaparte – che riunisce calchi, frammenti e studi di corpi, disposti in una struttura modulare in acciaio specchiante, progettata con il designer italiano Marcello Panza. Questa composizione verticale è un archivio emotivo, una costellazione di storie personali che riaffiorano attraverso dettagli anatomici, superfici ruvide e tracce di intimità. L’opera si colloca tra scultura e memoria, rinnovando la riflessione sul tempo e sulla persistenza dell’esperienza umana.
Feuerman non nasconde la propria fascinazione per la ripetizione, tratto ereditato dalla Pop Art ma rielaborato in chiave concettuale. Per l’artista, reiterare una forma significa sottrarla alla cronologia, trasformarla in presenza costante. Così il suo lavoro sfugge a una lettura evolutiva lineare e assume una dimensione ciclica, dove ogni opera dialoga con le precedenti e le successive in un continuum senza inizio né fine.
L’opera di Carole A. Feuerman è un manifesto contro ogni riduzione del corpo a oggetto passivo. Sin dagli esordi, le sue sculture femminili celebrano la forza, l’autonomia e la sensualità come affermazione di libertà, in sintonia con i movimenti femministi che hanno attraversato la seconda metà del Novecento. Il suo realismo diventa strumento di indagine sociale e poetica del frammento. La voce del corpo è, in questo senso, un titolo emblematico: nelle sculture di Feuerman, il corpo non tace, ma racconta storie universali di bellezza, desiderio e sopravvivenza.



Dopo Roma, le opere dell’artista approderanno a prestigiosi contesti internazionali, dal Michigan Avenue di Chicago al Heydar Aliyev Center di Baku, confermando la risonanza globale della sua ricerca.
La mostra “Carole A. Feuerman. La voce del corpo” è l’occasione per analizzare mezzo secolo di sperimentazione artistica, evidenziando come il corpo umano, nella sua fragilità e potenza, possa diventare specchio della società e metafora universale dell’esistenza.
Avete già visto al mostra “Feuerman. La voce del corpo” a Palazzo Bonaparte a Roma o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!
Informazioni utili per la visita
Indirizzo: Palazzo Bonaparte - Piazza Venezia, 5, 00186 Roma (RM)
Orari: visitabile dal 4 luglio al 21 settembre tutti i giorni dalle 10:00 alle 20:00.
Biglietti: 16,50€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità, consultare il sito ufficiale.

