Villa Torlonia e la Serra Moresca a Roma: tra colori e arte orientale
Cosa vedere nella magnifica Villa Torlonia di Roma, tra i colori e le eleganti vetrate della Serra Moresca.
In un precedente articolo, avevamo esplorato Villa Torlonia e la sua affascinante Casina delle Civette. Oggi ci rechiamo alla scoperta di un’altra meraviglia del circuito dei Musei di Villa Torlonia: la Serra Moresca e le sue straordinarie vetrate, che evocano atmosfere lontane e suggestive.
Indice
La creazione della Serra Moresca
La Serra Moresca si trova sul lato est di Villa Torliona, proprio a pochi passi dalla Casina delle Civette. La sua costruzione, iniziata nel 1840, si deve all’architetto Giuseppe Jappelli, famoso per aver realizzato anche il Caffè Pedrocchi a Padova.
L’edificio fu realizzato per volere del principe Alessandro Torlonia – quarto figlio di Giovanni e di Anna Maria Schultheiss – il principale artefice della scalata al potere dei Torlonia. In quell’epoca la famiglia migliorò notevolmente la propria condizione sociale; i Torlonia divennero infatti dei potenti banchieri, dopo essere stati commercianti di stoffe e tessuti.
La funzione della Serra era quella di suscitare meraviglia negli ospiti, creando fin da subito un’associazione con le tipiche forme dell’arte araba che contraddistinguono, ad esempio, l’Alhambra di Granada. L’architetto s’ispirò infatti allo stile moresco, con l’intento di riproporre i motivi tipici dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. La struttura realizzata con ferro e ghisa rimanda, inoltre, ad un altro importante riferimento, la Palm House dei Kew Gardens di Londra.
La serra rimase integra fino al 1930, ma la sua fragile struttura non riuscì a resistere all’incuria e alle intemperie e questo ne causò la chiusura e il successivo abbandono, soprattutto in seguito all’esproprio della Villa nel 1977. Anni dopo, nel 2007, è iniziato un notevole restauro che ha permesso la riapertura del complesso lo scorso 8 dicembre. L’edificio fa parte di un ambizioso progetto unitario realizzato da Jappelli, insieme alla Torre Moresca, alla Grotta e ad un altro piccolo edificio sempre in stile moresco.
Le vetrate colorate: omaggio alla bellezza orientale
La struttura della serra ricorda, come vi dicevo, le moschee spagnole, infatti la parte inferiore delle pareti e i pilastri angolari sono dei chiari riferimenti alla Grande Moschea di Cordova. Le porte realizzate in ghisa, le vasche sostenute da leoni e i motivi decorativi rimandano invece all’Alhambra di Granada.
L’esterno si presenta scandito in sette scomparti da colonne in pietra albana decorate con graffiti moreschi e ogni scomparto è contraddistinto da splendide finestre policrome, che creano a seconda della luce naturale dei suggestivi giochi di luce.
L’ingresso è sul lato minore della serra e in origine aveva su entrambi i lati delle sculture in marmo raffiguranti due leoni, classico simbolo apotropaico. Inoltre, tale ingresso è sormontato da un arco con un frontone e delle stelle dorate in rilievo, un fondo blu e un’iscrizione in caratteri cufico-tamurei che recita: “Il Principe D. Alessandro e la nobilissima Teresa Torlonia“.
La decorazione della serra fu completata dal pittore padovano Giacomo Caneva, che fu anche tra i promotori della Scuola Romana di fotografia che si riuniva nello storico Caffè Greco di via Condotti.
L’interno ospitava piante esotiche sistemate all’interno di un cassettone con la terra e circondato da circa dodici colonne in legno che permettevano di sistemare alcune piante pensili in alto, facendole assomigliare a dei festosi drappi vegetali.
In origine il soffitto era in legno ed impreziosito da alcuni dipinti; in particolare l’architetto aveva realizzato un pannello mobile con dipinti in stile moresco sistemato sul lato settentrionale, ma secondo le fonti già nel 1905 la parete non era più presente e si menzionano delle vasche in travertino che raccoglievano l’acqua che fuoriusciva da un’anfora sorretta da una figura femminile, che è stata poi spostata per decorare un’altra fontana posta sul lato settentrionale del Casino del Principe, sempre all’interno di Villa Torlonia.
Al suo interno sono state di nuovo piantate le specie vegetali esotiche che la rendevano un luogo magico, come palme, aloe, ananas e agavi. Inoltre, al suo interno si svolgevano degli eventi, c’era infatti un vano seminascosto per ospitare l’orchestra.
La Grotta e la Torre Moresca: ricordi di un passato splendente
Dopo la Serra, il percorso di visita prosegue nella Grotta Moresca, una grotta artificiale realizzata sempre da Jappelli nel 1840, che fu però demolita in gran parte nel 1908. Oggi restano visibili solo l’ingresso, un piccolo ambiente collegato vicino alla scala elicoidale che porta in cima alla Torre e due grossi blocchi di tufo che reggevano in origine una passerella sopraelevata.
L’interno della grotta è decorato con finte stalattiti e stalagmiti coperte da muschi, con giochi d’acqua, piccole cascate e laghetti con fiori di loto e ninfee. Sopra l’ingresso corre la scritta: Nymphae Loci, ovvero il luogo della Ninfa, questo perché la grotta era dedicata proprio a Ninfa, un’antica divinità greca legata alla natura.
Purtroppo anche della torre restano solo alcune strutture murarie. L’esterno era decorato da dipinti che imitavano i mattoni che si alternavano a finestre tonde o a ferro di cavallo, motivi moreschi e vetri policromi.
Al suo interno si entrava percorrendo una scala elicoidale, mentre all’esterno vi era una scala in ferro che conduceva ad una loggia realizzata sopra la grotta.
Sappiamo, inoltre, che in origine l’interno era decorato con vetri colorati, stucchi dorati su sfondi blu oltremare e ghisa. Le finestre erano alternate a colonne con elementi arabi in argento e blu cobalto.
All’ultimo dei tre piani della torre si trovava una sontuosa sala da pranzo esagonale con un divano circolare che grazie ad un meccanismo veniva sollevato attraverso delle funi per essere sostituito da un tavolo imbandito proveniente dal piano inferiore dove si trovava anche la cucina; un effetto scenico che sbalordiva tutti gli ospiti e di cui restano solo poche tracce.
L’edificio Moresco minore: ultimo gioiello orientale
Infine, l’ultimo edificio parte del complesso era un’altra piccola struttura sempre in stile moresco, ma più piccola della Serra. La facciata presentava degli affreschi e un ingresso a ferro di cavallo. Al di sopra dell’accesso correva una scritta, ancora una volta in caratteri cufico-tamurei: “Scenda la benedizione di Dio sul Principe Alessandro Torlonia potente in Dio”.
Il restauro della Serra: un progetto di riscoperta e rinascita
Gli interventi di restauro che hanno permesso di riportare la Serra Moresca al suo originario splendore si sono svolti in due fasi, la prima – tra il 2007 e il 2013 – durante la quale è stato recuperato l’edificio, che versava in un grave stato di abbandono e degrado.
La seconda fase si è conclusa di recente con il ripristino dell’assetto originario dal punto di vista decorativo e strutturale e l’allestimento come spazio museale.
L’intervento – basato su un studio approfondito della storica documentazione fotografica, oltre che delle descrizioni dei luoghi di Giuseppe Checchetelli – è stato portato a termine grazie ai lavori condotti dalla Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura e su progetto dell’architetto Maria Cristina Tullio.
Conoscevate già la Serra Moresca? L’avete già visitata? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!
Informazioni utili per la visita
Indirizzo: Via Siracusa, 00161 Roma (RM).
Orari: Aperta dal 1 ottobre al 31 marzo dalle 10:00 alle 16:00. Dal 1 aprile al 30 settembre dalle 10:00 alle 19:00. Giorno di chiusura: lunedì. La serra resta chiusa nei mesi di luglio e agosto per ragioni climatiche.
Biglietti: 4€ l’intero / 3€ il ridotto e gratuito per i possessori della MIC Card.
Sito web: http://www.museivillatorlonia.it/it/notizie/apertura-al-pubblico-della-serra-moresca-di-villa-torlonia
Come arrivare: Prendere la linea B della metro da Termini e scendere alla fermata Bologna.