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  >  Mostre   >  Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta. Violenza e seduzione nella pittura tra Cinquecento e Seicento. La mostra a Palazzo Barberini.
Palazzo Barberini ospita fino al 27 marzo una splendida mostra dedicata a "Guiditta e Oloferne" attraverso i dipinti di Caravaggio, Artemisia e altri artisti. 

Presso Palazzo Barberini fino al 27 marzo si sta svolgendo una mostra dal taglio monografico dedicata all’episodio di Giuditta e Oloferne – come noto, un tema molto caro a Caravaggio e ai Caravaggeschi – che raggruppa grandi capolavori e offre la possibilità di confrontare la resa del soggetto attraverso ben due secoli di storia.

La leggenda racconta di Giuditta, vedova della città di Betulia, che fu assediata dall’esercito di Oloferne, generale assiro. La donna si finse innamorata del nemico, che in sua compagnia si abbandonò ad un copioso banchetto in cui bevve fino ad ubriacarsi. Quando il generale assiro si addormentò, Giuditta prese la sua spada e gli tagliò la testa. Tornò con la testa del nemico alla città e acclamata come un’eroina; in questo modo gli Assiri spaventati fuggirono via.

La tensione emotiva di questo episodio è evidente nelle tele esposte in questa favolosa mostra in un interessante confronto tra i numerosi artisti che hanno fornito una loro versione del tema.

Con quest’esposizione si celebra anche l’anniversario di 50 anni dall’acquisizione da parte dello Stato Italiano e 70 anni dalla scoperta del celebre dipinto di Caravaggio Giuditta e Oloferne.
La tela fu ritrovata nel 1951 grazie al restauratore Pico Cellini, mentre aveva già avuto inizio la retrospettiva di Caravaggio a Milano, poi prorogata da Roberto Longhi per quella scoperta al fine di poter esporre anche questa magnifica opera.

Nelle 6 nuove sale al piano terreno di Palazzo Barberini sono state allestite 4 sezioni ognuna delle quali evidenzia un aspetto psicologico dell’episodio con diverse interpretazioni.
Ventinove sono i capolavori provenienti da musei di tutto il mondo, come la tela di Artemisia Gentileschi – custodita al Museo di Capodimonte a Napoli – o tele prestate dal Prado di Madrid o dal Kunsthistorisches di Vienna.

Percorrendo le quattro sezioni si effettua un viaggio temporale – dal XVI al XVII secolo – ed iconografico dell’episodio biblico.
La prima sezione esplora il contesto cinquecentesco; qui è esposta la versione di Tintoretto e la nuova visione del tema che fornisce il pittore veneziano.

Tintoretto e bottega, Giuditta e Oloferne, 1577-1578, olio su tela | © Serena Annese
Michelangelo Merisi, Giuditta e Oloferne, 1600-02, olio su tela | © Serena Annese

La seconda sezione è dominata proprio dalla tela di Caravaggio, con la sua capacità di creare un rapporto carico di pathos tra luce soffusa e ombre. Questo quadro fu dipinto agli inizi del XVII secolo su commissione del banchiere Ottavio Costa, gelosissimo della tela al punto da non mostrarla a nessun altro. Nonostante questa “segretezza” l’influenza che la tela ha avuto nel mondo dell’arte è evidente, come un limite ideale nella pittura tra un prima e un dopo.

La tela è al centro della sala e ai suoi lati vengono confrontati i primi artisti che hanno rappresentato l’acme dell’episodio. Tra i pittori ci cono Giuseppe Vermiglio e Louis Finson, benché su quest’ultimo ci siano alcuni dubbi sull’autografia dell’opera.

Louis Finson, Giuditta che decapita Oloferne, 1607, olio su tela | © Serena Annese
Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne, 1612, olio su tela | © Serena Annese

La terza sezione è dedicata alla massima interprete del soggetto biblico dopo Caravaggio, ovvero Artemisia Gentileschi, che insieme al padre Orazio lo ha interpretato più volte.
La pittrice si immedesima nell’eroina biblica restituendo l’immagine di una donna forte e coraggiosa. Così come Caravaggio fu tra i primi pittori a rappresentare il momento della decollazione, Artemisia ne restituisce invece una visione naturalistica.

Qui l’eroina – vestita con un ricco abito azzurro con accordi cromatici raffinati – sembra quasi ritrarsi come per sottolineare il suo distacco morale dall’orrendo assassinio che sta compiendo.

Senza dubbio la massima espressività, la pittrice la raggiunge nell’espressione di Oloferne: gli occhi sbarrati, la bocca semi aperta, il sangue che si riversa sulle bianche lenzuola di lino; tutto conferisce alla narrazione un ritmo drammatico. La pittura di Artemisia diviene pura azione.

Inoltre, lo sguardo fisso nel vuoto ricorda l’espressione di sgomento sul volto della testa decollata di Golia e sorretta da David in un’altro splendido esempio della pittura del Merisi, conservata alla Galleria Borghese di Roma.

Particolare di Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne, 1612, olio su tela | © Serena Annese
Orazio Gentileschi, Giuditta e la fantesca con la testa di Oloferne, 1621-24, olio su tela | © Serena Annese

Infine, la quarta e ultima sezione è dedicata al confronto tra il tema di Giuditta e Oloferne e quello di Davide e Golia, accumunati dall’epilogo della decollazione del tiranno. La decollazione si ricollega anche al tema del martirio di Giovanni Battista e l’episodio di Salomé, spesso anche confuso con quello di Giuditta nelle raffigurazione pittoriche.

La mostra è curata da Maria Cristina Terzaghi, considerata da molti la massima esperta italiana sulla pittura del Caravaggio e che ho avuto l’onore di incontrare come docente durante gli anni di studio in Storia dell’Arte – e a cui è attribuito anche il recente riconoscimento di una tela del Merisi, un Ecce Homo, che era stato messo all’asta a Madrid e che ora si trova al Museo del Prado per essere sottoposto a restauro e per accertarne la paternità.

Se amate la pittura di Caravaggio vi consiglio di leggere i libri scritti dalla professoressa Terzaghi, sempre molto accurati e frutto di anni di approfondite ricerche condotte insieme ad altri importantissimi conoscitori dell’artista milanese.

Guido Cagnacci, Giuditta consegna la testa di Oloferne alla fantesca, 1645, olio su tela | © Serena Annese
Particolare di Guido Cagnacci, Giuditta consegna la testa di Oloferne alla fantesca, 1645, olio su tela | © Serena Annese

Avete già visto la mostra Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta. Violenza e seduzione nella pittura tra Cinquecento e Seicento? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!

Informazioni

Indirizzo: via delle Quattro Fontane 13, 00184 Roma (RM).
Orari: Dal 26 novembre 2021 al 27 marzo 2022 dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 18:00 (ultimo ingresso un'ora prima dalla chiusura). Giorno di chiusura: lunedì, 25 dicembre e 1 gennaio. Nei weekend e nei giorni festivi è obbligatorio prenotare.
Biglietti: Il biglietto per la mostra è di 7€ per l'intero e 2€ per il ridotto. Il mio consiglio è di acquistare il biglietto cumulativo - se non avete mai visitato Palazzo Barberini e la Galleria Corsini - che prevede oltre l'ingresso alla mostra anche alle due gallerie valido per 20 giorni dal momento della timbratura. In questo caso il biglietto sarà di 15€ per l'intero e di 4€ il ridotto.
Sito web: https://www.barberinicorsini.org/evento/caravaggio-e-artemisia-la-sfida-di-giuditta-violenza-e-seduzione-nella-pittura-tra-cinquecento-e-seicento/
Come arrivare: Prendere la linea A della metro dalla Stazione Termini e scendere alla fermata Barberini; oppure le linee degli autobus: 53, 61, 62, 63, 80, 81, 83, 160, 492 e 590.

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