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  >  Lifestyle   >  Eventi   >  Antonio Ligabue e “I misteri di una mente” creativa al Museo Storico della Fanteria di Roma
Al Museo Storico della Fanteria di Roma il mondo tormentato e creativo dell’artista Antonio Ligabue.

Dal 28 settembre 2024 al 12 gennaio 2025, la mostra “Antonio Ligabue. I misteri di una mente” – presso il Museo Storico della Fanteria di Roma – porta al pubblico una nuova, intensa lettura dell’artista dalle molteplici sfumature, che ha segnato il Novecento italiano. Organizzata da Navigare Srl con il patrocinio della Regione Lazio e della Città di Roma, questa esposizione si propone di svelare il tormentato e singolare universo di Ligabue, artista affascinante e irregolare, animato da una mente inquieta che ha saputo convertire il proprio caos interiore in forme potenti e visionarie.

Antonio Ligabue: una vita di tormento e rivalsa artistica

Antonio Ligabue nacque a Zurigo nel 1899 da genitori italiani, ma il suo destino fu segnato sin dall’infanzia da tragedie familiari che lo avrebbero segnato indelebilmente: la madre morì quando aveva appena quattro anni e il padre lo abbandonò poco dopo, facendogli vivere un’infanzia tra famiglie adottive e instabilità. La sua natura ribelle e la difficoltà a integrarsi lo condussero presto in istituti psichiatrici, dove passò lunghi periodi. Fu proprio in questi anni di isolamento che la pittura divenne per lui una via di fuga, un modo per dar voce al dolore e trasformare la sofferenza in creatività. Ligabue creava da solo i colori per i suoi quadri, utilizzando terra, foglie e rifiuti.

Antonio Ligabue, Lepre, 1957-1958 | © Serena Annese
Sculture nella mostra Antonio Ligabue. I misteri di una mente| © Serena Annese
Antonio Ligabue, particolare di La Caccia, 1955 | © Serena Annese

Inizialmente Ligabue si dedicò alla scultura, plasmando l’argilla lungo le rive del Po, con una sorprendente perizia istintiva, benché non avesse una formazione accademica. L’artista, non compreso dai suoi contemporanei,  veniva chiamato “el Matt” ed era spesso oggetto di scherno e incomprensione, ma la sua dedizione non vacillò. Passò poi alla pittura, trasformando i suoi tormenti interiori in una vera e propria forma di terapia: la sua opera divenne così espressione di un linguaggio primitivo e potente, carico di emotività e spontaneità.

La carriera di Ligabue conobbe una svolta decisiva nel 1928, quando conobbe Renato Marino Mazzacurati, pittore e scultore che divenne una figura di riferimento per l’artista. Fu Mazzacurati a offrirgli uno spazio per lavorare e a insegnargli i rudimenti della pittura, segnando l’inizio della sua ascesa nel mondo dell’arte contemporanea. La notorietà per Ligabue arrivò solo nel 1948, al suo terzo e ultimo rilascio dall’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia: critici e galleristi iniziarono finalmente a interessarsi alla sua opera e da allora il suo stile, affinato, conquistò sempre più consensi. Non riuscì, però, a godersi il successo della sua arte, perché morì pochi anni dopo, nel 1965.

Opere che rispecchiano il turbamento interiore

L’arte di Ligabue è un riflesso crudo della sua tormentata interiorità. Nei suoi quadri, figure di animali feroci e paesaggi della campagna emiliana si alternano con autoritratti che rivelano tutta la sua solitudine e profonda connessione con la natura. Le pennellate vigorose e i colori intensi della sua pittura catturano lo sguardo dell’osservatore, trasportandolo in un mondo viscerale ed emozionale. L’artista ha lavorato prevalentemente con oli su tela, ma il suo talento è evidente anche nelle sculture, disegni e puntesecche, con un’abilità che supera qualsiasi confine accademico.

Antonio Ligabue, Testa di Tigre, 1950 | © Serena Annese
Antonio Ligabue, Leone e Leonessa, 1935 | © Serena Annese
Antonio Ligabue, Tacchini, 1958-1959 | © Serena Annese

Gli autoritratti occupano un ruolo centrale nell’opera di Ligabue, mostrando la sua costante ricerca di identità e la necessità di confrontarsi con il proprio riflesso. I suoi autoritratti raccontano di una sofferenza esistenziale che emerge in modo inesorabile, con occhi che sembrano sfuggire al mondo circostante, intrappolati in un altrove che pare inaccessibile a chiunque altro. Lo spettatore è invitato a scrutare un uomo che ha reciso i legami con la realtà e che ha trovato nella pittura un rifugio di dignità e riaffermazione personale.

Una profonda analisi dell’arte di Ligabue

L’esposizione – curata da Micol Di Veroli, Dominique Lora e Vittoria Mainoldi – è suddivisa in cinque sezioni tematiche che esplorano i soggetti prediletti dall’artista: “Animali da cortile”, “Animali selvaggi”, “Cani”, “Animali da bosco” e “Autoritratti, fiori e campagne”. Ogni opera rivela la complessa natura di Ligabue, dalla ferocia degli animali – spesso raffigurati nel momento in cui stanno per piombare sulla preda – alla delicatezza delle campagne e ai paesaggi svizzeri che ricordano la sua terra natale. La sua rappresentazione degli animali selvatici, in particolare, incarna una tensione espressionista e una violenza primordiale che riflette il tumulto interiore dell’artista e – in senso più ampio – la condizione umana.

La mostra include 74 opere – datate tra la fine degli anni Venti e i primi anni Sessanta del Novecento, prestiti di tre collezioni private di Reggio Emilia, di Parma e di Roma – tra 18 dipinti a olio, 32 sculture, 3 disegni e 21 puntesecche, suddivise in un percorso cronologico e tematico. Tra i dipinti esposti c’è il celebre e bellissimo “Autoritratto” del 1957.

Le rappresentazioni ossessive di animali esotici e domestici rispecchiano la fragile e brutale natura umana, una fusione tra uomo e animale che rimanda alla primordiale e feroce battaglia per la sopravvivenza.

Antonio Ligabue, Autoritratto, 1957 | © Serena Annese
Antonio Ligabue, Stalla con Cavalli e Asino | © Serena Annese
Antonio Ligabue, Cane, 1940-1951| © Serena Annese

Antonio Ligabue è oggi uno dei grandi protagonisti dell’arte italiana del Novecento. Il suo lascito è intriso di forza espressiva, di un’energia che va oltre il tempo e che continua a ispirare nuove generazioni di artisti e appassionati. La mostra offre l’opportunità di avvicinarsi alla sua arte e alla sua storia, ricordandoci come la creatività possa sbocciare anche nelle menti più tormentate.

Avete già visto la mostra “Antonio Ligabue. I misteri di una mente” al Museo Storico della Fanteria di Roma o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!

Informazioni utili per la visita

Indirizzo: Piazza di S. Croce in Gerusalemme 9, 00182 Roma (RM)
Orari: visitabile dal 28 settembre 2024 al 12 gennaio 2025 dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 19:30; sabato, domenica e festivi dalle 9:30 alle 20:30. Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.
Biglietti: 15€ nei weekend e festivi / 13€ nei feriali.

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