
Le terrazze di Roma si animano con installazioni, mostre e workshop, grazie all’evento “Altre Piazze - Festival delle Terrazze” di Open City Roma dal 1 all’8 agosto.
Dal 1 agosto all’8 agosto, dieci terrazze di Roma si sono animate grazie alle iniziative di Open City Roma, con l’evento “Altre Piazze – Festival delle Terrazze” tra installazioni audiovisive, mostre, workshop e stimoli sonori.
Indice
“Altre Piazze – Festival delle Terrazze”: la riscoperta degli spazi storici e privati di Roma
L’iniziativa di Open City Roma è volta a riscoprire gli spazi di aggregazione di solito chiusi al pubblico dove dare il via ad un dialogo tra performance site specific e lo stupefacente skyline di Roma con i suoi monumenti simbolo e le sue numerose cupole a fare da sfondo.
Su tre delle dieci terrazze, artisti e architetti hanno realizzato allestimenti progettati ad hoc per gli spazi messi a disposizione, come nel caso della Terrazza dei “Laboratori del Teatro dell’Opera al Circo Massimo”, la Terrazza della “Scuola Elementare Trento e Trieste” e la Terrazza della “Fondazione Scelsi”. Concludono l’evento visite guidate, tornei di bocce a livello amatoriale e laboratori rivolti ai bambini tra i 5 e gli 11 anni.


Il sottosuolo in scena sulla terrazza dei Laboratori del Teatro dell’Opera di Roma
Tra l’inconfondibile profilo del Circo Massimo e l’iconica Bocca della Verità, si trovano i “Laboratori del Teatro dell’Opera al Circo Massimo”, allestiti in un architettura industriale, dove si trovava l’ex pastificio Pantanella. L’edificio – che si sviluppa su tre piani – accoglie la falegnameria dove, dagli anni Trenta, si creano le scenografie degli allestimenti per gli spettacoli del Teatro dell’Opera di Roma.
All’interno dei laboratori si conserva un cospicuo patrimonio relativo ai costumi di scena – circa sessantamila – come quelli della Callas in “Norma”, della Tebaldi in “Tosca”, della Scotto in “Madama Butterfly”, di Schipa nella “Traviata” e perfino quello indossato il 14 gennaio 1900 dalla prima Tosca della storia Hariclea Darclée.
Proseguendo fino all’ultimo piano, si giunge nella struttura realizzata dall’architetto Busiri Vici, uno spazio ampio, senza pilastri e tra i primi ad aver sperimentato l’utilizzo delle capriate in cemento armato.


Qui vengono dipinti i teli per le scene, utilizzando colori – realizzati ancora secondo le tecniche tradizionali con delle terre che vengono sciolte con colle animali e viniliche – e particolari pennelli che vengono usati in piedi e che sono composti da lunghi bastoni terminanti con un beccuccio di ottone che trattiene un carbone.
Questi laboratori hanno accolto nel corso della storia, artisti come De Chirico, Manzù, Picasso, Renato Guttuso, Cambellotti, Prampolini, Chagall, Zeffirelli e Ferretti.
In questa suggestiva cornice, si raggiunge la terrazza, che per l’occasione accoglie l’installazione “A radical bend” – ad opera di Luigi Castelli Gattinara, Davide Paterna e degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma – mettendo in scena il sottosuolo, ciò che spesso è celato agli occhi umani, come le radici di una natura in contrasto tra bellezza e inquietudine.
Il dialogo è creato dalla riproduzione in scala – ad opera delle maestranze del Laboratorio di scenografia del Teatro dell’Opera e degli studenti dell’Accademia di Belle Arti – della scenografia storica de “La sagra della primavera” di Stravinskji. Una straordinaria opera di Renato Guttuso. Il grande fondale è steso sul pavimento ricreando l’idea di un giardino pensile sul quale fluttua un reticolo di fili colorati, che altro non sono che le radici di un florido angolo verde, che prende vita grazie alla realtà virtuale, inquadrando un QR code. Ci si ritrova immersi in un florido giardino punteggiato di fiori colorati ammirando il Circo Massimo e il Palatino illuminato.
L’esperienza non termina qui, perché l’installazione è in collaborazione con “Light up the Roof – Giardini sui tetti di Roma”, un progetto a cura di Luigi Castelli Gattinara, in collaborazione con lo studio Lazzarini Pickering Architetti, volto alla trasformazione di terrazze in risorse bioclimatiche, spazi per la comunità e giardini pensili, leggeri e a basso costo.
Lo spazio imperscrutabile nella Scuola Elementare “Trento e Trieste”
Lungo via dei Giubbonari, inserito nel tessuto antico del rione – nei pressi del Palazzo del Monte di Pietà, di Palazzo Farnese e di Campo de’ Fiori – si trova la Scuola Elementare “Trento e Trieste”, realizzata in quella che un tempo fu il primo palazzo dei Barberini a Roma, nota come “La Casa Grande”.
L’edificio – in gran parte rimaneggiato per essere adattato prima a divenire una cappella dei Carmelitani Scalzi e solo in seguito una scuola – si sviluppa su 4 piani con un’ampia terrazza da cui si ha modo di ammirare alcune delle cupole inconfondibili di Roma, quelle di San Carlo ai Catinari, di Sant’Andrea della Valle, della Santissima Trinità dei Pellegrini e in lontananza anche il “Cuppolone” di San Pietro.
La terrazza della Scuola Elementare “Trento e Trieste”, per l’occasione accoglie “Sferocchi e Astrocupole”, un allestimento ispirato all’universo che invita a una riflessione intima e poetica. Una valutazione che ha inizio dall’osservazione delle semi-sfere delle cupole di Roma, per giungere fino alle sfere bianche che fluttuano e rimandano al concetto di pianeti e del cosmo.


Un’immagine resa perpetua attraverso l’utilizzo di specchi ricoperti da uno strato sottile d’acqua che moltiplicano il senso di meraviglia che si prova osservando lo spazio “cosmico”, una meraviglia che suscita, però, anche inquietudine e sgomento dinanzi alla vastità dell’universo che ci circonda, conducendo le nostre anime ad una profonda riflessione interiore e onirica.
Ed ecco che appaiono delle sfere bianche su cui sono riprodotti degli occhi che fissano scrutandoci e riflettono le parole di Nietzsche, come ricorda l’artista audiovisuale e architetto Stanislao Cantono di Ceva: “Se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà te”.
L’installazione – a cura dell’artista audiovisuale Stanislao Cantono di Ceva e di Piano B Architetti Associati (Gaia Maria Lombardo e Giorgio Pasqualini) – è resa ancora più suggestiva e coinvolgente grazie alla riproduzione (realizzata da Giorgia Dal Bianco) di alcuni dei suoni che la Nasa ha prodotto con il progetto “A Universe of SOUND” e dagli audiolibri di Poesia a cura di Emons Italia Edizioni.
“Altre Piazze – Festival delle Terrazze” è solo una delle tante iniziative straordinarie promosse e organizzate da “Open City Roma”, vi invito a iscrivervi alla loro newsletter e a sostenere l’associazione.
Avete partecipato ad uno degli eventi di “Altre Piazze – Festival delle Terrazze” a cura di Open City Roma? Fatemelo sapere qui nei commenti, oppure sulla mia pagina Instagram!