Street Art a Tor Marancia: il primo museo condominiale al mondo
Guida ai murales di Tor Marancia, un itinerario colorato nel progetto di rinascita promosso dall'associazione culturale 999Contemporary.
Ci sono periodi storici in cui il mondo sembra perdere tutti i suoi colori, tutto appare grigio e spento e diventiamo come incapaci di percepire le sfumature che rendono questa vita degna di essere vissuta. Ho sempre pensato che l’arte con i suoi colori fosse la medicina migliore, il rimedio più potente per ridare alle nostre anime la capacità di vedere ciò che ci circonda. Così l’universo torna ad essere colorato, vivido e allegro. Arrivando a Tor Marancia si percepisce proprio questo immenso potere, un racconto di denuncia e di rinascita, di voglia di farcela nonostante tutto in un’esplosione di colori brillanti che danno forma a sogni, speranze e legami.
Indice
La storia del quartiere di Tor Marancia
Il quartiere di Tor Marancia – soprannominato “Shanghai” per l’alta densità di popolazione e per i frequenti allagamenti dovuti alla natura paludosa dell’area – fu realizzato nel 1933 per accogliere una parte dei romani sfrattati dalle case nel centro della città. Fin da subito il quartiere si è mostrato complicato, a causa della criminalità e delle difficili condizioni di vita a cui erano costretti i suoi abitanti. Nel 1948 le piccole e inospitali abitazioni furono sostituite poi dagli attuali palazzi.
Il progetto “Big City Life“ a Tor Marancia
Un ulteriore passo per rivalutare e risollevare le sorti del quartiere è stato fatto nel 2015 con il progetto Big City Life, che non ha risolto i problemi più profondi del quartiere, ma ha fornito senza dubbio un grande impulso alla riqualificazione estetica e culturale della zona. Il progetto di musealizzazione urbana – realizzato su proposta dell’associazione culturale 999Contemporary, curato e ideato da Stefano S. Antonelli e voluto fortemente dal Prof. Emmanuele F.M. Emanuele – è iniziato l’8 gennaio del 2015 e si è concluso il 27 febbraio dello stesso anno. È stato finanziato da Fondazione Roma e dal Campidoglio e patrocinato dall’VIII Municipio.
Durante questi due mesi le oltre 500 famiglie che abitano i palazzi del lotto 1 di Tor Marancia hanno accolto i ventidue artisti provenienti da dieci paesi del mondo. Così le facciate di undici palazzine sono diventate delle tele di grandi dimensioni che mostrano non solo l’attività creativa di artisti internazionali, ma anche la partecipazione degli allievi della scuola elementare “Dalla Chiesa“, delle medie “Settimia Spizzichino” e dell’istituto superiore “Caravaggio” che hanno partecipato ai laboratori creativi tenuti dagli artisti; mentre altri laboratori più professionali sono stati destinati ai ragazzi di Tor Marancia per favorire la valorizzazione e la manutenzione dei murales.
Gli artisti hanno trascorso molto tempo insieme agli abitanti del condominio ascoltando anche le loro storie; i murales – alti circa 14 metri e per cui sono stati utilizzati ben 765 litri di vernice – sono anche il prodotto di questi frammenti di vita, di queste storie cariche di emozioni.
I Murales di Tor Marancia
Giunti al comprensorio si ammirano i primi grandi murales realizzati sulle facciate dei palazzi che si affacciano su Viale Tor Marancia. L’opera pilota del progetto è il Peso della storia dell’artista argentino Franco Fasoli – noto come Jaz – che rappresenta due lottatori in maschera che dalle fasce sui pantaloncini risultano essere un argentino e un italiano. Il lottatore argentino solleva sulle spalle quello italiano in un gesto che vuole alludere al legame storico che vi è tra i due Paesi, in particolare potrebbe essere un riferimento ai flussi migratori del dopoguerra.
Il secondo murales è Percezione di Vhils, un gigantesco occhio che sembra osservare la quotidianità che si svolge all’interno del quartiere e che secondo l’artista portoghese rappresenta l’unico strumento umano in grado di fornire la percezione senza avere necessità di definirla.
Vhils lo ha realizzato con una tecnica davvero particolare, che prevede la preparazione della superficie con una stesura di vernice bianca e poi l’utilizzo di un trapano tassellatore con cui l’artista sottrae – seguendo un disegno preparatorio, una sorta di stencil – del materiale della parete creando un effetto di vuoti e pieni, quasi tridimensionale.
Un altro murales è quello dell’artista francese Julian Malland “Seth”, Il bambino redentore. L’opera raffigura un bambino che per guardare al futuro oltre i palazzi grigi si è costruito una scala colorata. Il bambino protagonista dell’opera si chiamava Luca e abitava proprio nel quartiere prima di perdere la vita in un incidente stradale. Qui è rappresentato mentre scruta un cielo blu intenso. Dopo aver scoperto la storia dietro questo murales inizia un viaggio anche più profondo nell’esplorazione del complesso. Si ha come la sensazione di dover entrare in punta di piedi per ammirarli e allo stesso tempo rispettare quelle vite e quelle storie.
Si prosegue poi attraverso un piccolo passaggio ottenuto in un muro dipinto di giallo e appena si varca l’ingresso sulla sinistra troverete subito un piccolo murales con un volto orientale e una lupa secondo uno stile grafico che ricorda molto gli origami e con la scritta “Welcome to Shanghai“, un riferimento al soprannome del quartiere.
Percorrendo i piccoli viali che separano i palazzi ci sentiamo parte fin da subito di un ambiente familiare con panchine in pietra, aiuole con margherite, delle piccole giostrine per bambini e i panni stesi alla finestra. Benché fosse ora di pranzo quando siamo arrivati e non si vedesse nessuno in giro, passeggiando tra i palazzi mi è sembrato davvero di sentire il vociare dei bambini, un vociare carico di speranza e felicità.
Il primo murales all’interno del complesso è quello dell’artista francese Philippe Baudelocque, Humanity Constellation – soprannominato da tutti Elisabetta, proprio perché la mano raffigurata è quella di un’inquilina del secondo piano del palazzo. L’intento dell’artista era di rappresentare l’umanità interpretata come una magnifica costellazione.
Più avanti s’incontra Nostra Signora di Shanghai dell’artista italiano Mr Klevra, una Madonna realizzata secondo l’iconografia bizantina che simboleggia la città di Roma abbracciata e baciata dal Bambino (Tor Marancia) che necessità di maggiore attenzione e amore.
L’artista lucchese Moneyless presenta Il Vento con curve di colore blu, gialle e nere capaci di ricreare il giro vorticoso e ipnotico del vento.
E poi l’artista romano Diamond e il suo murale in stile Art Nouveau Hic Sunt Adamantes – “qui ci sono i diamanti” – che raffigura una donna addormentata. Anche qui la donna simboleggia la città di Roma e il suo non rendersi conto della bellezza e del valore degli abitanti del quartiere – a cui l’artista allude inserendo un ulteriore riferimento alla “Shanghai Romana” ovvero il drago. Ovviamente il titolo del murales è anche una chiara allusione al nome dell’artista.
Continuiamo ad esplorare questo splendido esempio di street art condominiale e ci troviamo davanti ad un murales di Gaia, street artist newyorkese, considerato uno dei più influenti street artist americani sotto i trent’anni. Il titolo dell’opera è stato deciso dagli abitanti Spettacolo Rinnovamento Maturità e sembra un vero omaggio all’arte di Giorgio De Chirico. Su uno sfondo blu intenso che ricrea una dimensione metafisica fluttua una testa in marmo che ricorda i busti dello Stadio dei Marmi, un riferimento alla devastante urbanizzazione in via della Conciliazione e in via dei Fori Imperiali voluta da Mussolini che aveva portato allo sfratto delle famiglie poi “sistemate” nel nuovo e attuale quartiere di Tor Marancia. La testa marmorea si trasforma in un pesce nella parte inferiore, altra allusione ai frequenti allagamenti che in passato hanno colpito l’area.
Nella sezione superiore del murales si vede una grossa arancia – interpretata da altri come un mandarino – che secondo gli abitanti allude proprio al simbolo del loro quartiere.
L’arte qui acquista una profonda funzione sociale che va oltre le forme definite a cui siamo più abituati, la voglia di rivalsa risiede anche in forme astratte o versioni alternative di citazioni storiche. Questo avviene ad esempio nel murales del duo francese Lek & Sowat, Veni Vidi Vinci, dove abbiamo una “semi-citazione” del famoso motto di Cesare Veni Vidi Vici ma che qui diviene un omaggio ad Andrea Vinci un ragazzo che abita proprio al secondo piano della palazzina e che a causa di un brutto incidente per un tuffo ha perso la mobilità degli arti inferiori.
Ed eccoci ad uno dei murales, a mio parere, più bello di Tor Marancia: Distanza Uomo Natura dell’artista filippino ma romano d’adozione Jerico che ha chiaramente voluto fare un omaggio alla Creazione di Michelangelo della Cappella Sistina con le due dita che si sfiorano e cercano di toccarsi alludendo al legame sempre agognato tra uomo e natura. Tutto è avvolto in un’atmosfera che ricorda i colori e i soggetti dell’arte giapponese con un ramo pieno di magnifici fiori di ciliegio che si espande riempendo ogni spazio vuoto disponibile e che nonostante la sua bellezza sembra quasi essere un impedimento al contatto delle dita a cui richiama il titolo dell’opera.
Il percorso prosegue e si incontra Talking like a waterfall – Cascata di Parole – dello street artist tedesco SatOne. Quest’opera è una sorta di fotografia astratta di un momento a cui lo stesso artista ha assistito, ovvero un’animosa lite tra due inquiline del complesso. Il vociare delle due donne lo ha ispirato permettendogli di creare e imprimere su muro la “cascata di parole” che aveva ascoltato utilizzando un getto di colori dai toni vibranti. Poi ci si trova davanti a Natura morta – o Still Life – dell’australiano Reka che rappresenta un volto di donna e una natura morta completamente destrutturate in colorate forme geometriche, che gli hanno fatto ottenere tra gli abitanti il soprannome di “Picasso di Tor Marancia“.
Dopo quello di Jerico, un altro murales particolarmente affascinante e ipnotico è “Ponentino“, quello dell’artista nativo delle Azzorre Pantonio che raffigura delle balene che danzano all’interno di un ambiente acquatico che non sembra realmente avvolgerle. Il titolo fa riferimento al vento tipico delle estati romane. I volumi sono resi con una moltitudine di linee sinuose e utilizzando pochi ed essenziali colori come il nero, il bianco e il blu che creano forme morbide in perpetuo movimento.
Alberonero ha realizzato “A Carlo Alberto, 93 Toni” un insieme di quadrati colorati che sembrano cadere dall’alto e ricordano una versione caotica del noto videogioco Tetris, creando una vivace azione dinamica. Proseguendo lungo i viali incontrerete anche i murales del tedesco Clemens Behr Senza Titolo – anche questo con forme geometriche astratte – e quello dell’italiano Domenico Romeo Alme Sol Invictus, che allude al culto pagano del dio Sole, molto diffuso nell’Antica Roma e che vuole essere un invito alla rinascita del quartiere. Altro murales di grande impatto è quello del romano Danilo Bucchi Assolo, qui l’artista realizza una donna stilizzata con della pittura nera e secondo il suo tipico stile, che tanto ricorda la tecnica del dripping inventata da Jackson Pollock ma trasportata su una superficie verticale e non più orizzontale.
Concludono il progetto Piramide del duo inglese Best Ever che ritrae due corpi – resi in parte realistici e in parte con forme più geometriche – che si abbracciano in un intenso e suggestivo abbraccio e Io sarò dell’austriaco Guido Van Helten, l’ultimo murales ad essere realizzato cronologicamente e che rappresenta il volto di una giovane ragazza in una fotografia d’epoca e che faceva parte proprio del gruppo delle persone sfrattate durante il fascismo e costrette a vivere nel quartiere di Tor Marancia. Un vero viaggio colorato di denuncia sociale nel primo esperimento di museo condominiale al mondo.
Conoscevate già il progetto di street art a Tor Marancia? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!
Informazioni utili per visitare Tor Marancia
Indirizzo: viale Tor Marancia, 63, 00147 Roma (RM)
Sito web: www.bigcitylife.it
Come arrivare: prendere la linea B della metro dalla Stazione Termini e scendere a Garbatella, da lì sono 26 minuti a piedi. Oppure potrete prendere le linee degli autobus: 160, 30, 670 e 671.