
Villa Altieri ospita la mostra “Spazio del sacro, ecologia integrale” dell’artista romano Marco Angelini
Villa Altieri a Roma ospita la mostra “Spazio del sacro, ecologia integrale” di Marco Angelini, visitabile dal 5 al 30 giugno e a cura di Fabrizio Pizzuto.
Si è tenuta ieri, presso Villa Altieri – sede del Palazzo della Cultura e della Memoria Storica – l’inaugurazione della mostra personale dell’artista Marco Angelini, intitolata “Spazio del sacro, ecologia integrale”. L’esposizione, curata da Fabrizio Pizzuto con il supporto di Irina Babayan, è realizzata con il patrocinio della Città Metropolitana di Roma Capitale e arricchita dai contributi critici di Claudio Noviello, Maria Laura Perilli e Jan Kozaczuk. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 30 giugno.
Indice
Marco Angelini: biografia e poetica dell’artista romano
Marco Angelini, nato a Roma nel 1971, è un artista poliedrico che vive e lavora tra Roma e Varsavia. La sua formazione in Sociologia ha influenzato profondamente il suo approccio artistico, portandolo a indagare le dinamiche urbane, le culture metropolitane e i fenomeni di trasformazione sociale. Nel corso della sua carriera ha affrontato diverse tematiche di ricerca, tra cui il rapporto tra natura e tecnologia, il tempo e la memoria, il dialogo interreligioso e la dimensione del “sacro”, nonché la relazione tra arte e scienza.
Angelini attribuisce all’arte un ruolo sociale determinante: crede che essa debba fungere da specchio dell’anima, consentendo una proiezione interiore che porta a nuove forme di consapevolezza e condivisione. Le sue opere, infatti, non si limitano a una ricerca estetica ma si pongono come strumento di riflessione e di coinvolgimento attivo del pubblico.
Ha partecipato a numerosi progetti di inclusione sociale, realizzando laboratori di pittura e discussioni di gruppo con persone in condizioni di disagio o disabilità, dimostrando così il potenziale trasformatore dell’arte.
Il suo percorso artistico si distingue per la capacità di combinare materiali non convenzionali, come lampadine, circuiti elettrici e rame, con una ricerca pittorica che oscilla tra il geometrico e il biomorfico. Nel corso della sua carriera ha esposto in sedi prestigiose, tra cui la 54ª Biennale di Venezia nel 2011, la Galleria XX1 di Varsavia nello stesso anno e, più recentemente, presso la Galleria Test di Varsavia nel 2024 e la YAY Gallery di Baku.



Un dialogo tra spiritualità e arte contemporanea
La mostra di Marco Angelini si configura come uno spazio di riflessione aperto e inclusivo sul concetto di sacro, inteso non come elemento dogmatico, ma come occasione di incontro tra differenti tradizioni spirituali. Le opere intrecciano riferimenti a religioni quali il Cattolicesimo, l’Ebraismo, l’Islam, il Buddhismo e il Cristianesimo Ortodosso, evocati non attraverso immagini stereotipate, ma come tracce vive di riti, simboli e memorie condivise. La spiritualità si apre anche a una dimensione ecologica, suggerendo un legame profondo tra religione e natura.
Angelini impiega materiali non convenzionali: frammenti di specchio, resine, oggetti di scarto, nastri magnetici. Elementi spesso in contrasto che convivono nelle sue superfici, dando forma a composizioni in equilibrio tra tensione e delicatezza, fragilità e forza, spiritualità e materia. Le sue opere si presentano come entità ibride, capaci di accogliere l’ambivalenza del sacro e la complessità dell’essere umano contemporaneo.
Il simbolismo ebraico e la multireligiosità
Il percorso espositivo si apre con la serie “Simbolismo ebraico”, dove oggetti puramente religiosi diventano materiali artistici. Tra questi, i dreydl – trottole ebraiche a quattro facce – vengono trasformati in strumenti di avvicinamento giocoso alla spiritualità, con frasi positive che invitano alla riflessione. In questo approccio, l’artista esplora il concetto di fede non per rappresentarne una sola, ma per proporre una convivenza possibile e auspicabile tra religioni diverse.
Il sacro nell’urbano e il cuore come simbolo universale
Nella serie “Glitter”, quattro opere combinano materiali e colori per evocare la presenza del sacro nel contesto urbano: sfondi luccicanti e forme industriali si fondono, suggerendo una divinità che abita anche gli scarti e i margini della città contemporanea.
Il filo conduttore dell’intera mostra è il cuore, simbolo universale dell’amore, qui elevato a metafora della convivenza. Le religioni si leggono attraverso questa figura pulsante che attraversa la mostra, connessa anche ai temi della sostenibilità e dell’energia. I cuori non sono statici, ma “erranti”: si muovono nello spazio pittorico, prendono forma di isole nelle “Geografie del cuore”, appaiono in scala reale o ingranditi, cristallizzati in materiali diversi, sempre in bilico tra visibile e invisibile.
Le superfici specchianti invitano lo spettatore a guardarsi dentro, riflettendo l’immagine esterna e quella interiore. Sopra di esse, miniature e simboli religiosi diventano un invito concreto alla convivenza. Nella serie “Anatomia del Sacro”, cuori assemblati ricordano i cippi funerari, racchiusi in contenitori trasparenti accanto a frammenti di libri di preghiera provenienti da una sinagoga polacca.



L’energia come metafora del bene
Nelle sue opere più recenti, Angelini introduce la cella fotovoltaica come simbolo di trasformazione e rigenerazione. Non si tratta di un’allegoria: è materia viva, capace di assorbire e restituire energia. Come scrive Pizzuto: “il gesto tecnico diventa gesto spirituale e diventa pensiero del bene”. L’arte diventa così strumento di cura del mondo, partecipe del ciclo della luce e dell’energia.
La sostenibilità è una delle tematiche più care all’artista, già esplorata nella precedente mostra “Sostenibilità e Futuro Circolare”, curata da Maria Laura Perilli a Palazzo Valentini. Angelini manipola la materia, trasforma oggetti extrapittorici in elementi simbolici: fili incollati che diventano sigilli di Salomone, frammenti di celle fotovoltaiche che si dispongono su campiture dense di colore, in relazione diretta con l’energia e la luce. Non più elementi funzionali, ma atti di responsabilità. L’arte assume un ruolo sociale.
Nell’installazione site-specific “Cuori del loto / Cuori dormienti, l’invisibile che connette”, fili colorati si intrecciano in una ragnatela simbolica: verde come la natura, giallo come il sole, fonte di vita e di energia. L’opera dialoga con gli antichi reperti archeologici su cui si sviluppa, in un equilibrio profondo tra passato e presente. Sopra, cuori a grandezza naturale e fiori di loto, richiamo alla purezza e al risveglio spirituale secondo il Buddhismo del Sutra del Loto.
Un percorso simbolico e riflessivo
Il percorso si conclude nell’ultima sala con l’installazione “Lo spazio del sacro”: grandi cuori bianchi in gesso sono affiancati da oggetti legati alle diverse tradizioni religiose – una Bibbia, delle kippoth ebraiche, un calice cattolico, una campana tibetana, candele ortodosse, un tappeto di preghiera musulmano. A differenza delle miniature viste in precedenza, qui gli oggetti appaiono in scala reale, inseriti in un contesto che li restituisce alla loro dimensione sacra. Intorno, sacchi di carbone disposti in forma circolare richiamano la forza, l’energia e l’idea di un ciclo che si rigenera.
In “Geometrie della tolleranza”, frammenti di tappeti provenienti da Abu Dhabi diventano metafora della religione vista da angolazioni geografiche e culturali differenti.
L’intera mostra è un assemblaggio di oggetti, storie, viaggi e memorie condivise.
“Spazio del sacro. Ecologia integrale” è un itinerario visivo e concettuale che invita il pubblico a interrogarsi sul significato del sacro nella contemporaneità e sulla possibilità di una riconciliazione tra spiritualità e ambiente, tradizione e innovazione. Marco Angelini non offre risposte, ma solleva domande, stimolando una riflessione profonda su tematiche urgenti come il sacro, l’inclusività e la multireligiosità.



Avete già visto la mostra “Spazio del sacro, ecologia integrale” dell’artista Marco Angelini o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!
Informazioni utili per la visita
Villa Altieri – Palazzo della Cultura e della Memoria Storica
Viale Manzoni 47, 00185, Roma
Orari: dal 5 al 30 giugno 2025 dal lunedì al giovedì dalle 9:00 alle 18:00; venerdì dalle 9:00 alle 14:00. Chiuso sabato e domenica.
Biglietti: ingresso gratuito.
Marco Angelini