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Cosa vedere nel Bassin d’Arcachon in 2 giorni. I villaggi più belli dove trascorrere un weekend all’insegna del relax, della natura e del buon cibo.

La vita nel Bassin d’Arcachon scorre seguendo i ritmi lenti e inesorabili delle maree. Qui ogni giornata è scandita dall’attesa. L’attesa della giusta onda per la pesca, dell’acqua che sale o si ritrae, svelando paesaggi mutevoli e affascinanti.

Il Bassin d’Arcachon, incastonato nella costa della Gironda, è un angolo di Francia in continuo cambiamento, dove l’aria fresca e pulita, specialmente al mattino, infonde un senso di riconnessione energetica con la natura. Qui il profumo salmastro del mare si mescola al resinoso sentore delle pinete che circondano la baia. Il paesaggio circostante mescola elementi tipici della macchia mediterranea ad un paesaggio fortemente plasmato dalla dinamicità dell’oceano.

Le origini del bacino risalgono a tempi antichi. Da secoli, le maree governano la vita degli uomini, guidando i pescatori e modellando le dune dorate che si spingono fino alla maestosa Dune du Pilat, la più alta d’Europa.

In questo paesaggio quasi fiabesco, sono sorti pittoreschi villaggi di pescatori, testimoni di una vita semplice e autentica. Due giorni sono sufficienti per visitare il Bassin d’Arcachon, ma per assaporare a pieno i ritmi lenti della zona, suggerisco di trascorrere qualche giorno in più. 

PRIMO GIORNO

Gujan-Mestras: la capitale francese delle ostriche

La base ideale per un weekend nel Bassin d’Arcachon (in rapporto qualità-prezzo) è La Teste-de-Buch; dove noi abbiamo scelto un grazioso e intimo appartamento arredato in stile shabby chic. Il primo giorno ha inizio con una deliziosa colazione nella boulangerieAux Délices De Cédric” (13 Rue du Port), che propone una vasta scelta tra pasticcini, crostate e lievitati.

La prima destinazione è Gujan-Mestras, un villaggio che incarna perfettamente l’anima autentica del bacino e che ospita ben “sette porti dedicati all’ostricoltura”: La Hume, Meyran, Gujan, Larros, Le Canal, La Barbotière e La Mole. Questi porti si possono esplorare a piedi, percorrendo il sentiero costiero che li collega, una passeggiata di 7 km tra prati salmastri, viste mozzafiato sul bacino e “les pinasses” ormeggiate – le tradizionali imbarcazioni utilizzate dagli ostricoltori.

Il porto di Larros – il più famoso – è un piccolo gioiello per chi vuole immergersi nell’atmosfera viva della città e conoscere meglio l’arte dell’ostricoltura. Qui, si può visitare la “Maison de l’Huître”, un piccolo museo interattivo creato dagli ostricoltori locali per raccontare la storia e le tecniche di allevamento di questo pregiato mollusco.

Gujan-Mestras | © Serena Annese
Maison de l’Huître di Gujan-Mestras | © Serena Annese
Degustazione di ostriche e gamberi di Le Routioutou | © Serena Annese


Indirizzo: rue du Port de Larros, 33470 Gujan-Mestras
Orari: aperto tutto l’anno dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 18:00. Nei mesi di luglio e agosto tutti i giorni compresa la domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 18:30. Attenzione però perché la biglietteria chiude 1 ora prima.
Biglietto: 6,20€ / per verificare le condizioni di gratuità o riduzione e le eventuali variazioni dell’orario di apertura, consultare il sito ufficiale: www.maison-huitre.fr

Oltre all’ostricoltura, Gujan-Mestras offre un’ampia gamma di attività per tutta la famiglia: dalle spiagge – come la tranquilla spiaggia di Hume – ai percorsi ciclabili, campi da golf e persino un parco con animali e aree giochi.

Non si può salutare Gujan-Mestras senza concedersi prima una degustazione di ostriche fresche – proposta direttamente dai produttori – accompagnate spesso da gamberi e un calice di vino bianco. Il sapore è ineguagliabile, reso ancora più speciale dall’ambiente accogliente e festoso che circonda il villaggio. Tra le numerose “cabanes” dove fermarsi per la degustazione, una delle più belle e storiche è “Le Routioutiou” (154 Esp. des Ostreiculteurs). Aperta dal 1846, questa graziosa cabane propone tre tipologie di ostriche, in base alla grandezza, tutte dal sapore eccezionale. 

Il colorato porto di Biganos

Proseguiamo lungo la costa interna del Bassin d’Arcachon – tra paesaggi rurali, acquatici e forestali – per raggiungere (in meno di 21 minuti) Biganos, un piccolo comune immerso nel Parc Naturel Régional des Landes de Gascogne.

Questo angolo di paradiso è attraversato da numerosi fiumi che danno vita a quattro splendidi laghi: il Lac Vert, il Lac Lambert, il Lac de Pont Neau e i fori delle Tuileries. Biganos – noto per la sua ricca biodiversità e per essere il regno indiscusso del caviale d’Aquitania – è un importante crocevia tra il sud e il nord del bacino di Arcachon. Celebre per i suoi due porti pittoreschi: il porto di Biganos e il più tranquillo porto di Tuiles, incastonato tra canneti e baccari.

Porto di Biganos | © Serena Annese
Reti e attrezzi per l’ostricoltura di Biganos | © Serena Annese
Cabanes di Biganos | © Serena Annese

Il porto di Biganos è quello più a monte dell’Eyre e il più antico; gli storici sono concordi nell’identificarlo come l’antico porto di “Boïos”, nome del villaggio gallico divenuto poi “Biganos”. Il porto è famoso per le sue iconiche “cabanes” in legno colorate e allineate  all’ombra di grandi querce, che ne fanno il luogo preferito dagli amanti della natura, ma anche da pittori e fotografi.

Inoltre, la foresta di Biganos con i suoi possenti pini marittimi è conosciuta localmente come “la piccola Amazzonia”, perché evoca un’atmosfera tropicale con le sue acque color rame e una vegetazione lussureggiante.

Audenge: tra cabine colorate e degustazioni di ostriche

In appena 15 minuti si arriva nella tranquilla cittadina di Audenge, anche lei famosa per il suo piccolo porto affacciato sul bacino con cabine in legno colorato che costeggiano l’acqua, simbolo della storia genuina e rustica di questo luogo.

Tra le esperienze da fare c’è la visita alla sua vasca di acqua di mare lunga 50 metri, – un’autentica piscina naturale che si riempie e si rinnova con ogni marea – e perché no, un’altra degustazione di ostriche. Tra le cabanes più pittoresche c’è quella di “Chez Baleste” (Cabane 12 Port Ostréicole), ideale per una degustazione di ostriche deliziose e un personale gentilissimo, il tutto immerso nella cornice incantevole del porto della piccola cittadina.

Cabane di Audenge | © Serena Annese
Degustazione di ostriche di Chez Baleste | © Serena Annese
Audenge | © Serena Annese

Avendo più tempo a disposizione, Audenge offre anche la possibilità di fare un’esperienza insolita. Qui si può visitare l’unico allevamento di sanguisughe di Francia, attivo fin dal XIX secolo. Alla fine del XIX secolo, le paludi di Audenge erano sfruttate dai più poveri per l’estrazione di queste piccole creature, richieste da medici e farmacisti per il salasso, una pratica terapeutica diffusa in passato.

L’incantevole Arcachon: la cittadina delle quattro stagioni

Dopo aver fatto una bella scorpacciata di ostriche torniamo indietro, direzione Arcachon, la perla più grande del bacino. Arcachon è una raffinata stazione balneare – a circa 60 km da Bordeaux – che accoglie visitatori tutto l’anno con il suo fascino unico. 

Divisa in quattro “stagioni” (quartieri), Arcachon si svela attraverso le sue diverse sfaccettature: dalla Ville d’Automne, intorno al porto e al quartiere dei pescatori di Aiguillon, alla Ville de Printemps con la sorgente d’acqua minerale Les Abatilles, il centro di talassoterapia, la spiaggia Pereire e l’animato Moulleau, alla Ville d’Été che si estende lungo il mare, tra il molo di Eyrac e il molo di la Chapelle, dove tra spiagge dorate e strade piene di negozi e locali, si può attendere il tramonto sorseggiando un drink. Imperdibile nel quartiere di “Ville d’Été” è il molo Thiers, ideale per concedersi una passeggiata romantica con vista panoramica sul bacino.

A pochi passi da “rue du Maréchal de Lattre de Tassigny”, dietro una fontana, si trova un ascensore che collega la Ville d’Été all’ultimo dei quattro quartieri della cittadina, Ville d’Hiver.

Arcachon, infatti, con le sue spiagge dorate e il suo mare scintillante, non è solo una destinazione estiva per i turisti. Chi ama l’architettura e il fascino della Belle Époque non può perdersi la Ville d’Hiver – la ‘Città d’Inverno’ – un angolo magico che si estende sulle alture della città. Questo quartiere è un vero museo a cielo aperto con splendide ville risalenti alla fine del XIX secolo.

Place des Marquises | © Serena Annese
Molo Thiers | © Serena Annese
Queue de Baleine | © Serena Annese

Progettata dai fratelli Pereire, banchieri visionari, la Ville d’Hiver fu creata per offrire un rifugio esclusivo e pittoresco. Le oltre 300 ville qui si distinguono per i loro stili eclettici, che spaziano dallo chalet svizzero al maniero neogotico, dal cottage inglese ai padiglioni moreschi. Ogni dimora racconta una storia, intrisa di originalità e stravaganza, come se i suoi architetti avessero voluto dare libero sfogo alla loro fantasia.

Passeggiando tra le stradine ombreggiate da pini marittimi, ci si imbatte in alcuni degli edifici più affascinanti del quartiere. Tra le dimore più antiche c’è Villa Graigcrostan”, costruita alla fine del XIX secolo, il cui stile mescola l’eleganza palladiana con colonne su due livelli, un’opera straordinaria di un aristocratico scozzese, oggi suddivisa in appartamenti privati. “Villa Toledo”, con la sua splendida scalinata e il parco moresco, cattura subito l’attenzione per la sua architettura ispanica ricca di dettagli esotici. Poco distante, “Villa Trocadéro” si distingue per le intricate decorazioni in legno intagliato, che la rendono un vero capolavoro artigianale. Poi c’è “Villa Alexandre Dumas”, immersa in un rigoglioso giardino, che mescola lo stile ispanico e a quello rustico italiano, un’oasi di pace e bellezza. 

Villa Sigurd | © Serena Annese
Villa Alexandre Dumas | © Serena Annese
Parc Mauresque | © Serena Annese

Il cuore pulsante della Ville d’Hiver è poi il Parc Mauresque, che con i suoi maestosi alberi secolari e sentieri ombreggiati è un’oasi di pace, un rifugio per chi cerca bellezza e calma nella frenesia della vita quotidiana. Il parco fungeva da cornice per il maestoso Casinò Mauresque, un gioiello architettonico progettato nel 1863 dagli architetti Paul Régnauld e Jules Salesses. Questo edificio, distrutto da un incendio nel 1977, era un mix straordinario di materiali: colonne di ferro, travi in legno e mattoni, che riflettevano lo stile esotico e opulento dell’epoca. Dal 1992 Parc Mauresque ospita anche un arboreto che si estende per 4 ettari con piante rare ed esotiche, a cui è stato aggiunto un delizioso roseto che conta quasi 600 cespugli di rose.

Indirizzo: Pl. Turenne, 33120 Arcachon
Orari: Il parco è aperto: in inverno dalle 8:30 alle 19:30 (dal 30/09 al 14/04), in estate dalle 8:30 alle 22:00 (dal 15/04 al 30/06) dalle 7:00 alle 22:00 (dal 01/07 al 31/08) e nel mese di Settembre dalle 8:30 alle 22:00.

Uscendo dal parco e seguendo le indicazioni si raggiunge la passerella Saint-Paul, costruita nel 1863 dallo stesso architetto del casinò e progettata con l’aiuto di un giovane ingegnere che in futuro avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia: Gustave Eiffel. Dopo averla attraversata si arriva all’Osservatorio di Sainte-Cécile, una sorta di piccola Tour Eiffel nascosta tra gli alberi, che regala una vista a 360° che abbraccia tutta Arcachon, dal Bacino fino alle famose Cabanes Tchanquées.

Visita all’incredibile Dune du Pilat

Il sole sta per tramontare, non resta che recarsi ad ammirare uno spettacolo naturale che lascia senza parole. La Dune du Pilat è un gigante di sabbia che sorge imponente all’ingresso del bacino e a poca distanza dall’omonima località balneare. Con i suoi 110 metri di altezza, 500 metri di larghezza e 2,7 km di lunghezza, domina il paesaggio con una maestosità difficile da immaginare finché non ci si trova ai suoi piedi.

Arrivare in cima è un’impresa che richiede un piccolo sforzo – specialmente se si decide di affrontare la salita a piedi sulla sabbia, senza l’aiuto delle scale installate da aprile a novembre di 150 gradini. Ogni passo sembra portarti in un mondo sospeso tra terra e cielo, con i piedi che affondano nei miliardi di granelli dorati accumulati nei secoli, mossi dal vento e dall’acqua, in un gioco perpetuo che spinge la duna a “camminare” verso l’adiacente foresta di pini marittimi. Ogni anno, infatti, questa colossale formazione si sposta di 1 o 5 metri verso l’interno, inesorabile come il tempo.

Dune du Pilat | © Serena Annese
Dune du Pilat | © Serena Annese
Dune du Pilat | © Serena Annese

Dalla sommità della duna si spalanca un panorama straordinario. A est si estende il verde scuro della foresta di “La Teste de Buch, mentre a ovest l’oceano Atlantico si fonde con l’orizzonte in un blu sconfinato. Ad ovest si può ammirare il Banc d’Arguin, una distesa di sabbia che emerge e si inabissa a seconda delle maree; mentre più a nord, l’Île aux Oiseaux è il rifugio di numerosi uccelli, che appare e scompare con il variare del livello del mare. Qui ci sono le caratteristiche cabanesTchanqué” costruite su palafitte che sorvegliano il paesaggio come sentinelle solitarie e che possono essere raggiunte con le gite in barca che ogni giorno partono dai porti di Arcachon, ma anche di Le Canon

Questo monumento naturale rimane straordinariamente selvaggio, in cima non ci sono servizi, né ombra. Solo la vastità del cielo, il respiro del vento e il mormorio lontano delle onde. È un luogo che invita alla contemplazione e al silenzio, dove si percepisce la potenza della natura, sempre in movimento eppure eternamente presente. 

Una raccomandazione: portate con voi occhiali da sole, crema solare e una bottiglia d’acqua. Inoltre, nei mesi più freschi, occorre portare un maglione o un giubbotto, il vento a volte può essere freddino sulla cima della duna.

Dune du Pilat | © Serena Annese
Dune du Pilat | © Serena Annese
Bun di Coquille | © Serena Annese

Dopo l’emozionante saluto al sole, si torna ad Arcachon per la cena nel ristorante “Coquille” (22 Rue Lucien Pinneberg). Qui i piatti sono un perfetto equilibrio tra quantità e qualità, una rarità specialmente in una città turistica come Arcachon. La cucina gourmet di Coquille offre sapori inaspettati con un menu ricco e vario, ideale sia per onnivori ma anche per vegetariani. 

Meritano una menzione le patatine fritte con bacon affumicato e formaggio cantalun’esplosione di sapori confortanti e irresistibili – ma anche il “Bun” – tofu marinato e accompagnato da germogli di soia, verdure croccanti, arachidi e una fresca salsa Thai – e il polpo scottato e servito con insalata di patate al rafano, pomodori secchi e una spolverata di polvere d’oliva nera.

SECONDO GIORNO

Immersi nella natura nei Domaines de Cadeau et Graveyron

Dopo una gustosa colazione, raggiungiamo i magnifici “Domaines de Cadeau et Graveyron” per un’esperienza immersiva unica, ideale per chi desidera riscoprire la natura nel suo stato più puro. Questo vasto spazio naturale di circa 530 ettari – che si estende tra i comuni di Audenge e Lanton – è un’oasi di pace e biodiversità, modellata dall’uomo per secoli e ora protetta dal Conservatoire du Littoral.

Passeggiare lungo i sentieri di quest’area è un’esperienza unica, qui il ritmo della vita è scandito dal volo degli uccelli migratori e dal fruscio del vento tra i prati salati e le antiche saline. Si può scegliere tra due percorsi principali: il “Circuito di Cadeau” – un anello di 12,6 km con un dislivello di 20 m (durata media: 3 ore e 30) che parte dalla piscina di Lanton – o il più breve “Circuito di Graveyron”, di soli 7,55 km con un dislivello di 10 m (durata media: 2 ore) che inizia dal porto di Audenge.

Domaines de Cadeau et Graveyron | © Serena Annese
Domaines de Cadeau et Graveyron | © Serena Annese
Domaines de Cadeau et Graveyron | © Serena Annese

Nel corso della passeggiata il paesaggio si trasforma continuamente. Si passa da sentieri boschivi a vaste pianure aperte, attraversando ponti che costeggiano gli specchi d’acqua dove si riflettono aironi cenerini, garzette e cormorani. Con un po’ di fortuna e pazienza, si possono avvistare anche cicogne e nibbi bruni. 

L’accesso ai Domaines de Cadeau et Graveyronè gratuito, ma si consiglia sempre di dare un’occhiata agli orari della reception per avere maggiori informazioni sul luogo. Se invece si è alla ricerca di un punto di vista differente, si può scoprire il domaine dall’acqua, grazie a un’escursione in canoa o in kayak.

Andernos les Bains: la cittadina con il molo più lungo di Francia

Dopo una piacevole camminata lungo i sentieri dei Domaines de Cadeau et Graveyron, raggiungiamo Andernos les Bains, località balneare perfetta per chi cerca tranquillità, natura e un po’ di storia. La prima cosa che colpisce arrivando ad Andernos è il suo molo, considerato il più lungo di Francia, che si estende per ben 232 metri nel mare. Dalla sua estremità si può ammirare un panorama mozzafiato sulle acque scintillanti del bacino e sulle barche a vela che galleggiano placide all’orizzonte.

Accanto al molo si trova il Porto Ostricolo, il cuore più autentico della città. Qui piccole capanne colorate affiancano le banchine, dove gli ostricoltori sono sempre indaffarati tra le loro barche portando avanti una tradizione che risale a secoli fa.

Molo di Andernos les Bains | © Serena Annese
Pintxo di Chez l’Oncle Phil | © Serena Annese
Porto ostricolo di Andernos les Bains | © Serena Annese

Per gli amanti della storia, una passeggiata lungo la costa porta ai resti di una villa gallo-romana del IV secolo, un sito che testimonia il ricco passato di questa regione. Qui si può visitare anche la Chiesa di Sant’Eloi, risalente all’XI secolo, che si affaccia direttamente sul mare. 

Le spiagge di Andernos sono altrettanto affascinanti; dalla tranquilla spiaggia di Quinconces, perfetta per chi cerca momenti di puro relax, alla vivace spiaggia di Bétey, dove i bambini possono divertirsi sulle altalene e i più sportivi possono praticare vela o kayak.

Inoltre, molti sono i ristoranti dove assaporare piatti locali e internazionali. Tra questi merita una menzione “Chez l’Oncle Phil” (5 Av. du Général de Gaulle), dove poter prendere un ricco tagliere con vari “pintxo” – gli assaggini tipici dei Paesi Baschi, che per la loro vicinanza influenzano molto la gastronomia della zona.

Réserve Naturelle Nationale des Prés Salés d’Arès-Lège: tra mare e natura

Proseguiamo il viaggio verso Arès, una piccola località balneare sulla costa della Gironda. Antico avamposto medievale – quando i vini del Médoc venivano commerciati con le isole britanniche – Arès è immersa in un paesaggio che sembra sfuggire al tempo.

Con i suoi 330 ettari, la Réserve Naturelle Nationale des Prés Salés d’Arès-Lège custodisce una biodiversità straordinaria. Osservare qui le maree che coprono e svelano le terre è come assistere a un continuo dialogo tra acqua dolce e salata. Praterie salate, dune boscose e foreste fluviali sono l’habitat per oltre 250 specie di piante e 170 specie di uccelli.

Réserve Naturelle Nationale des Prés Salés d’Arès-Lège | © Serena Annese
Réserve Naturelle Nationale des Prés Salés d’Arès-Lège | © Serena Annese
Réserve Naturelle Nationale des Prés Salés d’Arès-Lège | © Serena Annese

Per esplorare la riserva il modo ideale è seguire il percorso escursionistico, un anello di 9,33 km con un dislivello di 10 m (durata media: 2 ore e 21). L’ambiente muta a ogni passo: le praterie salate dei Prés Salés d’Arès-Lège in alcuni punti sembrano paesaggi riconducibili a quelli della savana sotto il caldo sole estivo.

Una raccomandazione: fate sempre attenzione alla segnaletica, non uscite mai dai sentieri e controllate sempre il regolamento per accedere a queste magnifiche riserve naturali.

Le Canon: un incantevole villaggio nella penisola di Cap Ferret

Il resto del pomeriggio lo dedichiamo all’esplorazione della penisola di Cap Ferret e dei suoi piccoli villaggi. Situata in una posizione privilegiata tra l’Oceano Atlantico e il Bassin d’Arcachon, questa striscia di terra lunga oltre 20 km si estende sinuosa, costellata da piccoli villaggi di pescatori e ostricoltori, ognuno con la sua atmosfera unica e affascinante. Il viaggio inizia dalla parte settentrionale della penisola nel villaggio di Le Canon, con le sue colorate cabanes in legno dai colori vivaci e il porto ostricolo.

Uno dei villaggi più pittoreschi della penisola, dove i gusci di ostriche si intrecciano ai sentieri, mentre i fiori riempiono l’aria di dolci profumi, offrendo una scenografia ideale per una sosta gastronomica di fronte al bacino.

Le Canon | © Serena Annese
Reti e altri attrezzi per l’ostricoltura a Le Canon | © Serena Annese
Plage de Le Canon| © Serena Annese

A pochi passi dalle cabanes colorate di Le Canon, si trova una piccola spiaggia incastonata tra le dune che offre un angolo di paradiso, perfetto per una giornata di relax. Con la bassa marea si può camminare sulla sabbia bagnata, esplorando le nasse per ostriche che emergono dalle acque. 

L’atmosfera qui è di una tranquillità disarmante, interrotta solo dal suono delle onde e dal richiamo degli uccelli marini. Se si visita la penisola intorno al 15 agosto, non si può perdere la “Festa del Mare”, un evento che anima il villaggio di Le Canon con regate di pinasse – le tipiche imbarcazioni utilizzate dagli ostricoltori – degustazioni di ostriche, spettacoli pirotecnici e tanta musica.

Visita al pittoresco Village de L’Herbe

Altro angolo affascinante sulla penisola di Cap Ferret è quello del Village de L’Herbe. Tra i vicoli colorati e le piccole case di legno, il Village de L’Herbe appare come un rifugio di tranquillità. Le cabanes dei pescatori e degli ostricoltori si allineano, ognuna con le loro finestre dipinte di colori differenti; una tavolozza viva che sembra casuale ma racconta le storie degli abitanti che le abitano da generazioni. Si dice che i colori scelti siano infatti i rimasugli delle vernici utilizzate per le barche, le famose “pinasse”. Un tocco artigianale che contribuisce al fascino del villaggio.

Passeggiando tra le stradine – dove crescono pergolati carichi di uva o piante dai fiori vivaci – s’incontra da una parte la vivace Plage de l’Herbe, dove famiglie e bambini si divertono tra giochi d’acqua e risate; dall’altra la più tranquilla spiaggia della Chapelle, ideale per chi cerca un momento di pace e da cui si gode della magnifica vista sulla Dune du Pilat.

Village de L’Herbe | © Serena Annese
Dune du Pilat vista dalla spiaggia della Chapelle | © Serena Annese
La cappella algerina di Village de L’Herbe | © Serena Annese

Uno dei luoghi più particolari del villaggio è la sua “cappella algerina”, costruita nel 1885 da Léon Lesca. Un’icona dal fascino orientale e unica traccia rimasta della grande tenuta dell’imprenditore di ritorno dall’Algeria. La sua architettura esotica – dove ogni elemento rimanda al forte legame con il mare – si staglia contro il cielo azzurro, offrendo una vista mozzafiato sul Bassin d’Arcachon

Il Village de L’Herbe è costruito sul demanio marittimo pubblico francese. Nessuno è proprietario del terreno e tutti devono pagare un affitto allo Stato, che dà priorità di utilizzo agli ostricoltori e ai pescatori di professione. Le case sono tutte rigorosamente in legno e sono vincolate alla legge detta “Bâtiments de France, quindi non possono essere né subaffittate, né vendute e né trasmesse a chi si vuole.

Le Phare du Cap Ferret: il villaggio di Cap Ferret tra oceano, bacino e magia del faro

Si arriva poi a Cap Ferret , situato all’estremità della penisola di Lège-Cap Ferret. Qui il Bacino di Arcachon e l’Oceano Atlantico si incontrano, creando paesaggi spettacolari e un’atmosfera unica. La vasta foresta demaniale di 7.500 ettari, può essere goduta con passeggiate, in bicicletta o a cavallo. Le sue coste, invece, bagnate dall’Atlantico, con le sue onde impetuose e selvagge sono perfette per fare surf.

Le Phare du Cap Ferret | © Serena Annese
Le Phare du Cap Ferret | © Serena Annese
Le Phare du Cap Ferret | © Serena Annese

Il punto culminante di qualsiasi visita a Cap Ferret è però la visita al faro, un gigante (alto 53 metri) bianco e rosso che vigila su tutto il bacino. Costruito nel 1949, il faro è un monumento storico che – con i suoi 258 gradini – offre una ricompensa spettacolare: una vista mozzafiato a 360 gradi. Da qui il panorama si apre sulla Dune di Pilat, sulle distese di sabbia del Banc d’Arguin e sull’Île aux Oiseaux. All’interno si può anche visitare una mostra interattiva per ripercorrere la storia del faro, l’evoluzione della cartografia nautica e i metodi di navigazione.

Plage des Dunes: rifugio di pace e oasi naturale

Prima di salutare Cap Ferret e mentre il sole sta per tramontare si può raggiungere – a circa 30 minuti a piedi dal faro – Plage des Dunes, un piccolo angolo di paradiso per chi cerca tranquillità e bellezza naturale. Situata poco più a sud della più frequentata Plage de l’Horizon, la spiaggia delle Dune invita a un’esperienza autentica di immersione nella natura.

Arrivarci è già un’avventura: per raggiungere la spiaggia bisogna attraversare con un po’ di fatica una lunga duna di sabbia. Il percorso – che richiede circa 15 minuti – si snoda tra le fresche ombre dei pini marittimi e le dune, regalando uno spettacolo mozzafiato a ogni passo.

A differenza di Plage de l’Horizon, qui si respira un’atmosfera più intima e selvaggia, ideale per rilassarsi sotto il sole in totale tranquillità. Non ci sono lettini, chioschi di cibo o bagnini, quindi per chi desidera fare un tuffo nelle acque dell’oceano è consigliabile camminare per qualche minuto verso nord, fino alla zona balneabile di Truc Vert, che offre un servizio di sorveglianza.

Plage des Dunes | © Serena Annese
Huîtres de la Kabane à la Japonaise di Mayzou | © Serena Annese
Gelato alla lavanda e fichi di Mayzou | © Serena Annese

Dopo aver goduto delle magnifiche sfumature del tramonto si ritorna al faro, dove in circa 5 minuti si raggiunge il ristorante “Mayzou” (32 Av. Nord du Phare). In un ambiente accogliente e immerso tra piante, arredi in legno e cucina a vista, il Mayzou propone piatti presentati in modo impeccabile e dai sapori decisi. 

Il menù viene modificato in base alla stagione e alla disponibilità degli ingredienti. Tra i piatti proposti durante la nostra cena, deliziose sono state le “Huîtres de la Kabane à la Japonaise” – ostriche con zenzero e uova di trota – il sashimi di sgombro e le vongole con fagioli di cocco. Sbalorditiva poi la conclusione della cena: un delizioso gelato alla lavanda e fichi.

Mentre il sole scivola lentamente oltre l’orizzonte, tingendo il cielo di un arancio dorato, l’aria salmastra riempie i polmoni, portando con sé l’eco delle onde che si ritirano dolcemente. Il profumo di pino e salsedine si mescola al vento leggero, come un abbraccio che avvolge il corpo e l’anima. Il tempo si dilata, scandito solo dal lento respiro del mare.

Sono attimi che restano impressi come una carezza: i colori intensi della sabbia, la freschezza dell’oceano tra le dita e il sapore di ostriche appena pescate. Nel Bassin d’Arcachon il cuore trova il suo ritmo in perfetta armonia con l’eterno movimento delle maree. 

Questa zona della Francia non lascia impassibili, ma al contrario infonde un forte desiderio di tornare, per rivivere ancora una volta questo incanto senza fine.

Conoscevate già il Bassin d’Arcachon? L’avete già visitato o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!

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