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Cosa vedere in 4 giorni in Bretagna. Guida per un road trip nella regione ovest della Francia da Saint-Malo a Pontrieux, da Ploumanac'h a Carnac fino a Quimper e Vannes.

Ricca di storia, la Bretagna offre una ricchezza di siti culturali che trasportano i visitatori indietro nel tempo. Con il nome “Bretagna” si identifica la regione nell’area nord-occidentale della Francia nota per i suoi paesaggi mozzafiato e le sue antiche radici. Incastonata tra il Canale della Manica a nord e il Golfo di Biscaglia a sud, la Bretagna vanta una splendida costa, villaggi affascinanti e una distinta eredità celtica.

I Celti Britannici colonizzarono la Penisola d’Armorique nel VI secolo e le diedero il nome di “Petite Bretagne, da qui il nome “Bretagna”. I Celti diffusero la loro cultura e la loro lingua – molto simile al gaelico e al dialetto tipico della Cornovaglia – che ancora oggi viene tutelata e tramandata. La presenza dei Celti nella regione risale al V secolo a.C., quando gruppi di druidi diffusero le loro tradizioni legate profondamente alla natura e al rispetto di questa.

Molti degli edifici e monumenti furono ricostruiti all’arrivo dei Romani e poi di nuovo quando tra il V e il VI secolo, approdarono sulle coste bretoni nuovi gruppi di Celti.

La bellezza naturalistica di questa ragione con una costa che si estende per oltre 1100 km – tra penisole rocciose, insenature, promontori e antichi villaggi di pescatori – ha ispirato moltissimi artisti nel corso dei secoli come Turner, Picasso e Gauguin.

PRIMO GIORNO

L’intrigante storia di Saint-Malo: racconti di pirati e fortezze

La prima tappa in Bretagna è Saint-Malo, nota come la “città dei Corsari” per essere stata teatro di molte loro battaglie. Piccola e graziosa cittadina di mare, Saint-Malo si mostra come vestita del suo abito migliore al tramonto.

Dopo aver parcheggiato l’auto lungo il porto, veniamo accolti dall’Etoile du Roy, la replica di una fregata corsara Malouin del 1745; 47 metri di lunghezza, tre alberi e 20 cannoni. Un museo galleggiante che può essere visitato. Sul veliero vengono perfino organizzate delle gite in mare, trascorrendo una notte a bordo e dormendo su un’amaca.

Saint-Malo | © Serena Annese
Vetrina di Saint-Malo | © Serena Annese

Attraversando poi la porta principale della città s’incontrano boulangerie e graziosi negozietti. Continuando a salire, percorrendo la Grand Rue si raggiunge la cattedrale di Saint-Vincent di Saragozza del XII secolo. Un affascinante edificio romanico a croce latina in granito e con un magnifico tetto in ardesia.

Indirizzo: Place Jean de Chatillon 35400 Saint-Malo
Orari: è aperta lunedì dalle 9:30 alle 19:00 , da martedì a giovedì e anche il sabato dalle 9:30 alle 18:30, domenica dalle 10:00 alle 19:00.
Biglietto: ingresso gratuito.

Lasciando la cattedrale alle proprie spalle si incontra la spiaggia di Bon-Secours e con la bassa marea è possibile raggiungere l’altra sponda, ma non Fort du Petit Bé, più distante, di cui abbiamo potuto ammirare solo la vista e il profilo quasi avvolto dalla magica luce dell’imbrunire.

Da Grand Bé si ammirano le altre piccole isole in lontananza che circondano la costa e un timido faro bianco in mezzo al mare. Qui ha deciso di trascorrere la sua “eternità” lo scrittore francese François René Chateaubriand.

Tornando indietro, percorrendo un tratto delle antiche mura si raggiunge il Fort National e la Grande Plage du Sillon, la più frequentata della città. Il Fort National è una fortezza imponente di granito del XVII secolo, costruita su un’altra isola rocciosa, anche questa raggiungibile con la bassa marea.

Fort National di Saint-Malo | © Serena Annese
Les moules à la crème di “L’Amiral” | © Serena Annese

Per la cena, uno dei ristoranti migliori è “L’Amiral” (gare maritime de la bourse), un elegante ristorante con una magnifica vista sul porto. Qui non si possono perdere il piatto di crudités di frutti di mare (plateau de fruits de mer), le cozze con la panna (les moules à la crème), il tonno scottato con salsa al curry e cocco (Mi-cuit de thon, sauce curry, coco) e la tartare di tonno in versione thai (tartare de thon façon thaï). La giusta conclusione della cena è con una crème brûlée alla vaniglia del Madagascar e un tortino al cioccolato con una pallina di gelato alla vaniglia.

SECONDO GIORNO

La bellezza storica di Dinan: strade di ciottoli e case in legno a graticcio

La mattina del secondo giorno raggiungiamo il pittoresco villaggio di Dinan. Completamente costruito in pietra, circondato da quasi 3 km di bastioni, ricolmo di fiori colorati che decorano negozi e le splendide case medievali a graticcio – ce ne sono circa 115 – Dinan è tra i borghi più belli di Francia.

Il punto più famoso e senza dubbio più caratteristico è Rue du Jerzual, una stradina che attraversa il cuore di Dinan. Si tratta di una strada acciottolata delimitata da meravigliose case medievali con alcune facciate colorate e impreziosite da vasi ricolmi di fiori bellissimi. Qui s’incontrano piccole botteghe e atelier di artigiani, pittori e scultori.

Proseguendo su Rue du Petit Fort si raggiungono le sponde del fiume, la prima cosa che si nota è un ponte in pietra che sovrasta il fiume Rance e subito sulla destra il paesaggio è dominato da un grande viadotto.

Dinan | © Serena Annese
Kouign-amann della “Boulangerie Pâtisserie Gât’&Vous” | © Serena Annese

Ci si trova così a passare da un’architettura tipica di una cittadina medievale dell’entroterra a uno magnifico scorcio fluviale. Il porticciolo è animato da numerose piccole imbarcazioni, con cui poter anche fare delle escursioni lungo il fiume.

Prima di risalire verso il centro di Dinan, merita una sosta la “Boulangerie Pâtisserie Gât’&Vous” (82 Rue du Petit Fort), qui oltre ad essere accolti dal meraviglioso sorriso della proprietaria, potrete provare i gustosi dolci bretoni tutti preparati secondo le ricette tradizionali, tra cui il kouign-amann, un soffice pane dolce a base di burro, zucchero e farina. Una vera prelibatezza!

Altro punto d’interesse è poi lo Château de Dinan, una fortezza costruita nel 1380 dal duca di Bretagna Jean IV.
Inoltre, a Dinan ogni due anni – dal 1983 – ha luogo la “Fête des remparts“, una rievocazione medievale durante la quale si svolgono tornei cavallereschi, mercati medievali e una parata in costume d’epoca.

Dinan | © Serena Annese
Dinan | © Serena Annese

Guida di viaggio a Pontrieux: navigazione tra canali e fascino storico

Proseguiamo in direzione di Pontrieux, un pittoresco villaggio bretone di origine medievale, che deve il proprio nome alla sua posizione sul fiume Trieux. Se si ha la possibilità di visitare Pontriuex durante i mesi più caldi, si può ammirare la cittadina impreziosita da numerosi fiori colorati che le donano l’aspetto di un’oasi paradisiaca. I fiori decorano le facciate delle abitazioni, le stradine acciottolate e perfino le barchette ormeggiate lungo il fiume.

Pontrieux è nota anche come il villaggio delle lavandaie”; lungo le rive del fiume si trovano, infatti, ben cinquanta lavatoi. Ogni famiglia borghese aveva il suo lavatoio realizzato in pietra e con una copertura in ardesia, proprio come per le case.

Pontrieux | © Serena Annese
Galette Bretonne di “Des Jardins Du Trieux” | © Serena Annese

Dal piccolo molo lungo la Rue de Taro Meledern, da maggio a settembre, partono delle barchette elettriche con cui si può navigare il fiume e osservare il suggestivo villaggio e i suoi lavatoi da una prospettiva davvero particolare e indimenticabile.

Se cercate un posto dove fermarvi per il pranzo, nel centro storico c’è “Des Jardins Du Trieux” (22 Rue Saint-Yves), ideale per un pranzo rapido a base di una gustosa Galette Bretonne e di un boccale di sidro fresco. Indimenticabile – oltre al cibo – è la vista, potrete gustare i piatti della tradizione bretone su una terrazzino in legno sospeso sul fiume.

Inoltre, Pontrieux e la cittadina di Paimpol sono collegate da un treno a vapore realizzato circa 80 anni fa. Un’esperienza unica è proprio quella di regalarsi la tratta che costeggia il fiume Trieux e ammirarlo comodamente seduti nel proprio vagone.

Il “simbolico” paesaggio di Castel Meur a Plougrescant

Nel primo pomeriggio raggiungiamo un altro luogo sbalorditivo in Bretagna. Non appena si giunge davanti “Castel Meur” nella mente appaiono due dipinti meravigliosi: “L’isola dei morti di Arnold Bocklin” (dipinto simbolista e opera fondamentale della cultura figurativa tedesca del secondo Ottocento) e “L’impero della lucedi René Magritte. In entrambi i quadri – benché figli di due correnti artistiche diverse e distanti di circa 80 anni – l’atmosfera che si percepisce è quella di un paesaggio onirico, sospeso nel tempo, in cui la natura appare come avvolta da un’aura intangibile.

È esattamente questa la sensazione che si ha ammirando l’intera costa del piccolo e suggestivo villaggio di Plougrescant, di appena 1400 abitanti. La costa offre diverse punti panoramici sul Mare de La Manica e indubbiamente uno degli aspetti più suggestivi è la presenza di “Castel Meur“, un grazioso château privato risalente al 1861, costruito tra due enormi rocce di granito in riva al mare. La pittoresca abitazione è recintata – ovviamente – ma nonostante la staccionata potrete ugualmente ammirarne la bellezza, avendo alle spalle la particolare e quasi lunare vegetazione della brughiera.

Castel Meur a Plougrescant | © Serena Annese
Gouffre de Plougrescant | © Serena Annese

Superando lo château e proseguendo lungo il sentiero, in poco più di 3 minuti raggiungerete le Gouffre de Plougrescant“, un punto panoramico da cui potrete ammirare il paesaggio sconfinato e spettacolare che circonda la costa, modificata nel corso dei secoli dalla potenza del mare. È proprio il mare ad aver creato dei tomboli, dei cordoni di ciottoli e roccia che collegano la riva a dei piccoli isolotti, formando due lagune di acqua salmastra, molto interessanti dal punto di vista botanico. Una vista di struggente bellezza, dove vi sentirete un tutt’uno con la natura circostante.

Arrivare a le “Gouffre de Plougrescant” e al “Castel Meur” non è difficile, basta giungere al villaggio di Plougrescant e seguire le indicazioni per Site du Gouffre. Troverete un parcheggio gratuito dove poter lasciare l’auto e da cui parte un breve sentiero che vi condurrà fino agli scogli a picco sul mare.

Esplorando Ploumanac’h: una fuga al mare sulla costa di granito rosa

La Bretagna custodisce molti tesori, tra questi c’è una costa di granito rosa – Côte de Granit Rose – che si estende per oltre 10 km, un enorme patrimonio geologico. Lungo questa costa si sviluppa il Sentiero dei Doganieri, un percorso panoramico che si snoda tra scogliere uniche nel loro genere e immerso in un paesaggio quasi fiabesco, che un tempo era percorso da pattuglie di doganieri.

Lungo questo sentiero, adagiata su una penisola rocciosa, si trova Ploumanac’h, un piccolo e grazioso villaggio, votato nel 2015 come “Preferito dai Francesi”. Raggiungendo la spiaggia si notano subito le caratteristiche della costa con le scogliere in granito rosa levigate dalla forza delle maree, che hanno conferito loro le forme più particolari e bizzarre.

Ad alcune è stato dato anche un nome evocativo, come “testa di balena” e “tavolozza del pittore”. Dalla spiaggia, poi, si ha una vista perfetta del Castello di Costaérès, una fortezza suggestiva costruita sull’isola omonima, raggiungibile in barca o con la bassa marea.

Ploumanac’h e la Côte de Granit Rose | © Serena Annese
Castello di Costaérès | © Serena Annese

Proseguendo lungo il sentiero sulla destra si raggiunge l’attrazione principale di Ploumanac’h, il faro di Maen Ruz (‘pietra rossa’ in bretone). La struttura – alta 15 metri – fu costruita dagli architetti Henry Auffret e Joel Hardion nel 1860, poi distrutta dai tedeschi nel corso della Seconda Guerra Mondiale e infine ricostruita completamente nel 1946.

Anche il faro è realizzato in granito rosa in perfetta sintonia cromatica col territorio circostante; le sue forme decise e squadrate contrastano e al tempo stesso si mescolano con le linee delle scogliere decisamente più morbide. Al suo interno ci sono i mosaici di Rennes Isidoro Odorico, ma benché il faro sia attivo non è aperto al pubblico e quindi non è possibile ammirarli.

Se siete amanti del birdwatching, non perdete l’occasione di fare un’escursione sulle Sept-Îles a largo della costa, dove nidificano ben 27 specie di uccelli.

Poche ore a Lannion: immergiti nel ricco patrimonio della Bretagna

Il secondo giorno sta per finire, quindi raggiungiamo Lannion. La nostra sosta a Lannion è stata però molto breve a causa di un brutto temporale che non ci ha permesso di esplorare la città come avremmo voluto. I nostri ricordi quindi sono legati solo alla cena presso “Le Moulin Vert” (15 Rue Duguesclin) a base di squisite Galettes Bretonne – una con la famosa saucisse bretonne, ovvero la salsiccia bretone e l’altra al formaggio – per concludere con una buonissima crêpes e un bicchiere di Chouchen, una bevanda alcolica tipica della Bretagna.

Lannion è una graziosa ed elegante cittadina molto famosa per il suo centro storico, caratterizzato dalle classiche case a graticcio e dall’atmosfera medievale. Merita di essere visitata con calma!

Lannion | © Serena Annese
Galettes Bretonne al formaggio di “Le Moulin Vert” | © Serena Annese

Benché non abbiamo avuto modo di vedere la cittadina di Lannion, abbiamo avuto il piacere di conoscere e di essere ospitati da Aline and Yvan, una coppia davvero deliziosa, che ci ha aperto le porte della loro casa nel vicino villaggio di Ploubezre. Ci hanno presentato il loro splendido gatto e fatto sentire come in famiglia. Speciale è stata anche la colazione servita in un grazioso cestino da picnic davanti alla nostra porta, ricco di prelibatezze realizzate da Aline, con i prodotti del loro piccolo orto e le uova delle loro galline. Una colazione quasi interamente a km 0, ma soprattutto ricca di cura e attenzioni.

TERZO GIORNO

Il custode del promontorio di Saint-Mathieu

Nonostante il tempo incerto, il terzo giorno in Bretagna raggiungiamo un altro punto imperdibile in Bretagna: il promontorio di Saint-Mathieu. La nebbia avvolge l’intero panorama, la pioggia scende scrosciante, il mare è in tempesta e il canto di una balena si ode in lontananza; sembra l’inizio di un racconto di avventura ma è proprio questa l’atmosfera surreale e meravigliosa che ci accoglie raggiungendo il promontorio di Saint-Mathieu.

La scogliera è dominata da uno splendido faro a guardia delle rovine di un’antica abbazia. Il faro di Saint-Mathieu – alto ben 56 metri – risale al 1835 ed è da quel momento che segnala l’inizio del Chenal du Four, un canale navigabile che collega l’Atlantico alla Manica. L’edificio è bianco con la cima rossa per essere ben visibile in lontananza e spicca circondato su distese di erba verde brillante che ricoprono la costa.

Il faro – inserito nella lista dei monumenti storici francesi – è ancora attivo, ma completamente automatizzato; ha avuto un guardiano fino al 2006. La struttura è visitabile dalle 10:00 alle 19:30 nei mesi di luglio e agosto; salendo i 163 gradini al suo interno si può godere di un panorama indimenticabile.

Promontorio di Saint-Mathieu | © Serena Annese
Abbazia di Saint-Mathieu | © Serena Annese

Accanto al faro e all’abbazia si trova anche una stazione di osservazione – nota come il “Semaforo” – realizzata all’inizio del ‘900 e costruita per segnalare la presenza di scogli sommersi che rendono pericolosa la navigazione nei pressi della costa. Prima della costruzione del faro, era stata posizionata una lanterna in una delle torri dell’abbazia – nota come la “Torre dei Fuochi”. Era quella in origine a segnalare la costa ai marinai in navigazione.

Sul fianco del suggestivo faro di Pointe Saint-Mathieu e avvolta da un alone di mistero si trova l’edificio più antico del promontorio, l’abbazia di Saint-Mathieu, dove a lungo fu custodito il teschio del santo. Non si hanno notizie certe sulla data di fondazione dell’abbazia originale, benché ci siano diverse teorie a riguardo.

Una delle leggende riconduce la fondazione dell’abbazia ad un monaco bretone, San Tanguy, che dopo aver ereditato questo terreno nel corso del VI secolo decise di costruire un edificio dedicato a San Matteo Apostolo.

Un’altra leggenda – la più diffusa – vuole la fondazione dell’edificio sacro pertinente al IX secolo per opera di un gruppo di mercanti provenienti dalla provincia di Leon, che di ritorno dall’Egitto avevano recuperato le reliquie di San Matteo, all’epoca custodite al Cairo. Quando i mercanti raggiunsero il promontorio furono sorpresi da una violenta tempesta, ma la loro imbarcazione non si schiantò contro gli scogli, che miracolosamente si divisero per salvare la nave. Il gruppo decise, così, di costruire un edificio in onore del santo, dove fu conservato il suo teschio per molti secoli, benché se ne siano poi perse le tracce.

Faro di Pointe Saint-Mathieu | © Serena Annese
Le huitres del “Bistrot 1954” | © Serena Annese

Nel corso del Medioevo l’abbazia assunse un ruolo di grande importanza. In seguito, il complesso fu distrutto più volte fino alla Rivoluzione Francese, quando passò nelle mani dello Stato. Da quel momento iniziò il suo declino fino all’abbandono; divenne perfino una cava per il reimpiego di materiali lapidei.

Ciò che è sopravvissuto corrisponde all’antico coro e al transetto risalenti al XII secolo circa. Accanto al faro e all’abbazia si trova un altro edificio religioso di dimensioni minori, la chiesa di Notre-Dame-de-Grâce del 1881, oggi utilizzata come una cappella, che probabilmente ha sostituito edifici precedenti di cui l’unica testimonianza è lo splendido portale in stile gotico del XIV secolo.

Dopo aver visitato questo angolo bretone di sconfinata bellezza, troviamo rifugio in un delizioso ristorante con vista sul faro “Bistrot 1954” (9 Pl. Saint-Tanguy, Plougonvelin), menzionato sulla Guida Michelin. È finalmente arrivato il momento di mangiare le famose ostriche bretoni: STRAORDINARIE!!!!
Molto interessante anche la “rilette du moment” – una sorta di paté che viene preparato o con carne o con pesce – questa nello specifico è una rilette di sgombro servita con del pane tostato. Proseguiamo poi con del pesce marinato con lime e coriandolo e del pescato del giorno con crema di carciofi e cozze.

La Penisola di Crozon: dove spettacolari scogliere incontrano spiagge sabbiose

Avete presente quella sensazione di libertà che vi avvolge quando vi ritrovate ad ammirare un angolo di natura sconfinata? È proprio questa la pace che riempie il cuore passeggiando lungo Plage de Pen Hat, una delle spiagge della penisola di Crozon nell’estremità nord-occidentale della Francia.

Una striscia di terra piena di località balneari, tra cui la più famosa Camaret-sur-Mer , un vecchio porto di sardine dove potrete visitare la Torre Vauban – Patrimonio dell’Umanità UNESCO – una fortificazione alta 18 metri, che poteva contenere fino a 11 batterie di artiglieria.

La penisola di Crozon si affaccia sul Mare d’Iroise e sulla Baia di Douarnenez – area dell’Oceano Atlantico – e racchiude spiagge bianchissime, antichi villaggi, siti archeologici di monoliti, campi di erica e ginestre, scogliere, splendide falesie – che ricordano quelle di Étretat in Normandia – e anche le rovine di un’antica abbazia medievale del V secolo. Un luogo davvero incantevole, che ahimè siamo riusciti a visitare molto rapidamente.

Plage de Pen Hat a Crozon | © Serena Annese
Plage de Pen Hat a Crozon | © Serena Annese

Per raggiungere Plage de Pen Hat, si percorre una strada che costeggia gli allineamenti di Lagatjar – di dimensioni minori rispetto a quelli più famosi di Carnac. Si tratta di 87 menhir realizzati su un terreno pianeggiate, di cui alcuni sono alti ben 3 metri. Il sito di Lagatjar è stato classificato come monumento storico nel 1883.

A dominare la spiaggia di Plage de Pen Hat vi è una roccaforte difensiva dell’Ottocento – non visitabile – e tutt’intorno sentieri che conducono a Pointe de Pen-Hit, il promontorio più famoso dell’intera penisola, alto 70 metri. Un’esperienza da togliere il fiato, che purtroppo a causa del vento molto forte non abbiamo potuto godere a pieno.

Se amate viaggiare a contatto con la natura svolgendo anche attività sportive, la penisola di Crozon vi permetterà di fare surf e anche trekking lungo i sentieri che costeggiano il mare, godendo di paesaggi meravigliosi.

Allineamenti di Lagatjar | © Serena Annese
Quimper | © Serena Annese

Quimper: un giorno nell’antica capitale della Cornovaglia

Dirigiamoci verso Quimper, che ci accoglie con la luce del tramonto che colorava le facciate delle sue meravigliose case a graticcio. Quimper è un’affascinante città d’arte carica di scorci indimenticabili creati dalle sue stradine acciottolate e dai fiumi Odet e Steïr che l’attraversano come se fossero le sue robuste e solide radici.
Inoltre, la cittadina è l’attuale capoluogo del Finistère e antica capitale della cosiddettaCornovaglia Francese“; una splendida città medievale insignita di titoli come “Città d’Arte e di Storia”. Si gusta lentamente, passeggiando lungo il centro storico pedonale.

Il centro storico è dominato dalla maestosa cattedrale di Saint-Corentin. I lavori per edificarla richiesero ben tre secoli – dal XIII al XV secolo – per ottenere un monumento incredibile, con due guglie gemelle in facciata alte ben 75 metri e un portale scolpito secondo magnifiche tecniche scultoree altomedievali. Una delle particolarità dell’edificio sacro è l’inclinazione di 5 gradi della navata centrale rispetto al coro, un espediente architettonico voluto per rappresentare simbolicamente la posizione della testa di Cristo sulla croce.

Indirizzo: Pl. St Corentin, 29000 Quimper, Francia
Orari: è aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00.
Biglietto: ingresso gratuito.

Costeggiando il fiume Odet si raggiunge il Castello di Lanniron, ex residenza estiva dei vescovi di Cornovaglia, inserito tra i Monumenti Storici nel 1988 e circondato da uno splendido giardino alla francese del XVII e XIX secolo.

Un altro angolo di notevole interesse a Quimper è il quartiere di Locmaria, noto anche come il “distretto degli artigiani”, questo angolo della città vi accoglierà tra negozi e atelier dove la tradizione del ricamo e delle maioliche viene custodita con molta cura.

Cattedrale di Saint-Corentin di Quimper | © Serena Annese
Saint Jacques di “Côté Bistrot” | © Serena Annese

Appuntamento imperdibile nella cittadina di Quimper è il meraviglioso “Festival de Cornouaille” che si tiene ogni anno nel mese di luglio dal 1923. Un insolito festival dedicato alla tradizione e alla musica bretone.

Per la cena scegliamo di andare da “Côté Bistrot” (3 Rue Sainte-Thérèse). Un vivace ristorante dove gustare un’ottima Tartare di manzo Charolais con chips di patate e le rinomate Saint Jacques – le capesante pescate nelle acque dell’oceano. Una cena che si può concludere con il “Riz au lait ribot et compotée de pommes” – un gustosissimo budino di riso con salsa alle mele – e un bicchiere di chouchen, la versione bretone dell’idromele medievale, ottenuto dalla fermentazione del miele in acqua.

QUARTO GIORNO

La culla dell’École de Pont-Aven

Dopo una golosa ed energetica colazione in una delle boulangerie di Quimper, dirigiamoci verso Pont-Aven.
Pont-Aven – chiamata così per il fiume Aven che lo attraversa – è un piccolo villaggio nella zona sud della regione del Finistère; caratterizzata da sinuose stradine, ponti, case in granito del XVII e del XVIII secolo e circa 15 antichi mulini ad acqua per la produzione di farina, che rappresentavano una delle identità economiche del luogo già nel corso del Medioevo.

Basta il suo nome per collegarla subito al pittore Gauguin e all’École de Pont-Aven, la scuola di pittura fondata nel 1886 dall’artista parigino, a cui presero parte anche pittori come Paul Sérusier, Maxime Maufra ed Émile Bernard. La scuola ha senza dubbio donato una seconda vita a questo pittoresco villaggio, che si è animato poco a poco di gallerie, studi d’arte e spazi espositivi.
Visitandola non si può quindi fare a meno di una sosta al Musée des Beaux-Arts de Pont Aven, con 4500 opere realizzate fra i confini di questo suggestivo angolo.

Indirizzo: Pl. Julia, 29930 Pont-Aven, Francia
Orari: è aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00.
Biglietto: 8€ / per verificare le condizioni di riduzione o gratuità, consultare il sito ufficiale.

Un ulteriore scorcio imperdibile è la Promenade Xavier Grall, una percorso pedonale dedicato al celebre poeta bretone. Passeggiando lungo il sentiero immerso nel verde, potrete apprezzare la luce magica che accarezza la superficie del fiume in alcune ore del giorno; fonte d’ispirazione dei molti pittori che s’innamorarono perdutamente di Pont-Aven.

Pont-Aven | © Serena Annese
Chapell di Trémalo a Pont-Aven | © Serena Annese

Proseguendo lungo il sentiero, al di sopra del Bois d’Amour, tra bellissime querce e altissimi faggi, si trova la Chapell di Trémalo, un edificio del XVI secolo con un tetto asimmetrico che quasi tocca il suolo sul lato nord. Qui siamo stati accolti dal sorriso di un turista francese, che ci ha guardati ed ha esclamato estasiato “c’est magnifique!”; ed è proprio quello a cui si pensa appena si varca l’ingresso, alla vista degli splendidi particolari della cappella e del Crocifisso ligneo medievale, reso famoso da Gauguin nel suo autoritratto e nel “Christ Jaune. Eterno!

Pont-Aven è famosa anche per dei fantastici biscotti al burro – le Galettes de Pont Aven – realizzati ancora secondo la ricetta tradizionale.

Quiberon: una penisola dalle mille sfumature

Non siamo stati molto fortunati durante la scoperta della penisola di Quiberon; a causa di un forte temporale siamo riusciti ad ammirare solo un punto di questa affascinante parte della costa bretone. Non abbiamo potuto apprezzarne le acque dal colore blu intenso e i riflessi del sole che colorano le sue spiagge chiare, ma abbiamo visto un’altra faccia di questa terra, impetuosa, selvaggia e fuori dal tempo.

Quiberon è un angolo suggestivo, una striscia di terra lunga 14 km che racchiude un’incredibile varietà di paesaggi; una costa più aspra e rocciosa verso ovest, un’altra ricca di spiagge dalla sabbia finissima – la Côte Sauvage – e nell’entroterra pittoreschi villaggi di pescatori con case bianche, infissi blu cobalto e ortensie in fiore con scorci da cartolina.

Quiberon | © Serena Annese
Quiberon | © Serena Annese

Il punto panoramico più famoso è senza dubbio Pointe du Percho, da cui ammirare l’istmo di Penthièvre e l’arco in pietra di Port-Blanc, noto come Roche Percée. Per quanto riguarda noi, siamo riusciti a raggiungere soltanto Pointe du Conguel – il punto più a sud della penisola e riserva naturale protetta per la sua incredibile biodiversità e per la presenza di alcuni resti storici, come tracce dei vecchi forni utilizzati in passato dagli abitanti per estrarre lo iodio dalle alghe. Dalla costa, avvolto dalla nebbia e dalla pioggia, s’intravedeva timido il faro di Teignouse, realizzato su uno scoglio in mezzo al mare.

La penisola di Quiberon è un’ottima destinazione per chi ama fare surf, kite-surf, vela, andare in kayak in mare e anche percorrere i sentieri costieri a piedi o in bicicletta.
Un’ultimo suggerimento: non potrete lasciare la penisola di Quiberon senza aver prima assaggiato i salidous, dei dolci a base di caramello al burro salato.

Un giro tra le casette dai toni pastello a Vannes

Dopo il temporale sulla penisola di Quiberon, Vannes ci accoglie con un timido sole che ha accompagna la breve sosta in questa splendida cittadina bretone. Vannes è l’ultima tappa del road trip bretone.

Vannes si riflette sul Golfo del Morbihan ed ha mantenuto la sua autentica atmosfera di cittadina medievale nelle mura di cinta, nelle porte fortificate e nei bastioni del castello che sono giunti a noi in perfetto stato di conservazione. I camminamenti, come quelli di Saint-Malo, sono anche percorribili e racchiudono degli splendidi giardini dove crescono rigogliose oltre 30.000 specie di fiori.

Castello di Vannes | © Serena Annese
La bottega tra Rue du Bienheureux-Pierre-René-Rogue e Rue Noé a Vannes | © Serena Annese

Raggiungendo l’angolo tra Rue du Bienheureux-Pierre-René-Rogue e Rue Noé ci si ritrova in un grazioso incrocio di stradine acciottolate e sulla facciata di uno degli edifici a graticcio – a Vannes se ne contano oltre 170 – si notano due busti dipinti raffiguranti una coppia di cittadini che davano il benvenuto ai clienti della loro bottega.

Una scultura così bizzarra da essere divenuta col tempo uno dei simboli della città. Proseguendo si raggiunge la cattedrale dedicata a Saint-Pierre, edificata sulle rovine di un antico edifico sacro romanico: è tra le più grandi della Bretagna. Continuando a salire si giunge a Place Henri IV dove si è circondati da altre graziose case a graticcio dai toni pastello.

Indirizzo: 22 Rue des Chanoines, 56000 Vannes, Francia
Orari: è aperta tutti i giorni dalle 8:30 alle 19:00 .
Biglietto: ingresso gratuito.

Altra sosta da fare nella cittadina è presso il suo pittoresco porto, dove si ammirano le barche a vela attraccate ai piccoli moli. Qui si può godere il silenzio di una vita dal ritmo più lento. Infine, il Castello di Vannes che ospita il Museo di Storia ed Archeologia dove sono custoditi molti oggetti provenienti dagli scavi ritrovati presso il sito megalitico di Carnac. Inoltre, se trascorrerete la sera in città, non potete perdervi il “Piano Barge“, un’imbarcazione trasformata in un raffinato ristorante e jazz club.

Cosa mangiare in Bretagna

La scena culinaria della Bretagna è un viaggio gastronomico che lascerà le vostre papille gustative incuriosite ed estasiate. L’asprezza del territorio bretone ha fatto sì che si diffondesse una tradizione gastronomica dominata da verdure ma soprattutto da prodotti del mare. In Bretagna c’è una varietà sorprendente di pesce, tra ostriche – huitres – sogliole, rombi e merluzzi. Molto consumata è la “Cotriade“, una zuppa di pesce spesso accompagnata da patate e panna. Altri piatti da provare sono le “moules marinières” – cozze cotte nel vino bianco con scalogno, cipolle e prezzemolo fresco – e le “moules à la crème“, le cozze con la panna accompagnate da patatine fritte (un abbinamento bizzarro, ma particolarmente gustoso).

Piatti tradizionali a base di pesce sono anche le “palourdes farcies” – vongole grigliate e farcite con scalogno ed erbe – e il “plateau de fruits de mer“, un vero trionfo di crudité di frutti di mare di ogni tipo.

La Bretagna è anche una grande produttrice di verdure, in particolare di carciofi. Una vera delizia sono le “galettes bretonne“, crêpes salate farcite spesso con prosciutto, formaggio e un uovo fritto. Un’altro piatto tipico è la “rilette” una sorta di pâté a base di carne o di pesce, servita spesso con pane tostato e all’interno di tradizionali terrine di terracotta, tanto belle da essere vendute anche come souvenier.

Infine, la regione bretone è famosa anche per la sua burrosa pasticceria, in particolare per il delizioso “Kouign-Amann” – un pasticcino a base di burro, zucchero e farina ricoperto di zucchero caramellato – e per le immancabili “crêpes“.

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