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  >  In giro per l'Europa   >  Bosnia-Herzegovina   >  7 giorni in Bosnia ed Erzegovina: un on the road sorprendente
Itinerario di sette giorni in auto in Bosnia ed Erzegovina, tra cascate, moschee e profumi indimenticabili.

Se vi state chiedendo dove organizzare il prossimo viaggio on the road, lasciate che vi parli di un piccolo grande tesoro ancora tutto da scoprire: la Bosnia ed Erzegovina. Immaginate una terra in cui montagne imponenti si alternano a vallate verdeggianti, fiumi impetuosi attraversano antichi villaggi e città ricche di storia prendono vita tra mercati vivaci e profumati. 

La geografia della Bosnia è un mosaico di contrasti: le Alpi Dinariche dominano il paesaggio con le loro vette spettacolari, mentre la breve costa adriatica offre scorci di mare cristallino e silenzioso. Questo è un viaggio che vi porterà a scoprire storie, sapori e tradizioni, in un paese capace di accogliere con un calore genuino. Preparatevi a vivere un on the road intenso e sorprendente: una settimana alla scoperta di una Bosnia che, forse, non vi aspettate.

Cenni storici sulla Bosnia ed Erzegovina

La storia della Bosnia ed Erzegovina è ricca e complessa, caratterizzata da una posizione geografica strategica, crocevia tra Oriente e Occidente. Fin dall’antichità, questa terra fu abitata da popolazioni illiriche e successivamente conquistata dai Romani. Nel Medioevo, il territorio si sviluppò come un importante regno cristiano, prima di cadere sotto il dominio dell’Impero Ottomano nel XV secolo, che influenzò profondamente la cultura, la religione e l’architettura locale, introducendo l’Islam. 

Nel XIX secolo, la Bosnia passò sotto il controllo dell’Impero Austro-Ungarico, che portò modernizzazione ma anche tensioni etniche. Dopo la Prima Guerra Mondiale, la regione divenne parte del Regno di Jugoslavia e, successivamente, della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia

Il crollo della Jugoslavia negli anni ’90 scatenò un conflitto violento e sanguinoso: la guerra di Bosnia (1992-1995), che causò gravi sofferenze e profonde divisioni tra le comunità bosgnacca, serba e croata. Dal 1995, con gli accordi di Dayton, la Bosnia ed Erzegovina è una repubblica indipendente, impegnata in un difficile percorso di ricostruzione, riconciliazione e sviluppo democratico.

Stari Most visto dal basso a Mostar | © Serena Annese
Bišćevića Ćošak a Mostar | © Serena Annese
Kriva Ćuprija di Mostar | © Serena Annese

PRIMO GIORNO

Mostar: itinerario tra lo Stari Most, il bazar e la moschea

Il viaggio in Bosnia ed Erzegovina ha inizio a Mostar (per approfondire Cosa vedere a Mostar in un giorno), una città che sembra una cartolina dipinta da un artigiano ottomano con un debole per l’estetica balcanica. Il suo cuore antico, oggi Patrimonio dell’Umanità UNESCO, si snoda tra vicoli acciottolati, botteghe artigiane e il bazar di Kujundžiluk, dove moschee, chiese e sinagoghe convivono in un mosaico culturale unico. Simbolo indiscusso è lo Stari Most, il celebre “ponte vecchio”, costruito nel XVI secolo, distrutto durante la guerra nel 1993 e ricostruito come emblema di rinascita e unità. Accanto ad esso, il Ponte Storto e la moschea di Koski Mehmed Paša regalano scorci poetici sul fiume Neretva. Tra mulini, spiaggette nascoste e il profumo avvolgente del burek caldo, Mostar conquista con la sua autenticità, lasciando un segno nel cuore anche dopo una sola giornata.

Blagaj: la sorgente mistica del Buna

Nella seconda parte del primo giorno, ci spostiamo a pochi chilometri da Mostar, nel borgo di Blagaj (per approfondire Un’oasi mistica in Bosnia ed Erzegovina: Blagaj e il fascino silenzioso del Tekija), un luogo che custodisce una delle gemme spirituali più affascinanti del paese: il Tekija, un monastero derviscio costruito nel 1520, incastonato tra la roccia e la sorgente del fiume Buna, una delle più spettacolari sorgenti carsiche d’Europa.

Lontano dalle rotte del turismo di massa, il Tekija offre un’atmosfera silenziosa e contemplativa, dove i dervisci – viaggiatori spirituali conosciuti come “cercatori di porte” – meditano ancora oggi. La cittadina, sviluppatasi durante il periodo ottomano, colpisce per l’armonia tra natura, architettura e spiritualità: oltre al monastero, meritano una visita la moschea del Sultano Suleyman, i mulini in pietra, il centro artigianale e la fortezza medievale di Herceg Stjepan, da cui si apre una vista mozzafiato sulla valle. Ogni dettaglio – dall’acqua che sgorga alla roccia che accoglie, dalla preghiera al silenzio – contribuisce a rendere Blagaj un luogo di rara intensità spirituale.

Blagaj Tekija | © Serena Annese
Blagaj Tekija | © Serena Annese
Uno degli antichi mulini di Blagaj | © Serena Annese

SECONDO GIORNO

Stolac e la necropoli medievale di Radimlja: la memoria scolpita nella pietra

Il secondo giorno è dedicato a un itinerario tra siti archeologici, paesaggi suggestivi e borghi intrisi di storia, a partire dalla cittadina di Stolac (per approfondire Stolac e la misteriosa necropoli medievale di Radimlja). Situata nell’entroterra dell’Erzegovina, Stolac incanta con la sua bellezza ruvida e autentica, segnata da ferite del passato e da una forte capacità di rinascita.

Il fiume Bregava la attraversa placidamente, tra case ottomane, ponti in pietra e antichi mulini, che raccontano secoli di storia stratificata: dalla cittadella medievale di Vidoški alla dominazione ottomana, fino alle cicatrici della guerra degli anni ’90. Il centro storico, sapientemente restaurato, rivive oggi nella čaršija, il cuore culturale e sociale, dove moschee, chiese e caffè convivono in armonia. 

A pochi chilometri di distanza si trova la necropoli di Radimlja, che custodisce oltre 130 stećci, misteriose tombe medievali finemente scolpite, testimonianza di una spiritualità complessa e dell’antico patrimonio delle famiglie valacche.

Le rovine dell’antica Daorson

Proseguendo tra le colline di Ošanjići, lungo sentieri rocciosi immersi nel silenzio ancestrale, si giunge alle suggestive rovine di Daorson, l’antica capitale del popolo illirico dei Daorsi. Questa civiltà, fiorita tra il IV e il I secolo a.C., fu profondamente influenzata dalla cultura greca e venne infine distrutta dai Romani. 

La città era protetta da imponenti mura ciclopiche, simili a quelle di Micene, e si sviluppava attorno a una cittadella fortificata con acropoli, terrazze residenziali e aree dedicate all’artigianato. I numerosi reperti rinvenuti – anfore, ceramiche, una scultura raffigurante Cadmo e Armonia e un elmo con inciso il nome “Pinnes” – testimoniano una società prospera, dotata di una propria zecca e di un’economia indipendente. Alleata di Roma nella guerra contro i Delmati, Darson venne poi saccheggiata e abbandonata nel I secolo a.C. Oggi è riconosciuta come un Monumento Nazionale ed è stata proposta per l’inserimento tra i siti Patrimonio Mondiale UNESCO.

Stolac | © Serena Annese
Necropoli medievale di Radimlja | © Serena Annese
Castello di Vidoški | © Serena Annese

La necropoli di Boljuni e le grotte di Badanj e di Vjetrenica

A circa 12 km da Stolac, nel villaggio rurale di Boljuni, si trova una delle necropoli medievali più suggestive della Bosnia ed Erzegovina, dichiarata Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 2016. Immersa tra colline silenziose e campi aperti, la necropoli ospita 269 stećci, antiche tombe in pietra risalenti principalmente al XV e XVI secolo. Mentre molte sono semplici, ben 92 presentano bassorilievi ricchi di simboli – croci, rosette, scene di caccia, danze e animali fantastici. Qui riposa anche il comandante medievale Vlatko Vuković Košaca. Accanto sorge il Pozzo Greco, una sorgente leggendaria che, secondo la tradizione, non si è mai prosciugata e che potrebbe essere collegata al bacino di Hutovo Blato. Questo luogo, intriso di storia e sacralità, invita al silenzio, alla contemplazione e al rispetto per le civiltà scomparse.

Poco distante, la grotta di Badanj si apre in una gola selvaggia, sopraelevata rispetto al fiume, in un anfiteatro naturale protetto da una sporgenza rocciosa. Qui, nel 1976, fu scoperta la più antica arte rupestre della Bosnia-Erzegovina: un’incisione paleolitica raffigurante un cavallo trafitto da frecce, risalente a circa 12.000-16.000 anni fa. Questo simbolo, forse rituale o magico, testimonia un passato preistorico fatto di caccia stagionale, piccoli gruppi nomadi e riti misteriosi. Gli scavi hanno rivelato due fasi di occupazione e venti livelli culturali, attribuiti al tardo Epigravettiano, in continuità con le culture del Mediterraneo adriatico: prova dell’adattabilità e della complessità di queste antiche comunità.

Infine, vicino al villaggio di Zavala, la Grotta di Vjetrenica si apre a 260 metri sul livello del mare come un vasto labirinto scolpito dall’acqua e dal tempo. Con una temperatura costante di 11°C, custodisce corsi d’acqua sotterranei, laghi nascosti e gallerie che si snodano attorno al Glavni kanal, l’asse principale. Aperta al pubblico già negli anni ’40, oggi è visitabile per oltre un chilometro, con ambienti spettacolari come la Prva dvorana, la Rogljasta dvorana e il Raskrsnicu. Avvolta da leggende – si dice che vi danzassero le fate – la grotta si estende ben oltre il tratto esplorabile, rivelando un ecosistema unico e una geologia affascinante. Dal 1952 è riserva naturale e attende il riconoscimento ufficiale come sito UNESCO.

Počitelj: il borgo d’altri tempi

Počitelj (per approfondire Una breve sosta nel villaggio medievale di Počitelj), la “città di pietra” dell’Erzegovina, si aggrappa alla montagna come se fosse scolpita nella roccia stessa e custodisce secoli di storia stratificata, tra influenze ungheresi, dominazioni ottomane e le ferite della guerra degli anni ’90. Il villaggio, silenzioso e autentico, racconta la propria anima attraverso l’architettura delle case, dove si fondono elementi mediterranei e ottomani in ambienti ricchi di dettagli in legno intagliato, cortili interni e tetti in pietra. Cuore spirituale e comunitario è la moschea di Šišman Ibrahim-Pasha, costruita nel XVI secolo e affiancata da una scuola, un hammam, una locanda e la torre dell’orologio: simboli di un tessuto urbano armonioso e ancora vitale. La guerra ha gravemente danneggiato molti edifici, ma restauri accurati ne hanno restituito dignità e nuova vita. La fortezza medievale, con le sue torri, bastioni e l’ingegnosa cisterna, domina il paesaggio come sentinella silenziosa del passato. Anche il complesso dei Gavrankapetanović, restaurato e trasformato in colonia per artisti, incarna la rinascita culturale di Počitelj.

Neveš voda a Boljuni | © Serena Annese
Fortezza di Počitelj | © Serena Annese
Moschea di Šišman Ibrahim-Paša a Počitelj | © Serena Annese

TERZO GIORNO

Kravice: un’oasi verde nel cuore della Bosnia

Il terzo giorno merita una pausa naturalistica, con una visita alle Cascate di Kravice (per approfondire Kravice: il canto d’acqua della Bosnia-Erzegovina). Situate nel sud della Bosnia-Erzegovina, a circa 40 km da Mostar, queste cascate formano un maestoso anfiteatro naturale, dove il fiume Trebižat si getta con un salto di 25 metri in un bacino circolare largo oltre 120 metri. Considerate tra le più scenografiche dei Balcani, offrono un’esperienza immersiva: si può nuotare, fare kayak, praticare rafting o esplorare i sentieri circostanti a piedi, godendo di un ambiente incontaminato. In estate diventano un rifugio fresco dal caldo, mentre in primavera e autunno si tingono di colori intensi e atmosfere suggestive. Nei dintorni si trovano anche una grotta con stalattiti, un vecchio mulino e percorsi ciclabili che attraversano paesaggi rurali, resti romani e fortezze medievali. Più tranquilla, ma altrettanto affascinante, è Mala Kravica, una seconda cascata situata più a valle. L’intera area, protetta ma accessibile, conserva un’anima selvaggia e autentica, arricchita anche da un passato da set cinematografico.

QUARTO GIORNO

Travnik: tra minareti, scrittori e burek

Travnik (per approfondire Visitare Travnik in un giorno: l’anima del cantone di Mid-Bosnia), incastonata tra le montagne della Bosnia settentrionale e attraversata dal fiume Lašva, è una città dal fascino autentico e dalla storia stratificata, ancora lontana dalle rotte turistiche più battute. Ex capitale ottomana della Bosnia, fu un importante centro diplomatico e multiculturale tra il XVII e il XIX secolo, e conserva le sue radici storiche nei vicoli ottomani, nella fortezza medievale e nella suggestiva Moschea Colorata, decorata con vivaci affreschi floreali

Travnik è anche la città natale del premio Nobel Ivo Andrić: la sua casa-museo racconta il profondo legame con il territorio attraverso manoscritti e ricordi personali. Nella zona di Plava Voda, tra acque cristalline e caffè tradizionali, si respira l’atmosfera nostalgica dei Balcani, mentre il Museo Civico accompagna il visitatore in un viaggio attraverso la storia, l’arte e le tradizioni locali.

Kravica Waterfall | © Serena Annese
Fortezza di Travnik | © Serena Annese
Šarena Džamija di Travnik | © Serena Annese

DAL QUINTO AL SETTIMO GIORNO

Sarajevo: cosa vedere in tre giorni nella Gerusalemme d’Europa

Sarajevo (per approfondire Sarajevo in tre giorni) è una città unica, dove a pochi passi si intrecciano suoni e culture diverse: il richiamo del muezzin, le campane delle chiese e il silenzio delle sinagoghe convivono in armonia, facendo di questa città la “Gerusalemme d’Europa”. Qui, Oriente e Occidente si incontrano in equilibrio, con la Baščaršija che rappresenta il cuore pulsante del passato ottomano: un vivace bazar ricco di spezie, botteghe artigiane e caffè tradizionali. 

La città mostra un doppio volto, ottomano e asburgico, separati simbolicamente dalla “Sarajevo Meeting of Cultures”, lungo la via Ferhadija, che conduce alla storica fontana Sebilj. Come ricordava Ivo Andrić, Sarajevo è al tempo stesso severa e accogliente, malinconica e luminosa: una città da vivere con rispetto, pronta a trasformare chi sa ascoltarne le storie e il silenzio profondo.

Cosa mangiare in Bosnia ed Erzegovina: sapori balcanici da provare

Per conoscere davvero l’anima della Bosnia ed Erzegovina, bisogna sedersi a mangiare dove lo fanno i suoi abitanti. Non solo nei ristoranti eleganti, ma anche nelle Aščinice, antiche trattorie popolari. È un po’ come entrare nella cucina di una nonna bosniaca: inizia così un viaggio tra i sapori autentici della Bosnia-Erzegovina.

Quando si parla dei piatti bosniaci, si pensa immediatamente ai ćevapi, minuscole salsicce grigliate e affumicate, serviti nel soffice somun, un pane piatto che profuma di forno a legna e accompagnati da cipolla cruda. La pljeskávica è una sorta di hamburger preparato con diversi tipi di carne macinata, aglio e paprika. Si serve semplicemente adagiata o avvolta in una morbida pita. Quando le temperature si abbassano, la risposta è il bosanski lonac, uno stufato lento e corposo, con carne e verdure che si sciolgono in bocca, cotto in terracotta come si faceva nei villaggi montani. Oppure si prepara la begova čorba, un’altra zuppa cremosa a base di pollo e okra, piatto tipico dei bey ottomani, nobile e confortevole.

Baščaršija a Sarajevo | © Serena Annese
Sarajevo vista dalla Žuta Tabija | © Serena Annese
Sebilj a Sarajevo | © Serena Annese 

Poi c’è il burek, una spirale di pasta sottile e croccante, ripiena di carne, formaggio, spinaci o patate, da accompagnare con yogurt freddo o panna acida, secondo la tradizione. E quando arriva il momento del dolce, la scelta è ampia: c’è la baklava, strati di pasta fillo bagnati nel miele con noci tritate, altri dolci molto amati sono la tufahija – una mela intera cotta nello sciroppo e farcita con noci, cannella e panna montata – e la hurmašica, piccoli cilindri di pasta al burro, imbevuti in sciroppo zuccherino e spesso decorati con una mandorla o una noce. Si prosegue con la šampita, una base leggera simile al pan di Spagna, sormontata da un’alta crema spumosa fatta di albumi montati e zucchero, servita tagliata a cubetti e la kadaif, sottilissimi fili di pasta croccante intrecciati e cotti con noci e miele. Molto consumata è il trileće, una torta imbevuta in tre tipi di latte (intero, condensato e panna) e con uno strato di caramello in superficie, portata nei Balcani da una lunga scia di contaminazioni culinarie latinoamericane e turche. Infine, c’è la krempita, un dessert fatto di strati leggeri di pasta sfoglia che racchiudono un cuore generoso di crema pasticcera gialla, densa, profumata di vaniglia, spesso sormontata da una spuma di panna montata o albume montato. Viene servita fredda, tagliata a cubetti perfetti e cosparsa di zucchero a velo.

Tra le bevande c’è lo smreka, un succo chiaro e leggermente pungente ottenuto dal ginepro, dissetante e quasi terapeutico, così come il salep, una bevanda medicinale analcolica: una crema tiepida che sa di vaniglia e cannella, simile a un latte denso, che dà energia. La bevanda – fatta con la radice essiccata di un’orchidea selvatica che cresce solo in Turchia – arrivò nei Balcani durante il periodo del dominio ottomano, diventando una bevanda tradizionale apprezzata dagli abitanti di Sarajevo. Non bisogna dimenticare che la Bosnia è principalmente una terra di distillati: quello più popolare è l’acquavite a base di frutta, rakija, che viene tradizionalmente preparata in casa. Il superalcolico più consumato è a base di prugne e viene chiamato šljivovica, ma può essere realizzato anche con albicocche, pere e uva. La gradazione alcolica si aggira intorno al 40%, ma quella casalinga può arrivare fino all’80%.

L’ultimo gesto rituale in Bosnia è riservato al caffèIl caffè bosniaco viene preparato con cura dentro un džezva di rame, per poi versarlo lentamente nel fildžanuna tazzina senza manico. Un rito antico, giunto dalle colline dello Yemen, entrato nei cuori e nelle cucine bosniache dal 1463, e rimasto immutato. In Bosnia, dicono, il caffè non si beve: si vive! 

Burek di SAČ – Buregdžinica Saraj Bosna di Sarajevo | © Serena Annese
Pljeskavica di Šadrvan di Mostar | © Serena Annese
Ćevapi di Ćevabdžinica Hari di Travnik | © Serena Annese

Quando andare in Bosnia ed Erzegovina: il periodo migliore

La Bosnia è una terra di straordinaria bellezza, che si esprime in modo particolare durante le stagioni di primavera e autunno. Tra aprile e giugno, la natura si risveglia in un tripudio di colori e profumi. L’estate in Bosnia può essere piuttosto calda, soprattutto nelle zone più basse e nelle città, ma rappresenta comunque il periodo ideale per chi ama le attività all’aperto legate all’acqua e alla montagna. Le maestose cascate, come quelle di Kravica o di altre riserve naturali, diventano un vero paradiso per rinfrescarsi, mentre le montagne offrono rifugio e temperature più miti, perfette per escursioni, trekking e gite avventurose, immerse in un paesaggio incontaminato. 

Anche l’autunno, tra settembre e ottobre, regala scenari incantevoli con boschi che si tingono di calde tonalità dorate e rosse, creando atmosfere perfette per passeggiate ed escursioni.

In inverno, la Bosnia si trasforma in un mondo affascinante per gli amanti della neve e degli sport invernali. Le temperature possono diventare rigide, soprattutto nelle zone montane, ma è proprio qui che si trovano alcune delle migliori località sciistiche della regione. Sarajevo, con il suo carattere storico e culturale, e Jahorina, famosa per le piste ben tenute e per l’ospitalità, offrono esperienze sciistiche eccellenti a prezzi molto più accessibili rispetto ad altre mete europee.

Come arrivare e come muoversi in Bosnia ed Erzegovina: guida pratica per viaggiatori on the road

In aereo: i principali aeroporti internazionali per arrivare in Bosnia ed Erzegovina sono: Sarajevo (SJJ) – il più grande e ben collegato a diverse città europee tra cui Roma, Milano, Vienna e IstanbulMostar (OMO), ideale se si inizia il viaggio dal sud, anche se con voli meno frequenti, e infine, Banja Luka (BNX), utile per chi arriva dal nord o desidera visitare la parte serba della Bosnia. Le compagnie low cost, come Wizz Air, Ryanair e Eurowings, offrono collegamenti economici, anche in alta stagione.

Trasporti pubblici: arrivati in Bosnia ed Erzegovina per muoversi ed esplorare il paese gli autobus collegano bene le principali città: Sarajevo, Mostar, Banja Luka e Trebinje. Le corse sono economiche ma spesso lente e con orari ridotti nei weekend. Per quanto riguarda le linee ferroviarie, il tratto Sarajevo–Mostar è tra i più scenografici d’Europa.

Taxi e app di trasporto: in città come Sarajevo e Mostar i taxi sono molto economici, ma si può usufruire anche delle applicazioni “MojTaxi” e “Bolt”. Uber non è attivo attualmente  in Bosnia.

Caffè di Lutvo di Travnik | © Serena Annese
Trileće di Ramis di Sarajevo  | © Serena Annese
Peksimeti di Han di Stolac | © Serena Annese

In auto: il modo migliore per esplorare la Bosnia è quello di noleggiare un’auto. Le strade principali collegano abbastanza bene le città e i paesaggi lungo il tragitto sono spettacolari. Si può noleggiare un’auto presso uno degli aeroporti nazionali oppure entrare via terra dalla Croazia, dal Montenegro e dalla Serbia.

Condizioni stradali e guida: le strade statali sono generalmente in ottime condizioni, ma ci sono anche strade con molte curve in montagna, autovelox frequenti e poche autostrade, sebbene la A1 da Sarajevo a Mostar sia in espansione

Consiglio: se si noleggia l’auto in Croazia, occorre assicurarsi che la compagnia autorizzi l’ingresso in Bosnia e verificare la presenza del green card assicurativo, spesso richiesto alla frontiera. Un altro suggerimento è di scaricare mappe offline – da applicazioni come Maps.me o Google Maps – perché la connessione dati potrebbe non essere stabile in zone rurali o montane.

Conoscevate già la Bosnia ed Erzegovina? L’avete già visitata o lo farete presto? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!

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